Il lupo

 

Superordine

Ordine

Famiglia

Genere

Specie    

 

Carnivori

Canidi

Canis

Canis lupus

Mammiferi

Nomi dialettali:

 

 

 

 

Descrizione: il lupo è molto simile ad un grosso cane da pastore ma di corporatura più massiccia, alto circa 85 cm con una coda che può essere lunga fino a 50 cm.

Habitat: originariamente in quasi tutti gli ambienti, in Italia sopravvive sulla catena appenninica che presenta aree forestali oltre 800 e fino a 1800 metri di quota alternate con ampie radure erbose e zone di pascolo.

Riproduzione: a metà inverno inizia il periodo dell'accoppiamento che dura fino a marzo-aprile, quando la femmina da alla luce i piccoli (da quattro a sei per ogni cucciolata). Solitamente il padre aiuta ad allevare i piccoli che vengono allattati per oltre due mesi. Anche se a due-tre mesi i piccoli prendono parte alle battute di caccia, solo nella primavera successiva si renderanno abbastanza autonomi.


Alimentazione: carnivoro, si nutre di mammiferi di media e grossa taglia, principalmente ungulati, ma anche di piccoli animali e carogne. La preda viene divisa tra tutti i membri del branco secondo l'ordine gerarchico.
 

Caccia:  particolarmente protetto.

 A - Decreto Ministeriale (Natali) del luglio 1971, tolse il lupo dall'elenco degli animali “nocivi”, ne proibì la caccia e vietò l'uso dei bocconi avvelenati;

 B - Decreto Ministeriale (Marcora) del 22/11/1976, decreto definitivo per la protezione del lupo con il quale la specie diviene integralmente protetta;

Oggi si stima la presenza di 500-600 lupi, che risultano presenti sull’intera catena appenninica, dall’Appennino ligure all’Aspromonte. Importanti ramificazioni si hanno inoltre nel Lazio settentrionale e nella Toscana centro-meridionale. Il lupo è presente stabilmente anche sulle Alpi occidentali (sia sul versante italiano che su quello francese). Attualmente non vi sono invece segnalazioni della presenza di lupi sulle Alpi orientali ma, vista la prossimità della piccola popolazione di lupi slovena,non è da escludere che in un prossimo futuro si abbiano segnalazioni anche da quel versante.

 


 

Morfologia

 

All'inizio del secolo scorso i lupi erano presenti su tutto il territorio italiano (eccezion fatta per la Sardegna).

Fu la Pianura Padana, un tempo ricchissima di foreste e selvaggina, a denunciare per prima la progressiva rarefazione di questo carnivoro, che le sempre più sofisticate armi da fuoco avrebbero in breve confinato entro ristrette zone dell'Appennino centromeridionale.

Considerato a torto "nocivo", continua ad essere decimato con fucili, trappole e bocconi avvelenati, sebbene ormai da tempo esistano delle leggi regionali che prevedono l'indennizzo dei danni arrecati dal lupo. Ma le cause della sua graduale scomparsa non sono tutte qui: questo carnivoro si trova infatti al vertice di una piramide alimentare a cui è venuto a mancare il gradino rappresentato dai grossi erbivori (cervi, caprioli e altri)tale fatto ha profondamente modificato la sua struttura sociale, riducendo la consistenza numerica dei branchi, all'interno dei quali è diminuita l'esigenza di cooperazione per la caccia. Ecco perché i pochi lupi oggi rimasti vivono in piccoli nuclei familiari o addirittura isolati.

Un altro grave ostacolo per la sua sopravvivenza è rappresentato dal continuo aumento della presenza umana ai margini degli ambienti selvatici: ciò crea insormontabili barriere antropiche che isolano le già rare popolazioni esistenti, impedendo loro la colonizzazione di nuove aree. In Italia ci si è resi conto tardi (ma per fortuna ancora in tempo) che la situazione stava per precipitare, evitando così l'estinzione di questo animale purtroppo avvenuta in altri paesi europei.

 

Questa specie comprende molte sottospecie, la maggior parte delle quali vive nel Nord-America (ma negli Stati Uniti è alla soglia dell'estinzione), e il resto in Europa e in Asia: esiste quindi una grande variabilità sia nelle dimensioni che nel colore del mantello. L'unica sottospecie presente in Italia, cioè quella appenninica (Canis lupus italicus, ma per altri autori Canis lupus lupus), è più piccola di quelle situate altrove e possiede altre caratteristiche peculiari, soprattutto per quanto riguarda la biologia.
Il mantello è marrone tendente al rossiccio negli adulti in fase estiva, tendente al grigio negli adulti in fase invernale e nei giovani. Il pelo è lungo e folto soprattutto d'inverno, le orecchie corte e diritte di forma vagamente tondeggiante; la testa è grossa, il muso allungato e appuntito, le guance scavate, i denti (42) forti e molto sviluppati, gli occhi obliqui e gialli, con un bagliore inquietante. L'apparato muscolo-scheletrico è robusto e slanciato ma molto asciutto, tanto che i fianchi scarni lasciano spesso intravedere le ossa sotto la pelle; gli arti sono lunghi e poggiano su piedi dotati anteriormente di cinque dita e posteriormente di quattro, in modo tale che non è possibile distinguere, sul terreno, l'impronta del lupo da quella di un cane.

 

Nonostante che le modificazioni dell'ambiente abbiano in parte alterato la sua vita di gruppo, il lupo italiano rimane pur sempre un animale estremamente sociale. I legami affettivi all'interno del nucleo familiare sono molto radicati e si creano già nei primi giorni di vita dei cuccioli.

Tra i vari componenti del branco esistono gerarchie ben precise che vedono la supremazia dei maschi sulle femmine e di queste sui cuccioli; nei gruppi più numerosi esistono anche rigidi rapporti gerarchici tra i maschi, tra le femmine e tra i cuccioli stessi, con una perfetta distribuzione dei ruoli e una ferrea disciplina, soprattutto durante la caccia. Il capobranco è rappresentato dal cosiddetto "maschio-alfa", "eletto" dopo giochi e lotte spesso ritualizzate.
Durante il periodo riproduttivo questi confronti possono intensificarsi e modificare parzialmente i rapporti già esistenti all'interno del gruppo, che sono peraltro abbastanza stabili.
La composizione numerica del branco e il suo grado di socialità sono regolati essenzialmente dalle disponibilità spazio-alimentari e quindi soggetti a variazioni più o meno marcate: per tale motivo in Italia il lupo non vive quasi mai in gruppi molto numerosi. Questi sono, comunque, più frequenti in inverno, quando la difficoltà nel procurarsi il cibo ricorda al nostro amico le ataviche strategie d'inseguimento e d'attacco, attuabili solo in branchi di una certa entità.

 

L'epoca degli amori cade in marzo, e prevede un periodo di corteggiamento talvolta particolarmente lungo (da pochi giorni ad alcuni mesi), al termine del quale la femmina gerarchicamente dominante si accoppia varie volte, di solito con il maschio-alfa; subito dopo essa impedisce l'accoppiamento alle altre femmine, e quindi è spesso l'unica del branco a partorire. Dopo poco più di due mesi di gestazione la femmina si isola progressivamente dal gruppo per scegliere un luogo sicuro (se possibile vicino a una sorgente d'acqua), che verrà utilizzato per il parto e lo svezzamento dei cuccioli. In maggio nascono i cuccioli (da 4 a 6, raramente 8-9), ciechi e inetti; subito dopo la madre può decidere di trasferirsi in un rifugio più ampio, accogliente e riparato, e quindi, con l'aiuto del maschio, trasporta delicatamente i piccoli nella nuova "abitazione".

La vicinanza dell'acqua è indispensabile, perché durante l'allattamento la femmina è assalita da una sete incontenibile: a tale proposito è nota l'incapacità dei lupi di bere "lappando" come i cani, e il loro curioso modo di aspirare rumorosamente l'acqua. Per circa due mesi la madre rimane sempre vicino ai cuccioli, e quindi il maschio, aiutato spesso da altri componenti del branco, si occupa del procacciamento del cibo per il nucleo familiare. A due settimane dalla nascita i giovani lupi aprono gli occhi, poi terminano la dentizione da latte e dopo il primo mese di vita, finito il periodo dell'allattamento, iniziano cautamente ad avventurarsi nei dintorni della tana, sotto lo sguardo premuroso della madre. Il primo cibo "solido" è costituito da pezzi di carne rigurgitata dai genitori o dagli altri componenti del branco. In seguito gli adulti forniranno ai cuccioli pezzi di carne sempre più grossi e non masticati, finché essi non saranno in grado di partecipare alle prime "battute" di caccia, magari accontentandosi di piccoli roditori e insetti.

 

Il lupo è un animale in prevalenza notturno: durante il giorno infatti si riposa, gioca e compie talvolta brevi spostamenti. Al calar della notte scende a valle per procurarsi il cibo, che di solito trova nelle discariche di rifiuti o presso le fattorie; alle prime luci dell'alba riguadagna le sicure aree di riposo, ma se il giorno lo sorprende ancora nei pressi di un villaggio, è capace di attendere, ben nascosto, che imbrunisca di nuovo. Questi spostamenti giornalieri possono anche raggiungere i 10 chilometri (il lupo possiede grande resistenza) anche se in genere sono di minore entità.
Dotato di sensi sviluppatissimi, è infallibile nel riconoscere le tracce delle prede che gli interessano e nel far perdere le proprie: si muove infatti in fila indiana e ogni individuo ricopre le orme dell'animale che lo precede, in modo tale da rendere impossibile il calcolo dei componenti del branco. Contrariamente alla sua fama di insaziabile predatore, legato per tradizione alla pastorizia transumante, il lupo è piuttosto frugale: il suo "menu" è, per forza di cose, costituito in gran parte di rifiuti (che reperisce frequentando le onnipresenti discariche), sostanze vegetali e mammiferi selvatici di piccola taglia. In ogni caso, solo se spinto dai morsi della fame abbandona la sua innata prudenza e diventa coraggioso e aggressivo. Le grandi stragi di animali domestici raramente sono opera di questo carnivoro ma, piuttosto, dei numerosi cani rinselvatichiti che, meno timorosi dell'uomo, frequentano con assiduità ovili e fattorie: e il lupo paga l'antico debito con la tradizione che lo vuole feroce e insaziabile. 

 

Area di distribuzione del lupo in Italia