Morfologia
Questo
accipitride (Buteo buteo) è caratterizzato da varie
fasi di piumaggio: le parti superiori tendono
normalmente al brunastro, quelle inferiori, al
contrario, mostrano una mescolanza di colori chiari
e scuri, ora con macchie a "goccia", ora con larghe
barrature trasversali; alcuni individui poi sono
completamente bruni anche disotto, per cui è quasi
impossibile individuare un abito distintivo. La
coda, corta e tenuta sovente allargata, è provvista
di una decina di bande trasversali scure, carattere
che la differenzia dalle specie affini e dal falco
pecchiaiolo. Non vi è differenza tra i sessi, se non
una corporatura lievemente maggiore nella femmina,
così come identici sono gli abiti stagionali. In
Sardegna e Corsica vive una sottospecie più piccola,
con parti inferiori tendenti al fulvo e segnate da
un gran numero di striature scure.
Posata su di un ramo,
un palo o una roccia, la poiana può apparire goffa,
ma in volo si riscatta ampiamente e sa esprimere
tutte le doti di un perfetto veleggiatore: intercala
tratti di volo battuto a lunghi volteggi, sostenuti
solo dalle correnti ascensionali, ali piegate verso
l'alto, coda a ventaglio. Nel periodo riproduttivo
accompagna queste evoluzioni con un fischio forte e
miagolato. Con l'ausilio di una vista acutissima
individua, di solito da un posatoio strategico, i
piccoli roditori, sue prede preferite. La dieta
alimentare viene integrata anche con anfibi,
rettili, uccelli, grossi insetti e perfino con resti
di animali in decomposizione.
I rappresentanti del genere Microtus sono le vittime
più ricorrenti, seguiti da altri piccoli mammiferi
del genere Arvicola, Talpa, Crocidura, Sorex,
Apodemus. Ove abbondanti, i conigli selvatici
vengono predati frequentemente, così come giovani
lepri e più scarsamente scoiattoli e donnole.
Considerando un
bisogno medio giornaliero di circa 150 grammi di
cibo, e che la dieta è composta per i due terzi dai
topi campagnoli, balza subito all'occhio
l'importanza di questo rapace nel controllo delle
loro popolazioni. L'abbondanza delle prede usuali
condiziona sia le presenze invernali che la densità
delle coppie nidificanti che, negli ambienti
accidentati più favorevoli, possono raggiungere il
numero di 5-7 su 10 chilometri quadrati.
Per nidificare si
installa preferibilmente nelle zone boscose
bassomontane e collinari (soprattutto ai loro
margini), costretta ad abbandonare molti distretti
della pianura resi inospitali dai diboscamenti e
dagli avvelenamenti agricoli. Sui monti sale fino a
circa 1800-2000 metri e costruisce il nido sulle
ultime conifere aggrappate alle pareti rocciose o
addirittura sui cespugli e sulla nuda roccia. La
maggior densità si nota al di sotto dei 1000-1200
metri, nelle zone boscose intervallate da ampi spazi
aperti.
Il nido sugli alberi
si trova in genere tra gli 8 e i 20 metri (2-33), e
spesso viene rioccupato anno dopo anno, per cui le
dimensioni possono divenire ragguardevoli (fino a
180 centimetri di diametro e 120 di altezza). La
stagione riproduttiva inizia di solito in marzo e,
dopo 20-30 giorni impiegati nella costruzione della
dimora, vengono deposte 2-3 uova (raramente 1 e 4),
nella prima quindicina di aprile.
L'incubazione è
compito di entrambi i genitori e si protrae per
33-35 giorni (per uovo), mentre i piccoli nati,
inizialmente nutriti e riparati dalla femmina, sono
in grado di volare dopo poco meno di due mesi.
L'indipendenza assoluta viene guadagnata non prima
di altri 40-55 giorni. La maturità sessuale è
raggiunta al terzo anno di vita, raramente al
secondo. Il record di longevità in natura spetta a
un individuo inanellato campato ben 25 anni e 4
mesi.
In Italia la
sottospecie tipo è stazionaria e nidificante in
tutti i luoghi boscosi adatti, dal livello del mare
fino ai monti, del continente e delle grandi e
piccole isole (in queste ultime si riproduce lungo
le coste rocciose). La densità nelle varie parti
dell'areale non è uniforme, e dipende dalle
caratteristiche ambientali e dalla disponibilità di
prede.
|