Morfologia
Questo
piccolo galliforme, appartenente alla famiglia dei
Fasianidi e originario delle steppe erbose, si è
adattato a vivere nelle zone intensamente coltivate
e, anche se non trova più la prosperità di un tempo,
è ancora presente qua e là in tutto il paese, dalla
pianura ai monti, fino a circa 2000 metri di
altitudine. Oltre che per le forme compatte e
arrotondate, la quaglia si riconosce per l'abito
brunastro, letteralmente segnato di chiaro e di
scuro: un cromatismo che la rende perfettamente
mimetica, soprattutto nelle parti dorsali, che
possono in parte ricordare quelle del beccaccino. La
livrea, identica nelle varie stagioni, è soggetta a
numerose variazioni individuali, più accentuate
sulla gola e sul dorso. Il maschio si differenzia
dalla femmina per un bavaglino bruno o rossastro,
segnato nel centro di nero, mentre i giovani hanno
tinte più slavate e parti pettorali più decisamente
segnate di scuro. Il capo è piccolo, la coda corta e
le zampe sono sviluppate e sprovviste di sperone. La
muta completa si svolge tra giugno e settembre, con
ricorrenti ritardi fino a dicembre. La quaglia se ne
sta sempre ben celata nel folto della bassa
vegetazione, ove svolge ogni sua attività.
Disturbata corre velocemente sul terreno,
destreggiandosi a meraviglia tra l'intrico delle
erbe. Timida e diffidente, s'invola solo se
costretta, e si rimette a breve distanza; il volo è
radente, lineare e poco veloce, con battiti d'ala
poco profondi.
Solo durante la
migrazione, quando il volo è l'unico mezzo di
locomozione, il suo procedere è più sostenuto e può
raggiungere perfino punte di 90 chilometri all'ora:
la velocità media nella lunga traversata del
Mediterraneo è stata calcolata in circa 70
chilometri orari, e alcuni osservatori l'hanno vista
perfino posarsi in mare e riprendere direttamente il
volo dalla superficie dell'acqua.
La dieta alimentare si
basa su piccoli grani raccolti sul terreno, mentre,
in primavera e in estate, insetti, larve ed altri
invertebrati terrestri forniscono alla prole le
proteine animali necessarie alla crescita.
L'ingestione di numerose pietruzze, usanza comune
agli appartenenti allo stesso gruppo sistematico,
favorisce la frantumazione e la digestione del cibo
più coriaceo.
La stagione
riproduttiva inizia alla fine di aprile, non appena
i maschi si sono installati decisamente nei
territori più favorevoli e hanno sfoderato le loro
doti canore, particolarmente attive durante le
nottate tranquille. Le femmine rispondono con
pigolii bisillabici, discreti e di tono dolce, e si
fanno corteggiare dai maschi che girano loro attorno
con il piumaggio tutto arruffato e con del cibo nel
becco.
Il nido rudimentale viene posto in una fossetta del
terreno, ben celato tra la folta copertura erbacea,
in ambiente né troppo arido e pietroso né troppo
umido. In maggio vengono deposte di solito da 7 a 14
uova (e perfino 18) giallastre, pesantemente
macchiate di scuro, che schiudono dopo
un'incubazione di 17-20 giorni.
La femmina, che si è sobbarcata da sola il compito
della cova, si prende poi cura dei pulcini, in grado
di compiere i primi voletti già a 10-12 giorni; da
questo momento e per altre 5-6 settimane tutti i
componenti della famiglia rimangono riuniti e
formano gruppetti monofamiliari. La specie è
monogama nei territori scarsamente abitati, ma vive
in promiscuità in quelli densamente popolati.
Spiccatamente migratrice, la quaglia, a partire dal
mese di agosto, si porta a svernare in Africa; con
voli notturni si concentra nelle parti costiere
settentrionali e, più sensibilmente, nelle savane
comprese tra il bordo meridionale del Sahara e
l'Equatore.
In Italia è
nidificante nelle aree coltivate, pianeggianti e
collinari, del continente e delle isole maggiori; un
certo numero di coppie frequenta anche gli incolti,
le steppe e i margini delle zone umide. Sugli
altopiani e sui monti la nidificazione è più scarsa,
ed è stata accertata fin verso i 2000 metri di
altitudine. La migrazione prenuziale si svolge dalla
metà di marzo alla metà di maggio ed i contingenti
giungono seguendo una direzione obliqua, da sudovest
verso nordest, spesso sostenuti da un vento alle
spalle.
In autunno, a partire dal mese di agosto e con
ritardi fino ad ottobre-novembre, si susseguono le
partenze che, per una parte delle popolazioni
dell'Europa centrale, si snodano per vie diverse da
quelle dell'andata: non più attraverso il ponte
naturale tunisino-siciliano, ma lungo la penisola
iberica, fino allo Stretto di Gibilterra; una vera e
propria migrazione "circolare". Durante l'inverno
una piccola parte dei contingenti nidificanti si
sofferma in loco, sfidando i rigori della cattiva
stagione: sono le quaglie delle regioni meridionali,
della Sicilia e della Sardegna. Al nord tali
presenze sono del tutto occasionali. In questi
ultimi decenni la specie è diminuita ovunque, in
particolare nelle aree più intensamente coltivate.
|