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L'ex Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono, meglio conosciuta come Badia a Coltibuono, è stato l'edificio monastico più cospicuo del Chianti ed uno dei più significativi del contado fiorentino.

Fondata dai Firidolfi alla metà dell'XI secolo (1049) e poi donata a San Giovanni Gualberto, l'abbazia divenne uno dei più importanti cenobi vallobrosani e nel momento di massima ricchezza arrivò a controllare anche la Badia Ardenga, l'abbazia di Spineta e il monastero di San Jacopo a Siena. Dal 1239 passò sotto la protezione della repubblica di Firenze. Per le sue grandi rendite fu data in commenda, insieme alla badia a Passignano, al cardinale Giovanni de' Medici, il futuro papa Leone X.

Il 29 settembre 1810 in occasione dei festeggiamenti per la nascita del Re di Roma fu decretata l'espulsione dei religiosi da tutti i monasteri e, di conseguenza, l'abbazia venne soppressa e venduta, i suoi locali trasformati in fattoria mentre la chiesa divenne una semplice parrocchiale.

L'acquirente fu Giovanni Calamai, un ricco commerciante livornese proprietario di varie fattorie nei dintorni; il Calamai però ebbe dei problemi in quanto la soppressione della badia aveva suscitato le vive proteste dei parrocchiani. I fedeli si strinsero intorno all'unico monaco rimasto, don Ilarione Parenti, che svolgeva anche funzioni di parroco e che fu protagonista di una stregua resistenza tanto da arrivare a fronteggiare anche un manipolo di soldati francesi inviati per sloggiarlo. Non volendo altri problemi il Calamai decise di affittare la badia a tale Giovanni Checcacci di Montevarchi per 4.700 scudi.

 

Così ce la racconta il Repetti nel suo Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana:

 

ABAZIA DI COLTIBUONO nel Val d'Arno superiore (S. Lorenzo), ora semplice parrocchia, nel dorso orientale e quasi sul crine dei poggi e sulla via provinciale che da Montevarchi guida nel Chianti alto, Comunità e 3 miglia toscane a settentrione di Gajole, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Siena. - La sua chiesa fu eretta nel 1049 dai figli di Geremia e di Gherardo, autori dei Firidolfi e dei Ricasoli, nell'antico piviere di S. Pietro in Avane o Avenano . I quali fondatori due anni dopo le assegnarono diversi beni pel mantenimento di una congregazione di sacerdoti e di chierici che ivi si riunì sotto la protezione del cardinale vescovo Umberto dichiarato conservatore del monastero, e che fu presente all'atto celebrato nello stesso luogo di Coltibuono. Sì fatto documento tenderebbe a infirmare l'asserzione di alcuni scrittori che dissero la Badia di Coltibuono donata nello stesso anno 1051 a S. Giovanni Gualberto. Fu bensì aggregata assai di buon'ora alla Congregazione Vallombrosana, e favorita di doni e di privilegi, siccome lo contestano una Bolla di
Pasquale II diretta nel 1115 all'abate Adimaro di Vallombrosa ed un Diploma di Corrado marchese di Toscana concesso nel 1122 ai monaci di Coltibuono. Molte furono l'elargizioni che continuarono a fare alla stessa Badia i discendenti dei fondatori, patroni del monastero, ed altre persone ancora, mosse dalla fama, in cui quivi crebbe in santità l'eremita Benedetto de'Ricasoli. In grazia di che in breve tempo il monastero di Coltibuono si trovò padrone di un vasto patrimonio, con la giurisdizione sopra molte chiese; mentre il suo abate esercitava superiorità anche sulle Badie dell'Ardenga, di Spinetta, e di S. Jacopo di Siena.
Con tutto che la Repubblica Fiorentina sino al 1239 avesse preso sotto la sua protezione il monastero di Coltibuono, dovette però anch'esso contribuire la sua quota in occasione della colletta di lire 15, 000 imposta nell'anno 1263 (8 giugno) al clero, ad oggetto di risarcire i ponti ed i muri del secondo cerchio della città.

Non fa meraviglia pertanto, che, per le pingui sue entrate, il monastero di Coltibuono fosse assegnato in commenda abaziale a diversi illustri prelati, fra i quali si conta il cardinale Giovanni dei Medici, poi Leone X: né se alla sua soppressione, nel 1810, conservava ancora un vistoso numero di poderi, mulini, case e palazzi, dei quali faceva parte quella estesa fattoria, che fu poi bersaglio della fortuna in una famosa lotteria, fattoria attualmente acquistata dal principe PONYATOWSCHY.

Ha 194 abitanti. Vi si fa una Fiera di bestiame il primo lunedì di gennajo, e il terzo lunedì di luglio.

 

L'architettura della chiesa abbaziale è riferibile al pieno XII secolo ed è impostata su uno schema icnografico a croce latina, sebbene la navata appaia rimontata e nel XVIII secolo tutto il complesso manastico sia stato ristrutturato. Recenti restauri hanno permesso il recupero all'interno di buona parte dei caratteri originali. Ma, a parte il perfetto stato di conservazione del transetto e della torre campanaria, dalla mole davvero eccezionale, l'elemento strutturale di maggior rilievo è costituito dalla cupola, impostata all'incrocio della navata con il corpo trasversale della chiesa, e dalla sua copertura esterna, realizzata mediante un singolare tiburio "a pagoda" con base quadrata. Al suo interno, sotto l'altar maggiore, riposano i resti mortali del beato Benedetto Ricasoli.

Di fianco alla Badia si erge un bellissimo cedro del Libano alto 20 metri e con una circonferenza del tronco di 7 metri, censito nell'elenco delle piante monumentali della Toscana del Corpo Forestale dello Stato.
La proprietà è circondata da grandi boschi di abete bianco, frutto dell'opera di rimboschimento svolta dai monaci e rilanciata poi nell'Ottocento.

 

 

 

 

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