Il pittoresco villaggio costituì fino al 1777 una comunità autonoma, governata da propri magistrati con leggi e statuti che ancora si conservano nell'archivio storico comunale. La notizia più antica del 1260, quando Armaiolo era sotto il dominio dei conti Berardenghi. Era un tipico castello feudale fortificato, con la cinta muraria e varie torri. Gli interni mostrano chiaramente i resti dell'antica struttura, con i vicoli stretti, lastricati a grosse pietre, chiamati ancora "le rughe.
Poiché Armaiolo era situato vicino al territorio fiorentino e sulla via della Val di Chiana, subì devastazione e saccheggi numerose volte. Ad esempio nel 1524 un nobile straniero, il Duca di Albania, transitando il territorio senese trovato in Armaiolo un ostacolo, lo espugnò passando a fil di spada gli abitanti.
L'ultima e più terribile devastazione fu quella del 1554 ad opera di soldataglie tedesche e spagnole al comando del conte Aldobrandeschi di Santa Fiora. Fu un massacro spaventoso, ad Armaiolo, come a Rapolano e a Serre. Sappiamo che ad Armaiolo nel 1676 abitavano 21 famiglie.
Rimane tutt'ora la divisione di Armaiolo in tre terzi, Fontebranda, La Campane, Finimondo. Questo rispecchia il legame che univa Armaiolo a Siena, suddivisa appunto in terzi, anche sotto il profilo urbanistico.

 

 

 

Repetti: Dizionario Geografico Fisico e Storico della Toscana

 

ARMAJOLO in Val d’Ombrone. Castello nella Comunità Giurisdizione e un buon miglio a settentrione di Rapolano, della cui pieve è suffraganea la chiesa di S. Giovanni Batista d’Armajolo, Diocesi di Arezzo, Compartimento di Siena. È ignota l’origine al pari dell’etimologia del nome di questo castello, conosciuto assai bene per le sue acque acidule solfuree termali, pregne di carbonato di calce, di che esse latamente hanno ricoperto le pendici di quelle piagge cretose.

Fu signoria dei conti Berardenghi di Asciano e loro consorti, i quali vi dominarono fino a che nel secolo XIV gli fu tolto il baronale impero dalla Repubblica senese.

A sostegno di questa il popolo di Armajolo mostrò tale coraggio e fede, che nel 1554 non solo ricusò di arrendersi all’oste Teutonico Spagnolo, ma ne sostenne l’impeto a breccia aperta, preferendo la morte alle catene. (AMMIR. Istor. fiorent.)

 

 

 
 

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