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I Bagni di Vignone,
oggi noti con il nome di Bagno Vignoni, si trovano nel comune di San
Quirico d'Orcia.
San Quirico d'Orcia; borgo
fortificato lungo un tratto suggestivo della Cassia è uno dei centri
storici più noti e meglio conservati del Senese, con mura
quattrocentesche ancora in buono stato, orlate di 14 torri piccole ed
eleganti.
A confermare le origini etrusche di San Quirico fanno fede rinvenimenti
di urne cinerarie e oggetti d'arredo funebre a Vignoni e Ripa d'Orcia.
Luogo e civiltà antichissimi: nel 712, la pieve di San Quirico in Osenna,
antecedente a quelle longobarde, viene assegnata da re Liutprando alla
chiesa aretina in disputa con quella senese. I nomi testimoniano origini
preromane: Osenna si riferisce infatti al nome di un antico corso
d'acqua ora scomparso, Orcia è un toponimo etrusco che significa
<ruscello>. Dall'XI secolo cresce l'importanza del borgo: San Quirico è
un baricentro perfetto della via Francigena e quindi, come Siena, è un
pò "figlia della strada", al centro di dispute e vicende, testimone del
passaggio di grandi personaggi del mondo politico ed ecclesiastico.
A San Quirico tutto è di qualità: l'acqua, per esempio, come testimonia
l'antichissimo centro termale di Bagno Vignoni, ricco di ben 36 polle
d'acqua che scaturiscono da oltre mille metri di profondità a una
temperatura di circa 52° in una vasta piscina posta al centro della
piazza del borgo: l'acqua, oggi convogliata in uno stabilimento per
bagni e fanghi a valle della vasca, è
bicarbonato-solfato-calcico-carbonica, ed indicata per la cura di
affezioni reumatiche e artritiche, nevralgie e neuriti.
Bagno Vignoni, è conosciuto fin dall'antichità, come denuncia anche il
toponino "Vignoni", di origine latina. Recenti scavi hanno portato alla
luce quelle che erano le antiche terme di epoca romana.
Questo borgo che si cela
dietro a colline ricche di olivi e rinomati vigneti era conosciuto dagli
Etruschi in quanto centro di passaggio della "Via Termale" che collega
Roselle a Chiusi; e dai romani. Marziale non avrebbe voluto conoscere
altro luogo che "le piscine e le terme, le letture sotto l'ombra dei
portici, le passeggiate e le dolci conversazioni…" Lo stesso Ovidio
racconta che alle acque tiepide si usava miscelare latte d'asina e biade
toscane… Ma il primo documento in cui si scrisse di Bagno Vignoni risale
al 995, quando il marchese Ugo di Toscana ne parla ai monaci amiatini,
che lo avevano in possesso. Nel 1170 Federico Barbarossa concesse
Tintinnano, oggi Rocca d'Orcia, e Bagno Vignoni al cardinale Usimbaldo e
alla sua famiglia, i Tignosi, che con Guido Medico promulgarono la Carta
Libertatis nel 1207. La Carta pose fine alle convenzioni feudali che
opprimevano la comunità; regolamentò l'uso di tutte le risorse del
territorio, compreso l'utilizzo delle "acque perenni": furono date le
terre in affitto, furono fissati i canoni e le scadenze, le ripartizioni
delle cacciagione… Ai Tignosi succede nel 1274 una potente famiglia di
finanzieri senesi, i Salimbeni, così che Bagno Vignoni sotto la loro
egemonia si ritrovò al centro dello scacchiere tra la potente repubblica
senese e quella fiorentina. Non tardò la prima distruzione quando i
Tolomei cacciati da Siena perché di parte guelfa, vollero vendicarsi.
Agli inizi del '300 i senesi provvidero per la fortificazione di
Castiglione, prossima a Tintinnano, ma non servì ad evitare l'assalto
dei perugini dal quale Bagno Vignoni subì innumerevoli danni. Dal 1417
con l'omicidio di Cocco Salimbeni fu ancora più facile saccheggiare e
distruggere Bagno Vignoni, tant'é che nel 1429 dopo l'ennesima
scorribanda fiorentina fu deciso di costruire un ponte di "legname e
pietra" che collegasse Bagno alla Rocca.
I più noti personaggi del
tardo Medioevo inizi del Rinascimento parlarono di questi luoghi.
Basti da esempio papa Pio II Piccolomini che in Bagno Vignoni fece
costruire dal Rossellino la sua casa termale, dalla quale poteva vedere
il suo grande palazzo di Pienza. Ma oramai i Medici erano decisi a far
crollare i senesi così che nel 1553 Bagno Vignoni subì l'ennesimo
saccheggio dalle truppe francesi, di Carlo V, loro alleati, e due anni
dopo capitolò, insieme a Castiglione, allo strapotere mediceo. Nel 1676
Bagno Vignoni venne ceduto al cardinale Flavio Chigi e alla sua famiglia
che tutt'oggi ne é in gran parte proprietaria. Le date poco contano per
questo luogo quando é Montaigne a definire" questo bagno é assai
nobile", oppure Charles Dickens che osservò dalla diligenza "una
campagna pietrosa e selvaggia, battuta dal vento gelido che scende
spezzando gli enormi botri". Anche D'Annunzio, in visita alla Val
d'Orcia scrisse: " recreor totus". La storia di Bagno Vignoni é
contrassegnata da ripetute distruzioni ed immediate ricostruzioni non
tanto per la sua posizione, tutt'altro che strategica, quanto per
l'importanza dei suoi Mulini. Insieme a quelli del Vivo, questi erano
gli unici nella Val d'Orcia ma la loro importanza crebbe nel tempo sia
per la facilità per raggiungerli, sia per il loro funzionamento continuo
dovuto all'utilizzo delle acque termali, rimasero in finzione fino al
dopoguerra. (Papa Pio II).
Il castello fu tra i
possedimenti dell'Abbazia di Sant'Antimo, cui fu confermata da Enrico
III nel 1051, sebbene poco dopo appaia controllato dai Tignosi, signori
della non lontana Rocca a Tentennano (d'Orcia).
Tuttavia, nel 1208 è tra i castelli tenuti a corrispondere un'imposta
straordinaria a Siena, ma per tutto il Duecento, con il vicino Bagno,
rientrò nella circoscrizione di Tentennano. Alla fine del Trecento Siena
deliberò il compimento del cassero di Vignoni.
Del Castello medioevale rimane un grande fabbricato, presso una porta,
ed una torre mozza fortemente scarpata. Notevole è la Chiesa di San
Biagio romanica, l'antica canonica di Vignoni - in Diocesi di Chiusi,
dipendente dalla scomparsa Pieve di Bagno - ad una navata rettangolare
senza abside, coperta da capriate lignee , rimaneggiate nel fianco
destro e nella parte terminale.
Nella facciata, al di sopra del semplice portale, sono due finestrelle
cruciformi, mentre un campaniletto a vela si imposta nella parte
terminale, sul cui angolo destro è sorretto da una piccola
testa-telamone.
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