Morfologia
Mutamenti
ambientali imposti a ritmo sempre più incalzante
dall'intervento antropico, a vari livelli,
costituiscono da tempo il fattore ecologico
prioritario cui è chiamato a rispondere sul piano
adattativo un numero crescente di specie animali e
vegetali.
Sono sotto gli occhi
di tutti i rapporti di inquilinismo e/o
commensalismo che una nutrita schiera di specie
animali ha secolarmente consolidato o va instaurando
nei confronti dell'uomo: quotidiani riscontri sono
forniti tra gli uccelli da passero, storno, merlo,
balestruccio, rondone, tortora dal collare
orientale, gabbiano reale, civetta e tanti altri,
passeriformi e non.
Non mancano certamente
i rapaci, sia diurni sia notturni, a manifestare
possibilità di convivenza con l'uomo: tra i primi il
gheppio è senza dubbio quello più adattabile, meglio
conosciuto e diffuso. Di fatto, il grado di
socialità e confidenza di questa specie varia
notevolmente da zona a zona in relazione al rispetto
che le viene accordato e alle disponibilità trofiche
dei territori di caccia, collocati sempre in vaste
zone aperte o in gran parte scoperte.
Il gheppio pratica due
principali tecniche di predazione: l'aspetto, da
posatoi dominanti, e il volo surplace, di cui è un
interprete singolare ed emblematico. Per le fasi di
attesa utilizza indifferentemente tralicci dell'alta
tensione, pali e fili telegrafici, rami spogli di
alberi isolati o di margine, cornici rocciose; in
genere dedica però alla perlustrazione statica tempi
modesti, privilegiando la ricerca attiva. Saranno
proprio tali circostanze ad agevolarne il
riconoscimento in natura e in particolare le
caratteristiche figurazioni aeree, in volo librato,
cui spesso fa ricorso, note come "spirito santo".
Osserviamo il piccolo
rapace sostenersi per lunghi momenti nell'aria, a
deboli altezze (15-30 metri) interrompendo il volo
diretto, le strette ali appuntite mosse da rapidi
fremiti e sfarfallii, le timoniere dispiegate a
ventaglio per meglio mantenere l'assetto inclinato
del corpo, intento a setacciare con la vista piccole
porzioni di terreno. Individuare la preda non
significa però averne fatalmente ragione; gli
attacchi, portati con rapide scivolate o talora con
più lente e misurate discese verticali, spesso si
concludono nel nulla di fatto, co-stringendo il
falchetto a reiterati saliscendi.
Nei maschi adulti è
agevole notare la lunga coda grigia, attraversata
prima dell'apice arrotondato da una larga e unica
fascetta nera, mentre nelle femmine e nei giovani le
timoniere appaiono fittamente barrate, su fondo
rossiccio. La colorazione rosso mattone del dorso,
comune a tutti gli individui, vale poi a distinguere
con facilità il gheppio dagli altri falconidi
italiani, se si eccettua il più raro e localizzato
grillaio, presente solo nel periodo
primaverile-estivo in alcune zone centromeridionali
e insulari, a basse altitudini o presso le coste;
nei confronti di questa specie, leggermente più
piccola, dalle abitudini gregarie, sono ottimi
caratteri di distinzione la presenza di macchie
scure sul dorso nei maschi adulti e le unghie nere
anziché biancastre, elementi però di difficile
riscontro in natura.
Il gheppio cattura
prede di dimensioni modeste, tra cui rivestono
notevole importanza i roditori e altri
micromammiferi terrestri, che da soli possono
costituire in alcune zone o periodi anche il 70-80%
della quota alimentare; durante la stagione
primaverile-estiva non sono tuttavia trascurati
lacertidi, piccoli uccelli, e soprattutto gli
insetti (Ortotteri e Coleotteri), i quali
rappresentano invece la risorsa principale per il
grillaio e altri piccoli falchi essenzialmente
migratori. Il sopraggiungere dei rigori invernali e
la diminuzione delle prede obbliga buona parte degli
effettivi a portarsi più a sud nel bacino del
Mediterraneo e nell'Africa centrosettentrionale,
tuttavia non pochi individui riescono a svernare
presso o non lontano dai siti di nidificazione in
quasi tutta l'Europa: per molti aspetti la dinamica
delle varie popolazioni si avvicina a quella della
poiana, il più diffuso tra gli Accipitridi.
I siti di
nidificazione vengono rioccupati, anche dopo anni,
anche dai migratori a più esteso raggio d'azione,
con rientri dalle zone di sverno da fine febbraio ad
aprile; in tali periodi, che preludono alla
formazione delle coppie, si fanno più frequenti e
significative le manifestazioni sonore, serie di
acute grida e note stridenti, i voli roteanti, i
giochi aerei tra i partner, e aumenta l'aggressività
nei confronti di altre specie, rapaci diurni e
corvidi in particolare, scacciati dal proprio
territorio con ostinati attacchi dimostrativi.
L'ampiezza dell'area occupata si estende in genere
per qualche chilometro, tuttavia nei luoghi più
favorevoli singole coppie possono coabitare a
qualche centinaio di metri l'una dall'altra, così
come può essere alla fine tollerata la convivenza
con differenti specie (ad esempio nibbio bruno,
corvo imperiale, taccole, altri falchi rupicoli).
Come è tipico di tutti i Falconidi, il gheppio non
costruisce un proprio nido; sfrutta per la
deposizione delle uova alcune opportunità offerte
dall'ambiente: più spesso anfratti e cenge rocciose
riparate, ma anche vecchi nidi di altri uccelli
(corvidi in particolare), talvolta riadattati alla
meglio, posti su alberi, rocce, tralicci e covatoi
artificiali. Le coppie "inurbate" optano invece per
cavità murarie e cornici di torri, campanili e alti
edifici. Nell'Europa settentrionale la specie si
adatta a nidificare perfino sul terreno e in nidi
abbandonati di coniglio selvatico.
Avvenuta la scelta del
sito, ad opera del maschio, in aprile-maggio inizia
la deposizione delle uova (in media 3-6), fortemente
chiazzate di bruno-rossiccio, accudite
principalmente dalla femmina per circa 30 giorni,
mentre il partner procura il cibo per sé e la
compagna. I piccoli nascono rivestiti da un primo
piumino bianco, sostituito dopo una settimana di
vita da un secondo grigiastro, lavato di fulviccio.
Il loro grado di sviluppo può variare se la cova era
iniziata dalla deposizione del primo anziché
dall'ultimo uovo. Alimentati con prede cacciate
dapprima solo dal maschio, poi da entrambi i
genitori, acquisiscono ben presto vigore e
intraprendenza; sempre più spesso sollecitano o
accolgono gli apporti di cibo con caratteristiche
note stridenti. Dopo l'involo, a circa un mese di
vita, i giovani vengono nutriti dai genitori ancora
per alcune settimane; infine, con l'incalzare
dell'autunno, le famigliole si sciolgono.
Grazie al suo elevato grado di adattabilità, il
gheppio è il più comune uccello da preda italiano,
potendo disporre di popolazioni dislocate in tutta
la penisola, grandi e piccole isole, dal livello del
mare a oltre i 2000 metri di altitudine.
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