Morfologia
Il
colombaccio... la mia caccia.
In ottobre le selve
toscane si arricchiscono di nuovi voli:
puntuali, attesi come di consueto al seguito dei
numerosi migratori autunnali, branchi via via più
consistenti di colombi invadono le zone alberate e
scendono sui campi limitrofi, dopo aver trasvolato
velocemente l'arco alpino e il settentrione
d'Italia, provenienti dall'Europa centrale.
Facilmente
riconoscibili in volo per la grande statura e
un'evidente fascia bianca lungo il bordo delle
remiganti primarie, i colombacci (Columba palumbus)
si radunano a centinaia e migliaia per svernare
nelle località più favorevoli e tranquille; si
tratterranno sino a febbraio-marzo, lasciando solo
poche coppie in loco ad espletare il ciclo
riproduttivo.
Accorto e vigile nei
confronti dei molti nemici naturali, questo
columbide divide il proprio tempo fra il riposo, ben
celato nella ramaglia delle chiome, e
l'approvvigionamento alimentare, effettuato
soprattutto nei vasti campi aperti e nelle
coltivazioni cerealicole prospicienti il bosco.
Appetisce una rimarchevole gamma di sostanze, in
larghissima misura di origine vegetale, grani e semi
di erbe selvatiche e coltivate, germogli,
radichette, foglie e parti fiorali, frutti
forestali, integrate da pochi invertebrati
terrestri; parte del cibo viene sempre trattenuta
nel gozzo per essere assimilata durante le ore di
riposo. Gli è poi indispensabile la presenza di
abbeverate sicure, che visita periodicamente, in
genere sempre agli stessi orari; il liquido è
assunto a lunghe sorsate come tipico di tutti i
columbidi, senza dover staccare il becco per
deglutire. Buona parte degli spostamenti giornalieri
vengono effettuati in piccoli gruppi, ma sui luoghi
di pastura e ancor più nei consueti dormitori
notturni possono radunarsi centinaia di individui.
Trascorso l'inverno ed
avvenuta la partenza della consistente massa dei
migranti, le poche coppie residenti si disperdono
nei settori più indisturbati per dedicarsi con molta
discrezione alla nidificazione. Il profondo tubare
dei maschi, qualche volo nuziale, a saliscendi
planati nel cielo, e i corteggiamenti "a ruota",
petto rigonfio, sul terreno, preludono
all'accoppiamento e alla scelta del sito per la
costruzione del nido, che compete al maschio. Un
modesto intreccio di stecchi, poco voluminoso,
appoggiato sulla biforcazione di un albero, ospita
normalmente le due sole uova bianche caratteristiche
un po' di tutti i Columbidi.
I giovani, ricoperti
alla nascita di un rado piumino biancastro, ciechi e
inetti, sono nutriti inizialmente con una speciale
sostanza, "latte di piccione", secreta da apposite
ghiandole nel gozzo dei genitori, più tardi
sostituita da semi e grani ammorbiditi e
predigeriti. Vengono deposte 2 o più covate annue.
Il colombaccio è
diffuso un po' ovunque in Italia come specie
nidificante e parzialmente sedentaria, sino alle
medie quote, senza raggiungere tuttavia in alcun
luogo le elevate densità che si registrano in varie
parti d'Europa; ben più numerosi restano gli
individui migratori e svernanti che dai paesi
centreuropei si portano in autunno verso il bacino
del Mediterraneo.
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