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San Giovanni d'Asso, con i suoi oltre trecento metri di altezza è in grado di esibire un panorama fuori dall'ordinario: il borgo, infatti, è come una grande terrazza affacciata sulle Crete senesi. Questo paesaggio, spesso desolato e deserto, non è privo di una sua bellezza attonita: è una terrazza particolare, dove le "sculture" di erosione delle argille si rincorrono per varietà nella forma e nei colori. Collinette, balze, piccoli rilievi a cupola, calanchi innumerevoli e di vario aspetto creano un ambiente irreale, dall'aspetto variabile secondo le stagioni e secondo la luce: e nelle notti di luna piena l'atmosfera si fa ancora più strana e rarefatta.

Ed è qui, a San Giovanni d'Asso, patria del tartufo bianco delle Crete - che nasce tra i boschi di querce e lungo i fossi popolati di pioppi, salici e cerri, a cui si abbina ai grandi prodotti agroalimentari locali, come l'olio finissimo, i pecorini profumati, i salumi saporiti e pregevolissimi i vini della zona, con delicata struttura e intenso bouquet - che ha preso forma, dall'idea illuminata di un pittore americano, Sheppard Craige, il giardino delle Crete: il "Bosco della Ragnaia".

Il Giardino nel Bosco della Ragnaia si trova sul fondo ombroso di una valle lunga e stretta ai piedi della rocca di San Giovanni d'Asso. Chi ci vuole arrivare, e non conosce la zona, deve munirsi di una mappa dettagliata. Da fuori l'interno del bosco è praticamente invisibile, racchiuso com'è da una spessa coltre di lecci. Sino a pochi anni fa il luogo era popolato esclusivamente da volpi, istrici cinghiali e caprioli, come è naturale che sia.

Sheppard non è un giardiniere qualunque, fino a pochi anni fa dipingeva cieli. Grandi tele multiformi con cieli osservati in luoghi e stagioni diverse. Prima di allora erano paesaggi. Come il cielo anche la terra veniva dipinta con realismo e senza romanticismi sentimentali.

La ricerca di nuovi paesaggi da dipingere persuase Sheppard, ventitre anni fa, a trasferirsi in Toscana dopo aver definitivamente abbandonato la prospettiva di una carriera universitaria in Studi internazionali e Scienze politiche. L'amore per i giardini è nato nel suo casale che si affaccia su uno dei più straordinari panorami di questa parte della provincia senese. Ed è li, nel cuore umido e ombroso di una valle di lecci secolari, che da anni, e con l'aiuto di alcuni ragazzi locali, sta trasformando in uno dei più folli e straordinari giardini d'Italia.

All'entrata c'è un grande cartello che indica "Bosco della Ragnaia". La ragnaia è un bosco fitto, solitamente di lecci e macchia mediterranea, che veniva adoperato in passato, proprio in virtù della sua quasi impenetrabilità, per stendere delle reti, appunto la "ragna", per catturare gli uccelli. Oggi i secolari lecci della ragnaia rappresentano l'ossatura di questo giardino modernissimo con chiara ispirazione rinascimentale.

Un giardino formale, senza fiori, ma con una struttura architettonica fatta di muretti e sentieri di tufo, lastre di cotto, colonne e, naturalmente, giochi d'acqua. Le siepi di bosso, i tappeti di pervinca e le felci contribuiscono al rigore simmetrico che conduce i passi e lo sguardo nei meandri di un avvincente quanto ironico itinerario iniziatico. Ogni tappa del percorso invita ad una pausa di riflessione. C'è la fontana del Buon Senso, per esempio, che invita a non bere l'acqua o l'Oracolo di Se Stessi. C'è il Centro dell'Universo - «se no è questo qual'è?», chiede divertito Craige - e l'Altare del Tempo Presente. Tutti concetti espressi in quella che lui chiama, senza troppe spiegazioni, la Dottrina del Bosco e che si fonda in parte sulle teorie dello stoicismo, dell'Illuminismo francese e sulla filosofia della natura.

Nel Bosco della Ragnaia di San Giovanni d'Asso l'atmosfera è lieve e giocosa e molti si lasciano sedurre dagli oracoli. Le domande sono tante, poche le risposte. All'Altare dei Dubbi, ai piedi di una quercia gigantesca, è inciso il famoso motto di Montaigne: Que sais je? Che cosa sono io?

E anche questa è la lezione del giardino: in un mondo dilaniato da false verità, questa filosofia dell'incertezza, così libera e semplice, così estetica, è un respiro di sollievo.

 

 
     
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