Morfologia
Questo
notissimo passeraceo nidifica nel Nordafrica sino ai
margini del deserto sahariano, mentre in Europa si
spinge fino all'isoterma di luglio di 12°,
attraverso i paesi scandinavi; occupa tanto le
colture erbacee foraggiere quanto quelle
cerealicole, ed è presente sui pascoli montani fino
oltre i 2000 metri.
La sua biologia è
stata studiata nei minimi particolari in Inghilterra
e nei paesi dell'Europa centrale, dove l'allodola è
soprattutto un ospite primaverile ed estivo.
Nel bacino del
Mediterraneo quasi tutte le coppie nidificanti
svernano invece in loco, con l'eccezione di quelle
che si riproducono in altitudine, soggette a
spostamenti stagionali più o meno cospicui in senso
verticale.
L'istinto gregario
delle allodole si manifesta durante la migrazione e
i mesi invernali, quando gruppi costituiti anche da
varie decine o centinaia di individui si soffermano
sulle stoppie e i terreni lavorati in cerca di
nutrimento; tali assembramenti sono più ricorrenti
nelle regioni meridionali italiane, caratterizzate
da inverni miti e larghe estensioni erbacee e
incolte, mentre nella Val Padana e in altri settori
dell'Italia settentrionale lo svernamento interessa
solo gli uccelli residenti o quelli discesi dalle
vicine montagne. In questa stagione la dieta delle
allodole è esclusivamente granivora, e i singoli
individui non attuano alcuna forma di difesa
territoriale; anche le manifestazioni canore sono
alquanto ridotte, limitate a brevi fraseggi di
collegamento emessi durante gli spostamenti in volo.
A terra, l'allodola si
trova a suo perfetto agio; la colorazione criptica e
"distruttiva" del piumaggio serve a proteggerla
sufficientemente dalla vista di eventuali predatori,
anche dove il substrato è povero di ripari o ne è
totalmente privo. Se necessario, sa immobilizzarsi,
o si accovaccia contro il suolo, tecniche attuate
quando il pericolo proviene dall'aria. Di fronte a
un predatore terrestre, organizza invece un attacco
collettivo, noto col termine inglese di mobbing,
portato sovente con la collaborazione di altre
specie; in altre circostanze, non esita però a
trasferirsi in luoghi più tranquilli, lanciandosi in
volo al minimo segnale d'allarme.
Il canto, per cui
questa specie è famosa, inizia a manifestarsi in
febbraio, con anticipi a gennaio. In realtà, sono
stati descritti tre tipi diversi di canto, che
corrispondono, nel maschio, ad altrettanti momenti
della fase riproduttiva: un canto aereo, eseguito
con voli circolari e prolungati sopra il territorio
già occupato da una coppia; un canto a terra, di
corteggiamento, e un canto associato a inseguimenti
aerei fra partner o con funzioni dimostrative e di
minaccia nei confronti di maschi rivali. Il più
significativo è certamente il primo: il maschio
acquartierato e già accoppiato lo emette levandosi
in un volo tremulo e spiralato fino a grandi altezze
(circa un centinaio di metri dal suolo): consiste in
un susseguirsi di gorgheggi gioiosi ricchi di motivi
imitativi, della durata di alcuni minuti, al termine
dei quali il cantore ridiscende dapprima lentamente
e ad ali distese, per tuffarsi poi rapidamente a
terra negli ultimi metri. Qui corteggia la femmina
eseguendo piccoli saltelli, facendo vibrare le ali e
rizzando il capo verso l'alto. Se qualche rivale
penetra in un territorio presidiato, il legittimo
proprietario attua comportamenti di minaccia di tipo
rituale: presenta all'avversario il becco
spalancato, solleva le ali dietro le spalle e
appoggia la coda spiegata contro il suolo; altre
volte l'attacco è portato in volo, con decisi
inseguimenti.
Avvenuta la formazione
della coppia, e dopo gli accoppiamenti, è la femmina
a occuparsi della costruzione del nido; si serve
allo scopo di una semplice depressione, del suolo,
protetta o meno da un ciuffo d'erba o da una zolla;
la modella sfregandovi il proprio corpo e quindi la
tappezza con radichette e fili d'erba. A intervalli
di circa 24 ore, di solito nelle prime ore
mattutine, depone 3-4 uova, che inizia a covare a
partire dalla deposizione del penultimo uovo. Solo
11-14 giorni sono necessari per la schiusa; i
piccoli, rivestiti di un lungo piumino giallastro
screziato di scuro, richiedono un periodo di cure
parentali al nido ancora più breve. A soli 8-9
giorni possono seguire i genitori negli spostamenti
a terra, mentre acquisiscono l'uso del volo a 3
settimane dalla nascita. Entrambi i genitori
provvedono alla loro nutrizione, apportando insetti
e larve, alimenti utilizzati anche dagli stessi
adulti durante l'intera stagione primaverile-estiva.
Ciascuna coppia può effettuare due o tre covate
annue, a partire da aprile.
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