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S. Chiesa Madre in Castello Polliciano |
S. Chiesa Madre in castello Polliciano: si è ritenuto in passato che esso debba identificarsi con la chiesa di S. Maria, oggi Cattedrale, posta entro le mura del "Castello Polliciano" (Montepulciano), la quale appare per la prima volta in un documento del 1045, pubblicato dal Pasqui in cui Immone, vescovo di Arezzo, affida alla giurisdizione del proposto Petrone di Arezzo la "plebs S. Mariae in monte Policiano". Se non che nella Rationes Decimarum Tusciae, l'elenco delle chiese di Montepulciano enumera nel 1278, immediatamente prima della pieve di S. Maria, una "Ecclesia S. Blasii plebis antique", che per la sua collocazione indica già un diritto di precedenza sull'altra. Nelle Rationes del 1274 si dice più chiaramente: "Plebs antiqua de dicto Castro" e in quella del 1303 si scrive: "Plebs antiqua dicti loci". La "plebs antiqua" è ricordata poi in un documento del 1357, in cui compare un "Ser Angelus Pucciarelli Plebanus plebis antiquae" e in una carta del 1401-1402 in cui si nomina una "vinea fratrum sancii Iohannis, in contrata Plebis Antiquae". Essa verrà distrutta dal Sangallo intorno al 1520, per far posto al nuovo tempio dedicato a S. Maria, ma il titolare sopravvivrà sulla viva voce del popolo che continuerà a chiamare il nuovo edificio "Madonna di S. Biagio".
Nella bolla di Leone X del 19 marzo 1519 (A. PARIGI, Notizie del Cardinale Roberto Nobili ecc., Montepulciano 1836), si dirà che la chiesa per la sua vetustà era così mal ridotta che rimanevano in essa solamente il campanile e una parete su cui era dipinta un'immagine di Maria SS.ma fra macerie e rovi. Questa "Pieve antica" è da identificarsi sicuramente con quel "baptiste-rium Sanctae Matris Ecclesiae in castello Polliciano" che compare nei documenti longobardi della famosa lite degli anni 714-715 e che con maggior precisione viene ricordata in due documenti longobardi, uno del 793 e l'altro dell'806 che riportano il luogo di stipulazione di contratti con queste indicazioni: "Ad Sancta Matre Ecclesia ad castello Policiano" e "actum ad Sancta mater Ecclesia ad Castello Polliciani".
Qui la preposizione "ad" al posto di "in" mostra la posizione della "Mater Ecclesia" ai piedi del colle su cui era situato il "castrimi Pullicianum". A somiglianza del battistero della Madre Chiesa in Mensulis anch'esso, nei documenti successivi dell'881 e del 998, non riporta altro santo titolare se non quello della Santa Chiesa Madre.
Dopo aver escluso tale titolare dai battisteri di Cosona, di Pava e di Asciano che lo riportano nel giudicato di Ambrogio del 715, chiaramente interpolato dal trascrittore Gerardo del sec.XI, il quale vi inserisce un anacronistico "S. Quirici in Ausenna" al posto di "S. Viti in Osenna" e un "S. Stefani in Asciano" al posto di "in Cennano", riconosciamo come autentico tale titolare attribuito, in una carta dell'814 dell'Abbazia di S. Antimo, ad un oratorio posto a Matrichese, presso l'Osservanza di Montalcino e denominato appunto: "oratorium Sanctae Matris Ecclesiae" fino a quando dopo il 1000 prenderà come titolare S. Maria.
Un altro oratorio dedicato a S. Madre Chiesa sorgeva presso Scansano (GR) in località Madre Chiesa. Riguardo al Battistero del castello Polliciano dobbiamo ammettere che S. Biagio, uno di quei santi orientali, insieme a S. Giorgio e a S. Nicola, il cui culto si diffonde in Occidente in un'epoca molto tarda, non può essere stato l'originale santo titolare di un battistero che risale al IV-V secolo.
Per cui l'opinione più probabile appare questa: la chiesa eretta nel terreno ora occupato dal cosiddetto tempio di S. Biagio, fuori del "castello Polliciano", ebbe come antico titolare "Sancta Ecclesia Mater", cioè la S. Assemblea dei 48 martiri di Sinalunga, e lo mantenne fino agli inizi del secolo XI, quando il Fonte e tutti i diritti plebanali furono trasferiti nella nuova chiesa di S. Maria, costruita entro le mura del castello. Fu allora che la "plebs antiqua" ricevette il nuovo titolare: S. Biagio.
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