Morfologia
All'inizio
del secolo scorso i lupi erano presenti su tutto il
territorio italiano (eccezion fatta per la
Sardegna).
Fu la Pianura Padana,
un tempo ricchissima di foreste e selvaggina, a
denunciare per prima la progressiva rarefazione di
questo carnivoro, che le sempre più sofisticate armi
da fuoco avrebbero in breve confinato entro
ristrette zone dell'Appennino centromeridionale.
Considerato a torto
"nocivo", continua ad essere decimato con fucili,
trappole e bocconi avvelenati, sebbene ormai da
tempo esistano delle leggi regionali che prevedono
l'indennizzo dei danni arrecati dal lupo. Ma le
cause della sua graduale scomparsa non sono tutte
qui: questo carnivoro si trova infatti al vertice di
una piramide alimentare a cui è venuto a mancare il
gradino rappresentato dai grossi erbivori (cervi,
caprioli e altri)tale fatto ha profondamente
modificato la sua struttura sociale, riducendo la
consistenza numerica dei branchi, all'interno dei
quali è diminuita l'esigenza di cooperazione per la
caccia. Ecco perché i pochi lupi oggi rimasti vivono
in piccoli nuclei familiari o addirittura isolati.
Un altro grave
ostacolo per la sua sopravvivenza è rappresentato
dal continuo aumento della presenza umana ai margini
degli ambienti selvatici: ciò crea insormontabili
barriere antropiche che isolano le già rare
popolazioni esistenti, impedendo loro la
colonizzazione di nuove aree. In Italia ci si è resi
conto tardi (ma per fortuna ancora in tempo) che la
situazione stava per precipitare, evitando così
l'estinzione di questo animale purtroppo avvenuta in
altri paesi europei.
Questa specie
comprende molte sottospecie, la maggior parte delle
quali vive nel Nord-America (ma negli Stati Uniti è
alla soglia dell'estinzione), e il resto in Europa e
in Asia: esiste quindi una grande variabilità sia
nelle dimensioni che nel colore del mantello.
L'unica sottospecie presente in Italia, cioè quella
appenninica (Canis lupus italicus, ma per altri
autori Canis lupus lupus), è più piccola di quelle
situate altrove e possiede altre caratteristiche
peculiari, soprattutto per quanto riguarda la
biologia.
Il mantello è marrone tendente al rossiccio negli
adulti in fase estiva, tendente al grigio negli
adulti in fase invernale e nei giovani. Il pelo è
lungo e folto soprattutto d'inverno, le orecchie
corte e diritte di forma vagamente tondeggiante; la
testa è grossa, il muso allungato e appuntito, le
guance scavate, i denti (42) forti e molto
sviluppati, gli occhi obliqui e gialli, con un
bagliore inquietante. L'apparato muscolo-scheletrico
è robusto e slanciato ma molto asciutto, tanto che i
fianchi scarni lasciano spesso intravedere le ossa
sotto la pelle; gli arti sono lunghi e poggiano su
piedi dotati anteriormente di cinque dita e
posteriormente di quattro, in modo tale che non è
possibile distinguere, sul terreno, l'impronta del
lupo da quella di un cane.
Nonostante che le
modificazioni dell'ambiente abbiano in parte
alterato la sua vita di gruppo, il lupo italiano
rimane pur sempre un animale estremamente sociale. I
legami affettivi all'interno del nucleo familiare
sono molto radicati e si creano già nei primi giorni
di vita dei cuccioli.
Tra i vari componenti
del branco esistono gerarchie ben precise che vedono
la supremazia dei maschi sulle femmine e di queste
sui cuccioli; nei gruppi più numerosi esistono anche
rigidi rapporti gerarchici tra i maschi, tra le
femmine e tra i cuccioli stessi, con una perfetta
distribuzione dei ruoli e una ferrea disciplina,
soprattutto durante la caccia. Il capobranco è
rappresentato dal cosiddetto "maschio-alfa",
"eletto" dopo giochi e lotte spesso ritualizzate.
Durante il periodo riproduttivo questi confronti
possono intensificarsi e modificare parzialmente i
rapporti già esistenti all'interno del gruppo, che
sono peraltro abbastanza stabili.
La composizione numerica del branco e il suo grado
di socialità sono regolati essenzialmente dalle
disponibilità spazio-alimentari e quindi soggetti a
variazioni più o meno marcate: per tale motivo in
Italia il lupo non vive quasi mai in gruppi molto
numerosi. Questi sono, comunque, più frequenti in
inverno, quando la difficoltà nel procurarsi il cibo
ricorda al nostro amico le ataviche strategie
d'inseguimento e d'attacco, attuabili solo in
branchi di una certa entità.
L'epoca degli amori
cade in marzo, e prevede un periodo di
corteggiamento talvolta particolarmente lungo (da
pochi giorni ad alcuni mesi), al termine del quale
la femmina gerarchicamente dominante si accoppia
varie volte, di solito con il maschio-alfa; subito
dopo essa impedisce l'accoppiamento alle altre
femmine, e quindi è spesso l'unica del branco a
partorire. Dopo poco più di due mesi di gestazione
la femmina si isola progressivamente dal gruppo per
scegliere un luogo sicuro (se possibile vicino a una
sorgente d'acqua), che verrà utilizzato per il parto
e lo svezzamento dei cuccioli. In maggio nascono i
cuccioli (da 4 a 6, raramente 8-9), ciechi e inetti;
subito dopo la madre può decidere di trasferirsi in
un rifugio più ampio, accogliente e riparato, e
quindi, con l'aiuto del maschio, trasporta
delicatamente i piccoli nella nuova "abitazione".
La vicinanza
dell'acqua è indispensabile, perché durante
l'allattamento la femmina è assalita da una sete
incontenibile: a tale proposito è nota l'incapacità
dei lupi di bere "lappando" come i cani, e il loro
curioso modo di aspirare rumorosamente l'acqua. Per
circa due mesi la madre rimane sempre vicino ai
cuccioli, e quindi il maschio, aiutato spesso da
altri componenti del branco, si occupa del
procacciamento del cibo per il nucleo familiare. A
due settimane dalla nascita i giovani lupi aprono
gli occhi, poi terminano la dentizione da latte e
dopo il primo mese di vita, finito il periodo
dell'allattamento, iniziano cautamente ad
avventurarsi nei dintorni della tana, sotto lo
sguardo premuroso della madre. Il primo cibo
"solido" è costituito da pezzi di carne rigurgitata
dai genitori o dagli altri componenti del branco. In
seguito gli adulti forniranno ai cuccioli pezzi di
carne sempre più grossi e non masticati, finché essi
non saranno in grado di partecipare alle prime
"battute" di caccia, magari accontentandosi di
piccoli roditori e insetti.
Il lupo è un animale
in prevalenza notturno: durante il giorno infatti si
riposa, gioca e compie talvolta brevi spostamenti.
Al calar della notte scende a valle per procurarsi
il cibo, che di solito trova nelle discariche di
rifiuti o presso le fattorie; alle prime luci
dell'alba riguadagna le sicure aree di riposo, ma se
il giorno lo sorprende ancora nei pressi di un
villaggio, è capace di attendere, ben nascosto, che
imbrunisca di nuovo. Questi spostamenti giornalieri
possono anche raggiungere i 10 chilometri (il lupo
possiede grande resistenza) anche se in genere sono
di minore entità.
Dotato di sensi sviluppatissimi, è infallibile nel
riconoscere le tracce delle prede che gli
interessano e nel far perdere le proprie: si muove
infatti in fila indiana e ogni individuo ricopre le
orme dell'animale che lo precede, in modo tale da
rendere impossibile il calcolo dei componenti del
branco. Contrariamente alla sua fama di insaziabile
predatore, legato per tradizione alla pastorizia
transumante, il lupo è piuttosto frugale: il suo
"menu" è, per forza di cose, costituito in gran
parte di rifiuti (che reperisce frequentando le
onnipresenti discariche), sostanze vegetali e
mammiferi selvatici di piccola taglia. In ogni caso,
solo se spinto dai morsi della fame abbandona la sua
innata prudenza e diventa coraggioso e aggressivo.
Le grandi stragi di animali domestici raramente sono
opera di questo carnivoro ma, piuttosto, dei
numerosi cani rinselvatichiti che, meno timorosi
dell'uomo, frequentano con assiduità ovili e
fattorie: e il lupo paga l'antico debito con la
tradizione che lo vuole feroce e insaziabile.
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