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A volte la sera, dopo cena, sprofondato nel divano, solo con i miei pensieri, la mente vola e si perde tra i ricordi della mia gioventù. Penso a come il tempo abbia trasformato le case, le strade i negozi e noi stessi. Ricordo che allora - 1957-60 - i lavori era prevalentemente volti verso la campagna; poderi abitati da contadini che lavoravano assiduamente la terra oltre ad allevare buoi, suini e pollame di ogni genere. Tutto intorno a questo, operavano le “botteghe” artigiane: falegnami, fabbri, calzolai, muratori, meccanici, elettricisti C’era anche un magazzino per la lavorazione delle foglie di tabacco dove molte donne del paese erano occupate.
A quei tempi, sto parlando di quando ho iniziato a capire qualcosa e intendo intorno al 1957-58, nel mio paese, Bettolle, era come ci fosse stato un outolet. A memoria ricordo non meno di 62 attività commerciali, fra negozi di vendita e laboratori vari. Penso a come è cambiato il paese dalla periferia (inizio di Via Cassia) salendo verso il centro e, proprio da Via Cassia - unica strada di collegamento da Bettolle verso Foiano della Chiana e l'aretino - inizia il mio percorso della memoria.
Il primo laboratorio che ricordo, a destra, salendo verso il centro del paese, è il laboratorio da fabbro di Guidarelli Solfero, diventato poi a conduzione di Mario Tavanti e attualmente di Simone Tavanti. Sempre in quella "piazzetta" c'era il ferro battuto di Vero Guidarelli e proprio accanto il meccanico (motorini e biciclette) Irio Guidarelli detto Picio. Di fronte, sul lato sinistro di Via Cassia, c'era la carrozzeria del Ruspetti e un po' più avanti il maglificio del Roghi detto Ninne. Salendo ancora, sempre sulla sinistra, si trovava il pompista-elettrauto Elios Cortonesi e alla stessa altezza di fronte il fabbro o fabbrino Oreti detto Saio. Proseguendo sul lato sinistro, si trovavano diversi laboratori: la carrozzeria dei Baccheschi, il calzolaio Aderito Bernardini detto Pallino, i sellai Alceo e Paolo e il laboratorio di tacchi di Elvio Bartoli detto il Pucchia. Sul lato opposto della strada, quasi di fronte, si trovava la falegnameria di Ugo Oreti, per tutti il Seduti.
Siamo arrivati all'incrocio di Via Cassia con l'attuale Via Cacciaconti e Viale Mazzini (conosciuta come Dietro al Fosso). Sulla sinistra, di fronte all'incrocio, c'era la latteria del Sestini, diventata in secondo tempo negozio di generi alimentari. In Via Cacciaconti, sulla sinistra, superato l'ingresso della casa e studio medico del dott. Sprugnoli, c'era il sarto Ivan Bernardini e poco prima sulla destra il fotografo Giancarlo Riccarelli detto il Ricca. In Via Mazzini c'era la lavanderia Carla e subito dopo l'orologiaio Noli detto lo "scienziato", primo inventore della televisione a colori. Il Noli poneva fogli trasparenti di vari colori davanti allo schermo del televisore e, secondo i gusti personali, diventava o tutto rosso o tutto verde o tutto blu e così via.
Proseguendo sulla sinistra, verso Piazza Garibaldi, accanto alla stazione dei carabinieri si trovava il laboratorio da calzolaio di Aniceto Oreti e subito accanto l'alimentari di Celso Batignani (Barcantino). Adiacente a Barcantino c'era il negozio di stoffe e scampoli del Botarelli diventato poi negozio di abbigliamento dei fratelli Carlo e Franco Viti. Al limite di Piazza Garibaldi, sempre sulla sinistra di Via Cassia, c'era il calzolaio Ernesto Bernardini detto pappone, laboratorio che ancora oggi esiste, condotto dal figlio Dante Bernardini detto chiodo.
Tornando indietro di Via Cassia, sulla destra, di fronte alla caserma dei Carabinieri, si trovava l'alimentari di Ghigo Bernardini e subito dopo, proseguendo verso Piazza Garibaldi, il parrucchiere Remo Bartoli detto il becchino e, quasi accanto, il negozio di merceria della Paolina, di cui non so dire il cognome. Siamo arrivati da bombetta, soprannome di Umberto Tommassini gestore di un'attività sui generis che spaziava dalla mescita di bevande (praticamente bar) alla merceria ai tabacchi per finire con la vendita di vino sfuso. Accanto a bombetta, l'alimentari di suo fratello Egidio Tommassini, pescatore sfegatato.
Subito dopo Egidio la ferramenta di Azzo Catoni e, in un secondo tempo, un po' più avanti, l'edicola-cartoleria di Iolanda Goracci. Le ultime due attività di Via Cassia prima di entrare in piazza erano: il negozio di scarpe di Dina Bernardini e il laboratorio da barbiere di Guido Paggi detto il fratino. Dal fratino si servivano tutti i maschi della mia famiglia: mio nonno Roberto, mio babbo Waiser e io. Inoltre, dal fratino, non si andava soltanto per barba e capelli ma anche come punto di ritrovo per accese discussioni. Discussioni che spaziavano dalla politica allo sport (calcio e ciclismo) passando per il duro lavoro alle fornaci di laterizi Tempora e Montemartino.
Siamo in Piazza Garibaldi. Tornando sulla sinistra di Via Cassia, all'ingresso di Piazza Garibaldi, il primo negozio che si affacciava sulla piazza era di Lelio Bernardini, orologiaio-orefice e subito accanto, sempre lui, faceva capelli e barba ai bettollini in un ambiente da barbiere molto ricercato. Accanto al Bernardini barbiere, c'era e c'è il bar di Mario Tommassini che, oltre al bar, gestiva un laboratorio da fotografo e, in caso di necessità, si vestiva da tassista. Il bar Tommassini faceva e fa angolo con Via del Progresso. Via che collega il paese di Bettolle con la località del Rotone, nel comune di Torrita di Siena e le Chianacce nel comune di Cortona. In questa via, subito dopo il bar Tommassini, sulla sinistra uscendo dal paese, c'era la falegnameria del Catoni. Di fronte alla falegnameria si trovava l'ufficio postale e più avanti, sempre sul lato destro uscendo, c'era il macello comunale.
Sul lato sinistro di Piazza Garibaldi, ad angolo con Via del Progresso, c'era la farmacia e accanto alla farmacia il sale e tabacchi di Omero Bernardini e cui faceva seguito il negozio di stoffe e abbigliamento del Tanganelli. Su questo lato della piazza non c'erano, all'epoca, altri negozi, se non gli ingressi di Villa Passerini e Villa Puccio. Sul lato opposto di Piazza Garibaldi, ad angolo con Via Saffi, praticamente di fronte all'orologiaio Bernardini, c'era la cartoleria del Viti e subito dopo la merceria di Ilva Frescucci. Sullo stesso lato, a cavallo tra Piazza Garibaldi e Piazza Vittorio Emanuele, il secondo bar del paese. Bar Centrale da Geppe (di cui ignoro il cognome) nel cui bar mio babbo e io ci servivamo. "Come nota di cronaca, non saprei spiegare bene cosa non ci fosse, la domenica mattina, di fronte ai due bar. Uno sciame di persone era distribuita in tutta la piazza. Un brusio di voci. Un vociare continuo e sommesso di gente raccolta a raccontare e discutere, regnava la piazza. Oggi, il silenzio è assordante."
Risalendo da Piazza Garibaldi a Piazza Vittorio Emanuele, verso il Castello - la parte più antica del paese - si trovava, praticamente attaccato al bar Geppe, l'officina meccanica del Tommassini e un po' più avanti, superata Via Aurelio Saffi, c'era il sarto Mauro Cortonesi detto bachino. Ci troviamo nella parte alta del paese - appunto il Castello - in cui si trova quella che è la principale chiesa di Bettolle: Chiesa di San Cristoforo. Intorno alla chiesa ricordo, in Via del Castello, l'ACLI (Le ACLI nacquero per volontà della Chiesa cattolica italiana in seguito all'accordo tra le correnti cristiana, comunista e socialista che avevano sancito la nascita di un “patto di unità sindacale” (noto come “Patto di Roma”) il 3 giugno 1944, stabilendo la costituzione di un sindacato unitario.) e, molto debolmente, un Gino calzolaio.
Tornando in basso e quindi in Via Vittorio Veneto, praticamente ai piedi della Chiesa di S. Cristoforo e di Piazza Vittorio Emanuele, proprio di fronte al monumento di Ezio Marchi - Ezio Marchi, ricercatore zootecnico, fu il primo a studiare scientificamente la razza chianina (nelle fattorie di Bettolle e Manzano del Conte Passerini) tipica razza bovina della Valdichiana. - si trovava la macelleria Roghi e sullo stesso lato, più avanti proseguendo per Via V. Veneto, l'alimentari del Bui. Sempre in Via V. Veneto, sul lato destro uscendo dal paese, all'angolo con la piazza omonima, c'era la merceria dell'Emilia, più avanti, sempre nello stesso lato di strada la fiaschetteria-osteria del Otello Tommassini detto cucculino, padre di Ughetto che gestiva una bottega da barbiere con, in una stanza attigua, il telefono pubblico.
Siamo arrivati da Duilio Meacci detto sciatò e qui, definire la sua attività mi rimane particolarmente difficile. Nella bottega dove prevalentemente si riusciva a trovarlo vendeva bombole di gas, poi faceva il tassista (principalmente verso Siena) e si occupava della gestione dei rapporti dei bettollini verso gli enti della provincia: motorizzazione, questura, INPS, ospedale ecc. Soggetto particolare, parlava in modo veloce al punto che, a volte, non si riusciva a capire cosa dicesse. Proseguendo si trovava il negozio casalinghi-merceria del Sor Luigi e l'elettrodomestici del Posani, quindi il negozio di alimentari Coop (la Unicoop Senese nasce il 28 giugno 1974. la nuova cooperativa ha come genitrici tre piccole cooperative locali, che operavano da tempo in Valdichiana, in Valdarbia e nella zona di Siena. L'origine di queste cooperative è antichissima. Tra i documenti di archivio ce n'è uno che risale al 1891 ed è l'atto costitutivo della Unione Cooperativa di Consumo di Buonconvento). Dal lato opposto della strada, dove adesso c'è la lavanderia, c'era il Consorzio Agrario di Siena e poco più avanti ricordo un "negozietto" a misura d'uomo in cui si vendevano: caramelle, liquirizie (ricordo in particolare le rondelle) e dolcetti vari, condotto da una signora di cui ricordo soltanto il nome: Luigina.
Proseguendo, in Via delle Rimebranze (il "viale" per i bettollini), di fronte alle scuole elementari, c'era il "fornino" del Del Pasqua. Forno per il pane e panificati vari, frequentato da quasi tutti i ragazzi delle elementari e medie e dove, nel periodo pasquale, molte casalinghe di Bettolle portavano a cuocere teglie su teglie di ciambellini. Tornando indietro, dove Via V. Veneto incontra Viale Mazzini (per i bettollini Dietro al Fosso) sul lato destro c'era il vecchio cinema-teatro e mi ricordo vagamente di un circolo Volpe Azzurra, in cui si ballava all'aperto principalmente d'estate. Accanto al circolo il Carbonaio vendeva legna e fascine. Più avanti, sempre in Viale Mazzini, c'era l'altro forno per il pane del Bernardini, conosciuto da tutti come "Ghigo". Proseguendo, sulla destra, c'era Alfideo Bernardini, falegname.
Qui si conclude il mio percorso nei ricordi di un po' di anni fa. Ricordi di una vita diversa, di un'età diversa e di un modo di pensare diverso. Ricordi che lasciano un sapore dolce in bocca e occhi lucidi.
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