I funghi

 

 

 

Sprovvisti di clorofilla, i funghi non possono effettuare la fotosintesi.

Prelevano le molecole organiche di cui necessitano dalla materia morta di altre piante o si impossessano delle sostanze nutritive prodotte da altre specie vegetali o animali (parassiti). Possono anche stabilire associazioni, a beneficio più o meno reciproco, con piante viventi (licheni con alghe, in genere si tratta di funghi simbionti).

I saprofiti sono fra gli organismi più importanti del bosco inteso come ecosistema. Assieme ai batteri e ad alcuni protozoi, sono responsabili del riciclaggio dei detriti vegetali.

Sono anche capaci di attaccare composti vegetali che resistono ai microorganismi; in particolare, degradano la lignina e le molecole costitutive del legno. La loro parte attiva, quella che "digerisce" il legno, è difficilmente visibile ad occhio nudo: è infatti costituita da filamenti bianchi che ricoprono i detriti dei vegetali stessi.

Questi filamenti, o micelio, costituiscono la parte vegetativa dei funghi, presente tutto l'anno nella lettiera di foglie e sulla legna morta. L'insieme gambo-cappello (il carpoforo), che si incontra facilmente in autunno, è solo la parte riproduttiva.

Gli organi di disseminazione sono le spore, disposte su lamelle, rinchiuse in tubuli o formatesi nella massa del cappello; queste formano poi una polvere collosa e leggera, trasportata dal vento.

 

 


 

Ungulina betulina

 

Questo fungo è costituito da un cappello privo di gambo; inizialmente ha la forma di un tubero o di uno zoccolo di cavallo, successivamente assume la forma di rene, con una superficie più o meno gibbosa.

Misura da 3 a 8 centimetri di spessore e da 5 a 20 centimetri di larghezza. La carne, di colore chiaro, acquisisce invecchiando la consistenza del sughero.

Il poliporo è ricoperto da una pellicola fine, glabra, staccabile, più o meno screpolata e di colore grigio-biancastro, la faccia inferiore presenta tubuli biancastri difficilmente staccabili dalla carne. Proprio in questi tubuli si formano le spore.

Questo poliporo è una specie comune in estate ed in autunno sui tronchi e i rami di alberi sani o in fase di deperimento a causa di malattie o per l'età. Può vivere su ceppaie, ma è soprattutto un parassita che si sviluppa a partire da una ferita (rami spezzati, morsi di roditori): il micelio invade i tessuti dell'albero, provocandone una putrefazione bianca o facendolo morire.

E' un fungo privo di alcun valore gastronomico.

 



Craterellus cornucopioides

(Trombetta da morto)

 

Chiamato talvolta "corno dell'abbondanza", la trombetta da morto raggiunge un'altezza di 4-10 centimetri.

Il cappello, largo da 2 a 8 centimetri, ha forma di corno cavo, di trombetta o di imbuto, dal bordo ondulato e lobato.

La faccia anteriore è grigio-bruno-nerastra, irta di piccole squame rade; la superficie esterna grigio-cinerea, è solcata da rugosità longitudinali poco profonde: poiché non vi sono tubuli, lamelle o aculei, è proprio qui che si trovano le spore. Il piede, cavo, largo da 0,5 a 1,5 centimetri, sembra quasi il prolungamento del cappello; ha infatti lo stesso colore e si restringe progressivamente verso il basso..

La trombetta da morto è comune in estate ed in autunno (se l'estate non è troppo secca) nei boschi di latifoglie, in particolare nelle faggete o nei carpineti, su suoli umidi, perfino fangosi; talvolta è presente anche nei boschi misti.

E' un fungo capriccioso, la cui abbondanza è soggetta a notevoli variazioni da un anno all'altro. Malgrado l'aspetto poco attraente, ed il nome, questo fungo è un buon commestibile, che può essere facilmente conservato secco. Ridotto in polvere è impiegato come condimento particolare in alcune ricette.

 



Boletus

(Porcino)

 

Il porcino misura da 10 a 30 centimetri d'altezza. La sua carne, prima soda, poi più molle, è bianca e non si colora al taglio come quella di molte altre specie di boleti.

Il cappello, largo da 5 a 30 centimetri, è spesso e globoso all'inizio dello sviluppo; successivamente diventa convesso e acquista, alla fine, un aspetto più o meno aperto. Mai uniforme, è di colore variabile: baio, marrone-bruno, bruno-ocra, giallo-rossastro; il bordo è sempre più chiaro.

La cuticola del cappello diventa viscosa con l'età e con clima umido; la superficie inferiore presenta tubuli sottili, liberi e bianchi, che diventano color giallo-verdastro o oliva invecchiando. Nei tubuli, che si aprono in pori molto regolari, si sviluppano spore dello stesso colore.
Il gambo, massiccio, si presenta da prima bulboso e si allunga poi durante la crescita del fungo, ha un colore variabile, da bianco-rossastro a bruno chiaro, ed è coperto da un reticolo bianco nella parte superiore.

Il porcino compare dalla fine dell'estate all'inizio dell'autunno nei boschi di latifoglie (faggete o carpineti) e di castagno. E' frequente nelle radure, sui bordi dei sentieri e delle scarpate, al limitare dei boschi, preferibilmente su suoli acidi.

La sua carne è molto ricercata, si presta a numerose preparazioni, è una delle poche specie che possono essere consumate crude. Tagliato in sottili fettine fatte disseccare, può essere impiegato dopo molto tempo.

 



I lattari

L'altezza dei lattari, generalmente modesta, non supera mai la ventina di centimetri.

La loro carne, di colore chiaro, bianco-crema o giallastro, spessa, ha la caratteristica di tingersi quando la si spezza. Secerne un lattice acre, che si colora all'aria.

Il cappello, avente un diametro compreso fa 1,5 e 25 centimetri, si deprime rapidamente al centro durante lo sviluppo ed è più o meno facilmente separabile dal gambo. Il cappello è prevalentemente nudo, ma talvolta si presenta ornato da fibrille o peli marginali.

Le lamelle, situate sotto il cappello, sono spesso molto fitte e lievemente decorrenti lungo il gambo; portano spore bianche, color crema o rosate. Il gambo è tozzo o esile a seconda della specie.

I lattari compaiono già all'inizio della primavera e arrivano alla fine dell'autunno; spesso sono in colonie e sono comuni in tutti i tipi di bosco crescendo in una grande varietà di suoli, anche molto umidi.

La maggioranza dei lattari non può essere consumata a causa del sapore acre (fanno eccezione alcune specie di sapore dolce, a lattice colorato); alcuni possono provocare problemi intestinali. Anche quelli commestibili sono di interesse mediocre.

 



Le russule

(Agaricaceae - leucosporei)

 

Le russule sono alte da 4 a 15 centimetri, la carne è bianca, in generale non fibrosa, dolce o acre. Il cappello (da 3 a 17 cm di diametro, secondo la specie) è depresso al centro e difficilmente separabile dal gambo, di colore variabile, generalmente vivace.

L'imenio è formato da lamelle biancastre fragili al semplice contatto con l'unghia, sono aderenti al gambo o leggermente decorrenti.

Il gambo misura da 0,5 a 5 cm di lunghezza: le sue dimensioni sono sempre inferiori al diametro del cappello; la carne è fragile.

Il fungo è sprovvisto di anello, di volva e non emette lattice al taglio; le spore, di colore crema-giallastro o biancastre, sono sulle lamelle.

Le russule sono diffuse sia in boschi di conifere che di latifoglie, in estate e in autunno, alcune specie sono primaverili.

Alcune russule sono commestibili, comunque la prudenza s'impone: per ogni russula commestibile (di sapore neutro, dolce), spesso ne esiste un'altra, molto simile, che non lo è (sapore pepato). E' comunque importante saper riconoscere il genere Russula.

 



Amanita phalloides

(Tignosa verdognola, Amanita verdognola)

 

D'altezza compresa fra 5 e 20 centimetri, l'Amanita Phalloides presenta una carne bianca, inodore da fresca. Il cappello con un diametro di 4-15 centimetri è globoso allo stato giovane, poi diventa convesso o più o meno piatto; è facilmente separabile dal gambo.

La superficie del cappello è liscia, con colorazione tipica da giallo-verdastro a bruno-oliva, più scura al centro. Esistono comunque individui color verde-oliva, bruno-verdastro ed anche bianco-avorio. Sotto ha lamelle biancastre e libere, relativamente fitte, con spore bianche.

Il gambo, con un diametro di 1-2 centimetri, è biancastro, frequentemente marezzato di giallo-verde chiaro, è rigonfio alla base in una volva membranosa e possiede un anello membranoso nella parte superiore, biancastro, striato e ripiegato verso il basso; non è mobile, ma può scomparire accidentalmente.

L'Amanita Phalloides è comune in estate-autunno nei boschi di latifoglie, di conifere e misti, su suolo non troppo acido, sia isolata che in gruppo.

E' una specie VELENOSA MORTALE, responsabile del 95% dei casi di intossicazione da funghi.

I primi sintomi d'avvelenamento compaiono da 10 a 30 ore dopo l'ingestione ed il trattamento medico è difficile. Esistono altre due amanite mortali, anch'esse biancastre o giallastre : L'Amanita Verna, su suoli calcarei, e l'Amanita Virosa, su suoli silicei.

 



Amanita muscaria

(Ovulo malefico)

 

L'amanita muscaria, o ovolo malefico è alta da 10 a 25 cm.

La carne è bianca, ma gialla sotto la cuticola superficiale del cappello; questo misura da 5 a 20 cm di diametro, è globoso allo stato giovane del fungo, poi convesso ed infine più o meno piatto allo stato adulto. Si stacca facilmente dal gambo ed ha un margine leggermente striato. Superiormente si presenta di colore rosso vivo e disseminato di scaglie (verruche) biancastre, che poi diventano di un verde-giallastro pallido e che fanno di questo fungo uno dei più eleganti dei nostri boschi.

Sotto, le lamelle si presentano libere, bianche o biancastre (ciò che la differenzia dall'Amanita caesarea, o ovolo buono (cucco, in provincia di Siena) e fitte; le spore sono bianche in massa.

Il gambo ha un diametro di 1-3 cm; è da bianco a leggermente crema, bulboso e ornato alla base da cuscinetti concentrici. Presenta un anello bianco o giallastro, membranoso e pendulo. Compare in estate ed in autunno in boschi di conifere (la foto è stata fatta nella foresta del Monte Amiata, personalmente non ne ho trovate in altri boschi della Provincia).

Questo fungo è tossico, provoca allucinazioni, problemi digestivi e turbe molto simili a quelle dell'ebbrezza da alcol.

 



 Macrolepiota procera

(Mazza di Tamburo, Ombrellone)

 

E' il fungo più alto delle mie zone, poiché raggiunge anche i 40 centimetri (minimo 10 cm).

La carne è bianca e morbida; il cappello, largo da 10 a 25 cm, è facilmente staccabile e si presenta prima globoso, poi campanulato, infine quasi piatto e umbonato. E' di colore bianco-brunastro, coperto di squame bruno-grigiastre, piatte, più numerose e ravvicinate verso il centro del cappello.

Sulla faccia inferiore si evidenziano lamelle libere e disuguali, bianche nel fungo giovane e poi progressivamente grigio-brunastre, fino a rossastre. Le spore sono bianche.

Il gambo molto allungato, largo 1-2 cm, rigido, fibroso e cavo, è rigonfio alla base e coperto da marezzature brunastre poste sotto un anello doppio mobile e membranoso.

Comune in estate-autunno nei boschi radi, nelle radure, sui margini boschivi e sui sentieri erbosi delle foreste, questo fungo spunta spesso in gruppi numerosi su suolo siliceo.

E' un fungo delizioso, dal gusto di nocciola; si consuma solo il cappello, il gambo è troppo coriaceo, fibroso e indigesto.

"Attenzione", in generale, tutte le lepiote di piccola taglia non devono considerarsi commestibili (tossiche o sospette).