S. Chiesa Madre in Mensalas o ad Mensulas,

 

dedicata alla Santa Assemblea dei 46 martiri sepolti con San Pietro e San Paolo nella Laucumneti (Reggia di Lucumo) o Catacumbas, cioè negli ambienti sottostanti il tempio etrusco di Veltumno, Apollo e Camurisa o Amorosa, presso l'attuale chiesa di S. Maria dell'Amorosa di Sinalunga.

Essa figura nell'elenco delle chiese della Visita Apostolica del 1581, eretta probabilmente sugli avanzi dell'antico "baptisterium" paleocristiano del IV secolo, o chiesa battesimale, madre di tutte le chiese della Cristianità. Un muro dell'antico edificio potrebbe essere quello in cui verso l'inizio del '500 fu affrescata una Maestà al di sopra dell'altare, cioè una Madonna seduta in trono con il Bambino e le Sante Caterina da Siena e Maria Maddalena.

   
 

Il proprietario della fattoria, Pietro Pannilini, nel documento del 1830 in cui chiede l'erezione della Cappella gentilizia in Parrocchia, afferma che la chiesa «già era stata Parrocchia altre volte nei tempi passati». L'ultimo documento in cui appare la Santa Chiesa Madre dell'Amorosa è un diploma di Ottone III del 20 giugno 998.

Nel 1040 appare per la per la prima volta la Pieve di S. Pietro "in Misole". Evidentemente, andata in rovina la Pieve vecchia, il suo territorio, intorno all'anno 1000, era stato suddiviso tra le nuove Pievi, quella di S. Pietro a Pieve di Sinalunga e quella di S. Costanzo a Scianello, presso Torrita di Siena.

 

L'antico battistero della S. Chiesa Madre è da collocarsi all'Amorosa, sia perché la mansione ad Mensulas, nella Peutingeriana, non è collocata sulla via Cassia che dal Sol di Strada raggiungeva Manliana e da qui toccava La Fratta, il Santarello e Pieve di Sinalunga, per arrivare alla mansione "Fiume Ombrone" dopo 18 miglia da Manliana, ma su un diverticolo che si distaccava a Manliana, presso Poggio a Magliano, dalla Cassia e passando sotto Petriolo), per l'Amorosa, Rigaiolo, Collalto, Buonconvento, Piana, Resi, Coppiano, Bagni di Petriolo e Roccastrada, si dirigeva verso Manliana di Follonica sul mare, cioè sulla via Aurelia.

La Cassia dopo l'Ombrone toccava ad Grecos (Borgo dei Greci, oggi Porgo), dopo 12 miglia raggiungeva Ioglandem (Dievole) e transitava poi per la pieve di S. Polo in Rosso e Poggio S. Paolo dove si univa probabilmente con la strada proveniente da Arezzo per Ambra (Umbro fi.) e poi per la pieve di S. Giusto in Salcio, a 10 miglia da Dievole, raggiungeva Biturisa (Radda) e Ottavo.

Di questo tratto Manliana-Manliana, detto via Cornelia dal Martirologio Geronimiano, è rimasto un pezzo di basolato romano, presso la via Lauretana, all'altezza del torrente Doccia di Guardavalle, quasi in parallelo con l'altro basolato della Cassia, venuto alla luce di recente per circa 20 metri, nel tratto Guardavalle-Fratta.

Un altro pezzo di selciato romano della via Cornelia fu rinvenuto a circa un metro di profondità nell'immediato dopo guerra presso il podere Albergo, in direzione di Rigaiolo. Un altro tratto sembra sia affiorato, alcuni anni fa, nei dintorni di Gallico.

 

 

La Fattoria dell'Amorosa vista da Sinalunga

 

 

Che l'Amorosa fosse un centro di notevole importanza nel periodo romano, lo dimostra anche la presenza di una strada romana, detta "La Selce", riportata in un cabreo dei primi del '700, che probabilmente si allacciava con l'attuale via della Selce, sotto il Reddo e raggiungeva l'attuale via del Santarello: univa cioè la via Cassia con l'Amorosa.

Il cabreo di Asinalunga del 1797 riporta questo diverticolo a sinistra di via del Santarello con lo stesso nome di "via della Selce", mentre a destra, poco prima di "Casa via della Selce", segna un altro diverticolo che si dirige verso il Molino di Monte Martino e che riporta anch'esso il nome "via della Selce".

Una strada romana selciata orientata in quella direzione, non poteva avere altro scopo che quello di raggiungere la città di Arezzo. Essa quindi doveva unire Arezzo con i santuari dell'Amorosa e con la via Cornelia nei pressi di Rigaiolo.

Questo tratto di strada che compare anche nell'Estimo 45 di Asinalonga del 1320, con il nome "La Selce", sembra che traversasse la Foenna su un ponte romano, probabilmente ancora esistente nel 1303, dato che in quell'anno è ricordato da una pergamena che regola i rapporti tra la Comunità di Asinalonga e i conti Ildebrandino e Bindo dei Cacciaconti e nella quale viene detto: "Ponte a la Pietra" (cfr. Ponte alla Piera, nell'aretino) e compare insieme alla località "Campo longo" (Archivio di Stato di Siena, Sinalunga, Diplomatico, n. 20). Dal Molino di Monte Martino la strada saliva a Colle Lungo su quello stesso tratto già ricordato dal citato Estimo di Asinalonga del 1320, in cui si rammenta la "via per quatti itur ad Colle Longo'.

 

Oltre Colle Lungo la strada doveva toccare le località Case Poggi Gialli, podere Rodolfi.

Da qui doveva scendere in direzione del torrente Esse, incrociando la via nuova della Selva, poi procedendo in linea retta, passando per il podere Fiume Asciutto, raggiungeva la via della Selce, cioè la via Arezzo-Roma, prima di Foiano della Chiana.

Il centro L'Amorosa, detto alla fine del i secolo d.C. "Forum Flavium", forse perché impiantato dall'imperatore Tito Flavio Vespasiano, appare nella Peutingeriana del IV secolo con il nome "ad Mensulas", cioè "ad Mentulas", forse a causa della presenza di due mentule d'oro nel locale tempio di Veltumno e di Apollo, simboli dei due figli del dio Tinia, portatori di vita, protettori della vegetazione e dei frutti.

 

 

Cortile della Fattoria dell'Amorosa