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Bagni di Petriolo

(Monticiano)

 

 

 

 

 

Acque fresche, tiepide o bollenti; acque antiche e benefiche, sempre. Così benefiche da essere denominate Acqua Santa o addirittura Santissima, nel caso di Chianciano Terme.

Nelle Terre di Siena il benessere termale ha origini antichissime, certamente etrusche e romane: le Fontes Clusinae furono raccomandate dal medico personale dell'imperatore Augusto e probabilmente utilizzate anche dal poeta Orazio, mentre recenti ritrovamenti archeologici confermano l'esistenza di un gran numero di bagni, terme e piscine in luoghi la cui notorietà, trasmessa attraverso i secoli, è arrivata intatta fino ad oggi. Nel basso medioevo l'uso delle acque termali rientrava nel novero degli status symbol più elevati per pochi fortunati.

 

Delle Terme di Petriolo abbiamo la prima notizia nel 1130 e nel 1202 sappiamo della sottomissione a Siena, sottoscritta a Iesa assieme agli altri castelli dell'Ardenghesca, le prime notizie documentate dei "bagni" risalgono al 1230. Pochi anni dopo la gestione dei medesimi appare già organizzata secondo un sistema di affitto regolamentato dal comune senese.
Nella seconda metà del Duecento furono addirittura promosse ricerche di nuove vene termali, con l'ampliamento e il potenziamento dei bagni, tanto che la gabella relativa, di solito data in appalto, rappresentò un cespite notevole di introiti nella finanza pubblica senese del tempo.

Petriolo ebbe anche importanza strategica nell'ambito del territorio senese: per questo nel Trecento fu sede podestarile e poi vicariale, e nel secolo successivo ebbe una cinta muraria (1404-1419), poco dopo ulteriormente potenziata.
La notorietà dei Bagni di Petriolo nel Medioevo fu notevole, stando anche alle testimonianze letterarie (quali i "Sonetti dei Mesi" di Folgore da San Gimignano) e vi soggiornarono personaggi illustri, tra i quali, almeno tre volte, tra il 1460 e il 1464, il pontefice Pio II
 

Poi, sotto la concorrenza di altri bagni del Senese, come quelli di Vignoni e di San Filippo, i Bagni di Petriolo decaddero e intorno alla metà del Cinquecento erano ormai abbandonati. Del complesso fortificato rimane il giro delle mura in pietra, salvo il lato orientale, con alcune torri. Interessante è il medioevale edificio delle Terme, costituito da un seguito di quattro locali con volte a crociera, di cui una sola integra, che si aprono verso l'esterno con quattro grandi arcate a tutto sesto, sorrette da pilastri ottagonali ornati di capitelli.
Nella nuova struttura, affiancata a quella originaria, si utilizza un'acqua solforosa termale (38-46 °C), che viene indicata come rimedio nelle malattie del ricambio, nelle forme artritiche e nella gotta.

 

 
   
 

 

 

Bagni San Filippo

(Castiglione d'Orcia)

 

 

 

 

 

Le acque di Bagni San Filippo - località in cui sì rifugiò nel 1267 San Filippo Benizi, la cui grotta, scavata in un blocco di travertino, è meta di pellegrinaggi — la gente del luogo le ha sempre ritenute utili per curare molteplici mali, ma se ne serviva, con particolare fiducia, "per liberarsi" - come dirà il Repetti — "da alcune sozzure segnatamente nei casi non infrequenti di rogna ".

 
Le acque di San Filippo, ebbero un periodo di strepitosa notorietà nel 1600. Fu quando il granducato trepidò per una ostinata cefalea di cui si diceva torturato, stravolto nell'umore, il "serenissimo" granduca dell'epoca. Medici e stregoni — sì diceva - erano venuti, anche dal lontano Oriente, a tastare il polso di Ferdinando II, a scrutarne la lingua, a sondarne le viscere, a tormentarlo con i più vari rimedi. Niente serviva a dissolvere la cefalea del granduca, a ridargli salute e buonumore. Qualcuno consigliò infine al sire di venirsene ai bagni di San Filippo le cui acque, si diceva, avevano già avuto ragione di cefalee altrettanto disperate. E veramente queste acque riuscirono a guarire l'augusto personaggio, il quale in segno di gratitudine non mancò di reclamizzarne le proprietà portentose; da allora non pochi cortigiani, anch'essi afflitti da cefalea, accorsero per qualche stagione alle acque di San Filippo, raccomandate dal granduca in persona.

 

Un altro momento di fortuna (dopo la famosa guarigione della cefalea granducale) lo vissero queste acque nell'Ottocento, non tanto per la loro efficacia terapeutica, quanto piuttosto per "i bei lavori in bassorilievo" - così Emanuele Repetti -"che sogliono ottenersi, mercé i loro sedimenti, dagli amatori delle belle arti". Sì, le acque di San Filippo si facevano apprezzare anche per i loro meriti... artistici, come meglio chiarirà lo stesso Repetti nel suo "Dizionario corografico della Toscana" del 1855. Facendo depositare il bianchissimo tartaro o carbonato di calce che le acque abbandonano nell'evaporazione spontanea sopra forme di solfo, coll’impronta di queste si vengono a formare bassorilievi d'ogni maniera, solidi e resistenti alle intemperie dell'aria. Quest'arte dall'inventore Leonardo Vegni [a. 1788] fu chiamata 'plastica dei tartari'".

 

I piccolo borgo di Bagni San Filippo, con le sue cinque sorgenti calde che alimentano una bella piscina, può con ragione definire miracolose le sue acque benefiche. La struttura termale, contenuta insieme all'albergo in un accogliente palazzo settecentesco, le raccoglie e le utilizza in vari modi, creando anche le condizioni ideali per una quieta e serena ricerca di sé. Ma l'incanto non finisce qui: fuori del piccolo parco termale, delimitato da platani e percorso da ruscelli d'acqua calda, nel folto di un bosco intricato, appare inaspettata una magnifica cascata di roccia calcarea. E il tutto si fonde con il panorama vastissimo della selvaggia Val d'Orcia, che si estende più in basso a perdita d'occhio.

 

 
   
 

 

 

Bagni delle Galleraie

(Radicondoli)

 

 

 

 

 

Il territorio di Radicondoli ha una storia antichissima che mette in evidenza l'attaccamento della popolazione al luogo di origine. È una civiltà che addirittura risale al periodo neoeneolitico. Qui sono state trovate asce levigate di giadeite, cuspidi e pugnali in selce e numerose accette di bronzo ad alette, che provano e testimoniano come la popolazione del territorio di Radicondoli si sia dedicata alla caccia ed alla autodifesa sin da tempi immemorabili e forse, perchè no, questi stessi antichi abitanti della zona, già da allora, usufruivano delle benefiche acque termali che sgorgano ancor oggi in questo territorio.

 

"Una piccola gemma termale". La definizione si adatta perfettamente a questi bagni, incastonati fra boschi e pinete, in un territorio che richiama alla naturalità più assoluta. Tutto il complesso termale, che è composto dall'antico albergo risalente alla fine dell' '800 e dai moderni impianti di recentissima costruzione, è situato all'interno della riserva naturale delle Carline. Per questa fortunata e irripetibile collocazione territoriale, i Bagni delle Galleraie sono le preferite dai quei turisti che mostrano attenzione per le bellezze e gli equilibri ambientali. Anche da questo ambiente intatto, oltre che dai trattamenti di benessere e da quelli estetici, si potranno trarre grandi benefici per il proprio equilibrio psicofisico.

 

I Bagni delle Galleraie nascono come struttura termale nel 1862 per merito del conte Bulgarini d’Elci, che li provvide anche di un albergo con annesse chiesetta e stazione per cavalli e carrozze. Fanghi e bagni caldi erano basati sulle acque solfato-bicarbonato-calciche di cinque diverse sorgenti, sgorganti a 29°C e apprezzate al punto da ottenere lusinghiera citazione nella bibliografia specializzata.

Nel 1987 il vecchio albergo è stato oggetto di un intervento di restauro conservativo, e inoltre è stata realizzata una moderna stazione termale adiacente all'albergo che ha conservato la calda atmosfera del passato, guadagnando in efficienza con la costruzione del nuovo stabilimento termale.

 

Il nuovo stabilimento termale oltre alle tradizionali cure fango-balneoterapiche, inalatorie e idropiniche, dispone di vari reparti: fisioterapia e riabilitazione, dermoestetica e medicina naturale (aromaterapia, fiori di Bach e altre terapie non convenzionali).

L'acqua delle Galleraie, solfato-bicarbonato-calcica, che sgorga a 29 °C è indicata per le malattie della pelle, dell'apparato locomotore, dell'apparato respiratorio.

 

 
   
 

 

 

 

Bagno Vignoni

(San Quirico d'Orcia)

 

 

 

 

 

La grande vasca rettangolare, antica struttura termale al centro di Bagno Vignoni, dove si bagnarono nel Cinquecento Santa Caterina da Siena e Lorenzo il Magnifico, costituisce un forte richiamo turistico per la sua unicità ma qualcosa di molto speciale è anche il suo "contorno" architettonico e paesaggistico. Tutto il borgo è votato al culto delle acque. L'abitato sembra proteggere in un grande abbraccio la piazza principale, una gigantesca vasca d'acqua termale che sgorga a 52 gradi.

I vapori caldi che vi si sprigionano e che d'inverno immergono tutto in una nebbia calda, in luci magiche e soffuse, che Tarkowsky fissò nel suo film capolavoro "Nostalghia", rendono l'atmosfera rarefatta e irreale.

 

Il Loggiato di Santa Caterina con la minuscola cappella, la Chiesa di San Giovanni Battista - dove si può ammirare un frammento di affresco di Cristo risorto del Salimbeni -, il piccolo pozzo, le abitazioni e le locande di un tempo sembrano aver fermato il tempo.

 

È noto che Caterina da Siena soggiornò più volte a Bagno Vignoni, portata dalla madre che intendeva distoglierla dal proposito di farsi monaca. Ma altri personaggi illustri attestano la fortuna delle terme, come papa Pio II Piccolomini e Lorenzo il Magnifico, che vi trascorse un periodo nel 1490. E l'estrema vicinanza alla via Francigena, percorso principale dei pellegrini che si recavano a Roma, favorì la conoscenza e l’uso di queste acque anche ai viaggiatori, ne esiste una testimonianza nel diario di viaggio di Michel de Montaigne del 1581.

Oggi è possibile immergersi in queste acque caldissime sia nella piscina dell'Hotel Posta Marcucci, sia in quella del modernissimo Hotel Adler. Quest'ultima, però, è a disposizione solamente degli ospiti dell'albergo.

 

Le acque sono bicarbonato-solfato-alcalino-terrose ipertermali (51°C) e sgorgano da una sorgente che alimenta la grande vasca del 1500. Sono usate per bagni e fanghi (efficaci nella cura di malattie artroreumatiche e nevralgiche), inalazioni ed irrigazioni (per infiammazioni otorinolaringoiatriche e ginecologiche).

Alle spalle dell'abitato si scorge Vignoni Alto, piccolo borgo immerso e seminascosto nel verde della collina, mentre appena fuori del minuscolo borgo, su una scarpata che scende a precipizio sul fiume Orcia, si gode di un panorama mozzafiato su tutta la Val d'Orcia. Dalle alture spiccano austeri i profili della Rocca di Tentennano, del Castello di Ripa, in alto, in lontananza, maestosa, la vetta dell'Amiata che domina la valle.

 

 
   
 

 

 

 

Chianciano Terme

 

 

 

 

 

La fortuna di Chianciano nelle varie epoche è sempre stata legata alle acque termali. Queste e i "bagni" che le sfruttavano presso l'antico "castellare" di Sellena sono ricordati nel Medioevo e ne fanno esplicito riferimento anche gli statuti del 1287.

Tuttavia il grande sviluppo dell'attività termale di Chianciano è di epoca assai recente: si può dire sia iniziato nel 1915, quando il comune cedette la gestione delle acque alla Società delle Terme di Chianciano costituita da Angelo Banti. Negli anni che seguirono si verificò un notevole sviluppo dell'attività termale, che portò alla creazione delle strutture necessarie: fu redatto il primo piano regolatore, furono realizzati l'acquedotto e le fognature e fu infine edificato il primo stabilimento per l'imbottigliamento. Nel 1927 veniva realizzato il nuovo stabilimento di Sant'Elena, ad opera di Giuseppe Cignozzi.

 

Dopo la parentesi (e i danni) della guerra veniva rifatto lo stabilimento per l'imbottigliamento e il complesso dei fabbricati relativi allo stabilimento dell'Acqua Santa, per arrivare al 1957, anno in cui fu completata la costruzione del grandioso palazzo destinato ad ospitare la Direzione sanitaria, presso la quale funzionano i laboratori per le ricerche sulle proprietà terapeutiche delle acque e le indagini cliniche. Le sorgenti oggi utilizzate sono quattro, ossia l'Acqua Santa, l'Acqua di Sillene, l'Acqua di Fucoli e l'Acqua di Sant'Elena: le prime tre sono del gruppo bicarbonato-solfato-alcalino-terroso, mentre l'ultima è un'acqua medio-minerale bicarbonato-alcalino-terrosa. I fanghi di Chianciano vengono preparati con argille macerate nell'acqua della Fonte di Sillene.

 

L'Acqua di Sillene (detta anche di Sant'Agnese) affiora abbondantissima dal fondo del cratere di un vulcano spento (temperatura 35-36 °C), donde viene fatta affluire alle vasche di balneazione per la terapia delle affezioni cardiovascolari. L'Acqua Santa (temperatura 32,3 °C), dalla quale si deriva anche un tipo concentrato ("l'acqua attiva"), è indicata nelle malattie epatobiliari. Infine, l'Acqua di Fucoli è impiegata per la terapia idropinica delle malattie dell'apparato digerente, mentre l'Acqua di Sant'Elena è indicata per la cura delle affezioni dell'apparato urinario.

 

Oggi Chianciano Terme può essere definita una città al servizio del benessere: nelle sue strutture termali, grazie a rimedi naturali e alle tecnologie più moderne, è possibile ritrovare il giusto equilibrio psicofisico. Prossimamente, sarà inaugurato un nuovo padiglione dedicato alle "terme sensoriali", un suggestivo percorso che si declina in trenta trattamenti diversi, improntati alla naturopatia e che prevede il recupero di antichissime fonti termali. L'ottimo clima e la perfetta collocazione geografica fanno il resto. Intorno alla cittadina, linda e ordinata, si estende il paesaggio infinito delle colline senesi, e poi Pienza, Montepulciano, Montalcino, Cortona, con il vantaggio di una strategica vicinanza alle principali vie di comunicazione, proprio al centro della penisola.

 

 
   
 

 

 

 

Terme di Montepulciano

(loc. Sant'Albino)

 

 

 

 

 

Posizionata nel cuore della Toscana, tra la Val d’Orcia e la Valdichiana, immersa in un paesaggio caratterizzato da colline verdi, punteggiate da vigneti e uliveti, Montepulciano definita la “perla del 500” , di origine etrusca, nel 715 era nota come “monte o castello Poliziano”. 

Durante il Rinascimento, con l’intervento di ricchi nobili fiorentini e di Lorenzo il Magnifico, la città crebbe sia dal punto di vista artistico che commerciale, e come tale fu contesa tra Siena e Firenze.

Il cuore della città è rappresentato dal Corso Centrale lungo il quale si susseguono una serie di imponenti palazzi rinascimentali. Al termine, c’è la Piazza Grande, ove sorgono i monumenti più belli di Montepulciano, la cattedrale, il Palazzo Comunale, il Palazzo Tarugi, il Palazzo del Capitano del Popolo, con il Pozzo dei Grifi e dei Leoni e il Palazzo Contucci.

 

Montepulciano dopo aver accomunato per secoli il suo nome a quello del vino Nobile, da qualche decennio lega il proprio nome anche alle sue acque. Il moderno centro termale sorge in località Sant'Albino una conca verdissima dove, fino a pochi decenni fa, le acque sgorgavano libere in pozze fumiganti. Le loro proprietà benefiche, rimaste per millenni  note solo ai pastori e ai contadini della zona, oggi  sono raccolte e utilizzate in impianti all'avanguardia all'insegna del benessere psicofisico.

Le prime testimonianze dirette sulle terme di Montepulciano e sulle proprietà delle sue acque termali risalgono al 1571, l’anno in cui Andra Bacci pubblica il suo trattato “De Thermis”.
Una prima sede termale nacque in seguito alle riforme del Granduca Leopoldo, nella seconda metà del XVIII secolo. Solo nel 1966 si pensò di sfruttare più razionalmente le acque per le cure termali con la nascita di un centro termale che negli anni successivi si sarebbe dotato di strutture specializzate.
 

Lo stabilimento termale di Montepulciano si è dotato nel tempo di nuove strutture per affiancare alle tradizionali cure termali anche altri strumenti diagnostico-terapeutici arricchendosi con un Centro di Audiologia e Vestibologia e poi ancora di un Centro di Rinologia e in anni più recenti con un Centro di Bronco-pneumologia, specializzato nella cura delle broncopneumatopatie croniche ostruttive quali asma, bronchite ed enfisema polmonare. 

Al pari dei primi citati il Centro Riabilitativo Vascolare e Ortopedico è in grado di offrire le varie terapie necessarie ad una efficace riabilitazione dopo interventi di chirurgia ortopedica e vascolare sia arteriosa che venosa, nonché nella traumatologia sportiva. Nello Stabilimento termale vi è inoltre un centro di termalismo pediatrico specializzato nella terapia delle patologie dell'apparato respiratorio e dell'orecchio-naso-gola nei bambini, quali bronchiti, asma bronchiale, riniti e tonsilliti ricorrenti.
Le principali cure termali effettuate presso lo stabilimento sono convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale.
 

L’acqua che sgorga dalle sorgenti di Sant’Albino è un’acqua minerale sulfurea salsobromoiodica bicarbonato calcio-magnesiaca, molto ricca di anidride carbonica con proprietà antisettiche, anticatarrali, antispastiche ed antiallergiche. L’acqua viene sollevata da 132 metri di profondità e convogliata direttamente verso il centro termale, a poche centinaia di metri di distanza, senza che venga a contatto con l’aria mantenendo inalterate le qualità terapeutiche dello zolfo.

 

 
   
 

 

 

 

Rapolano Terme

 

 

 

 

 

Rapolano, dichiarato "castello di frontiera" e fatto sede podestarile negli anni 1265-1266, era già rinomato per le sue acque termali, peraltro già attive in età romana, come testimoniano gli importanti ritrovamenti archeologici nell'area di Campo Muri, acque che tuttora sgorgano in diverse località situate attorno all'abitato, dando luogo a stabilimenti idrominerali frequentati per la cura di numerose malattie.

Due gli stabilimenti in attività, particolarmente indicati per la cura di artriti, reumatismi, malattie cutanee e disturbi alle vie respiratorie: le Terme Antica Querciolaia - dove Garibaldi curò le ferite riportate in Aspromonte - e le Terme San Giovanni, entrambe oasi di pace che offrono la possibilità di abbinare cura, vacanza e relax.

 

Qui, a pochissima distanza da Siena, il paesaggio comincia ad addolcirsi e a stemperarsi in boschi arruffati di querce e in campi punteggiati dai cipressi dove il panorama delle fantastiche Crete senesi si sposa benissimo con i profili rocciosi delle colline di travertino di Rapolano Terme.

All'interno dei due parchi termali - l'antica Querciolaia e il San Giovanni - sorgono alcune piscine alimentate con acque di diversa temperatura, che da sole giustificano la scelta di uno dei tanti agriturismi della zona per un'originale vacanza tutta natura e benessere.

Le Terme Antica Querciolaia e le Terme di San Giovanni offrono un'ampia gamma di trattamenti e cure termali, in grado di rispondere alle diverse esigenze dei loro clienti: dalla terapia, alla prevenzione, al benessere.

 

Le acque dell'Antica Querciolaia sgorgano dal sottosuolo ad una temperatura di 39-40 gradi. Sono acque sulfuree-bicarbonato-calciche e come tali si caratterizzano per la presenza di grandi quantità di calcio, magnesio, sodio e potassio. Una grande concentrazione di sali che, oltre a facilitare il naturale galleggiamento in piscina, conferisce alle acque riconosciute proprietà salutari. Sono particolarmente indicate per la cura di malattie dell'apparato respiratorio, locomotore, cardiovascolare, nonché per la cura di malattie cutanee.

 

Le Terme di San Giovanni si trovano a circa 2 km da Rapolano, nella campagna senese. Il centro, già conosciuto durante a il IV-V sec. a.C., conobbe il suo massimo splendore nel 1800. Oggi, definitivamente insediate in una moderna struttura, le Terme di San Giovanni godono di una magnifica ubicazione immersa in un parco ricco di piante secolari.

La struttura possiede tutta l'eleganza e lo splendore, tipico delle ville toscane.
L'Hotel offre 50 camere, dotate d'ogni confort e 10 suite superior. Numerosi sono i servizi offerti: dal Centro termale al Centro benessere ed estetica, dalla piscina termale a 39° al campo da tennis.

 

 
   
 

 

 

 

San Casciano dei Bagni

 

 

 

 

 

 

 

San Casciano è stato sempre famoso per i suoi bagni termali, tanto da aggiungere questa caratteristica al nome stesso della cittadina. Non vi sono più tracce dell'antica via Romana che dal ponte a Rigo conduceva i bagnanti alle Terme chiusine, alcune delle quali intitolate a Santa Lucia. Erano, infatti, per guarire il male agli occhi. Di questa strada e delle visite frequenti a questi Bagni ne parla Orazio nella XV epistola. Con la legge granducale del 2 giugno 1777 queste Terme furono riunite alla comunità di San Casciano dei Bagni. Non solo... le terme di San Casciano appaiono anche nello stemma del comune.

 

Situate ad un chilometro circa a sud del paese dove in un raggio di circa due chilometri sgorgano ben 42 sorgenti. Di queste, le principali sono la Doccia della Testa, le Docce Nuove, la Ficoncella, la Caldagna, Santa Lucia, il Bagno Grande, il Bagno Bossolo, che danno acque solfatobicarbonato-alcalino-terrose, variamente radioattive, ad una temperatura di 39-43 °C. Sono indicate per bagni, bevande, irrigazioni nella cura delle affezioni epatico-biliari, dei reumatismi, delle malattie del ricambio nelle dispepsie gastro-intestinali, nelle nefropatie e nelle affezioni ginecologiche; oltre alle acque sono usati anche fanghi naturali. Lo stabilimento, noto in passato come Bagno del Portico, per la sua particolare struttura, fu fatto costruire da Ferdinando II; oggi fa parte di un grande Centro termale.

 

Stando al lapidario giudizio della rivista Travel Leisure, qui si trovano "le terme più belle del mondo nel paesaggio più bello del mondo".

Le acque termali di San Casciano dei Bagni sono state definite come solfate, calciche, fluorate, magnesiache.

L'immersione in queste acque favorisce la regolazione del tono muscolare, con azione antinfiammatoria, analgesica, antibatterica, detergente, tonificante e rilassante. Le acque minerali calciche possono essere considerate, se bevute, una fonte alimentare di Calcio, e quindi hanno un'azione coadiuvante nella terapia dell'osteoporosi, favorendo inoltre benefici sul fegato, via biliari, stomaco e intestino. Per quanto riguarda l'attività sportiva, le acque minerali termali possono essere considerate una fonte alimentare di elettroliti.

 

Ognuna delle quarantadue le sorgenti che sgorgano dal cuore della montagna, ha specifiche caratteristiche delle quali l'uomo, nel corso dei secoli, ha imparato a sfruttare le proprietà benefiche.  Chi arriva in questo luogo da sogno, alle pendici meridionali del monte Cetona, è certo di ritrovare un perfetto benessere psicofisico facendosi coccolare da un massaggio tonificante o da un bagno rigenerante nel favoloso Centro Termale, cresciuto intorno all'originale impianto mediceo.

 

 
   
 

 

 

Acqua Borra

 

 

 

 

A circa 10 km da Siena, accanto ad una casa colonica appoggiata ad una impressionante parete di travertino,  sgorga una piccola sorgente di acqua termale, è la sorgente dell'Acqua Borra, in località Santa Maria a Dofana, presso Montaperti: conosciuta dagli antichi Etruschi e Romani (sono stati trovati oggetti fittili che era consuetudine gettare nelle acque salubri in onore delle ninfee custodi del luogo) e molto frequentata nel Medioevo, è oggi un parco storico-termale.

Nell'acqua le quantità di sostanze disciolte superano i 12 grammi al litro, tre quarti dei quali costituiti da cloruro di sodio. Contiene discrete quantità di calcio, magnesio, boro e molti altri elementi. La temperatura nel corso dell'anno oscilla tra 36 e 38 gradi.
Le persone del luogo si immergono nella piccola vasca naturale per curare pelle, articolazioni, ossa e muscoli. Alcuni la bevono, anche se la potabilità non è stata accertata in modo inequivocabile.

Oggi l'acqua sgorga irregolarmente, per gettarsi in una piccola vasca naturale e poi defluire nel vicino torrente. Un tempo lo scenario era però molto più suggestivo: l'acqua defluiva da una piccola collina di travertino, formata nel corso dei millenni dal deposito del calcare.
Oggi di quella collina è rimasta solo una estremità, essendo stata utilizzata per ricavare materiale da costruzione tra la fine dell'800 e l'inizio del nostro secolo, una parete di travertino dal colore aranciato che, da una parte è l'ultimo fronte di cava e dall'altra è un muro della casa colonica.
Nella parete di travertino si può leggere la storia della collina: nella liscia parete della cava, si possono distinguere i diversi strati di travertino e anche individuare piccoli crateri, una volta superficiali, dai quali sgorgava l'acqua.

La sorgente è alimentata da un grande serbatoio d'acqua calda situato tra 600 e 1500 metri di profondità. È stato ipotizzato che l'acqua del serbatoio ha una temperatura attorno agli 80 gradi centigradi.