Il tordo sassello

 

Ordine

Famiglia

Sottordine

Genere

Specie    

Passeriformi

Turdidae

Oscines

Turdus

T. iliacus

Uccelli

Nomi dialettali: tord rusciòl, rusciòl, stridirèl

clicca per ascoltare il canto

 

 

 

Descrizione: ha dimensioni medio-piccole, forme piuttosto slanciate, becco robusto, coda di media lunghezza e quadrata, tarsi lunghi. In entrambi i sessi il piumaggio è di colore bruno-olivastro scuro nelle parti superiori, bianco-fulvo striato di scuro nelle parti inferiori, sopracciglio crema, fianchi e ascellari castani, coda marrone scuro con punta delle piume bianco-fulvicce. Lunghezza cm. 21-22, peso gr. 50-75.

Habitat: frequenta boschi montani e collinari, parchi e, al di fuori del periodo della riproduzione, pascoli, zone coltivate, terreni in prossimità di zone umide. In Italia è di passo in ottobre-novembre e in febbraio-marzo; è svernante.

Riproduzione: la stagione riproduttiva è compresa tra metà maggio e luglio. Il nido viene costruito su alberi e cespugli o sul terreno, utilizzando erbe e stecchi intrecciati e cementati con fanghiglia; talvolta viene guarnito con muschio. La femmina depone 5-6 uova, che vengono incubate anche dal maschio per circa 13 giorni; i nidiacei sono accuditi da entrambi i genitori per 2-3 settimane. Depone due volte all'anno.

Alimentazione: si ciba principalmente di insetti e loro larve, molluschi, bacche e frutti selvatici.

Caccia: cacciabile.

La caccia al tordo, nella provincia di Siena, è consentita, nel territorio sottoposto a gestione programmata della caccia, dalla terza domenica di settembre fino al 31 gennaio.

 


 

Morfologia

 

Fra gli ospiti abituali dell'abetina un ruolo di preminenza spetta certamente ad alcuni rappresentanti del genere Turdus, che soprattutto attraverso il canto primaverile, prorompente e variamente musicale, segnalano la propria presenza.

Il loro habitat d'elezione è il bosco fresco e umido, alternato a pascolo e radure, di conifere pure o miste, a quote comprese fra i 900 e i 1600-1700 metri; tuttavia possono localmente nidificare a quote inferiori, tra le caducifoglie, oppure spingersi verso il limite superiore degli alberi, fra i larici.

 

Nella loro dieta figura una notevole varietà di invertebrati terrestri (lombrichi, molluschi, insetti, larve e piccoli artropodi), integrati, soprattutto nei mesi autunnali ed invernali, da bacche e frutti succosi di numerosissime essenze, tanto selvatiche che coltivate.  

Restio a uscire allo scoperto, il tordo preferisce sovente trovare il cibo nei sottoboschi ombrosi, sulle lettiere, abile a stanare vermi, chiocciole e lumache anche da sotto le pietre, contro le quali può talora infrangere eventuali gusci calcarei troppo resistenti.
Il periodo di nidificazione si protrae da marzo-aprile a luglio; sono deposte in genere due covate, in voluminosi e consistenti nidi fabbricati dalle sole femmine contro solide biforcazioni, normalmente di una pianta resinosa, fra 1 e 4 metri di altezza.

 

Del tutto caratteristico e inconfondibile si presenta il nido del tordo, il quale deposita all'interno della coppa, intessuta di rametti, muschio e licheni, un impasto costituito da trucioli di legno, argilla e saliva, che una volta essiccato assume l'aspetto e la consistenza del cartone. Dopo l'involo dei giovani, le famigliole restano a lungo riunite. La specie possiede una frazione di popolazioni sedentarie o al più dispersive verso il piano e i fondivalle durante la cattiva stagione, cui si sommano nei periodi post e prenuziali cospicui contingenti di individui migranti e che si portano a svernare più a sud, con provenienza locale o da vari settori dell'Europa centrale e settentrionale; si osservano allora comunemente frequentare ambienti diversificati, sia collinari che pianeggianti, soprattutto coltivi ricchi di siepi e filari alberati, orti, frutteti, vigneti e oliveti, parchi: tali nicchie, che rivestono nel nostro paese una rilevanza quasi esclusivamente trofica, rappresentano invece in altre zone dell'Europa nordoccidentale anche un'abituale scelta riproduttiva.

 

La loro diffusione in Italia, in qualità di specie nidificanti, è massima e più omogenea sulla catena alpina, mentre sull'Appennino la distribuzione si fa più discontinua e frammentaria.