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Canti Epico-Lirici
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Da questi canti appare evidente lo spaccato sociale in cui si innervano: ed è il mondo, povero e favoloso ad un tempo, dei mezzadri radicati alla propria terra come alberi e intricati de una drammatica rete di sentimenti negativi. In conclusione, il canto epico-lirico, per la sua ripetitività strofica e per i suoi contenuti spesso "fuori dal tempo" rimane la forma più poetica e radicata, insieme al canto monostrofico che si caratterizza in senso opposto, del folclore popolare, per cui è evidente la sua origine autoctona e accentrata.
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Donna Mondana
« Donna mondana, perché non mi ami? »
« Dammi del nero che sarà me', dammi del nero che sarà me'
Cosa ha fatto questo vino che intorbidiè che intorbidiè"
Saranno i tuoni di l'altra sera che intorbidiè che intorbidiè"
Risponde un bimbo di nove mesi: "Oh babbo non ber che c'è il velen, che c'è il velen"
E poi quando l'ebbe bevuto un gran male si sente morì "E prendetelo l'ago e l'anello per cucirli lo cappuccin, per cucirli lo cappuccin;
punti lunghi e ben tirati che ci vada lo poco fil, che ci vada lo poco fil".
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La Pastora
« Buon dì e buon giorno mia bella pastora
».
andrebbe bene al suo bel dossin;
« E' tredici anni che fo la pastora vestiti a garbo non ho mai porta; mio bel cavaliere, si tiri più in là ».
mia bella pastora, le vuole gradi? »
« E' tredici anni che fo la pastora scarpine a garbo non ho mai porta. Mio bel cavaliere, si tiri più in là ».
andrebbe bene al suo bel capin; mia bella pastora, lo vuole gradi? »
« E' tredici anni che fo la pastora
andrebbe bene al suo bel ditin;
« E' tredici anni che fo la pastora anelli in dito non ho mai porta; mio bel cavaliere, si tiri più in là ».
perché riconosca so' il tuo fratellini » |
In do' stetti iersera
« In do' stetti iersera,
caro figliolo,
Caro mio padre,
« Nel tegamin dell'olio. Caro mio padre, il mio cuore sta mal,
ma male mi sta.
« In do' te la chiappò, caro figliolo, ricco tesoro, s
avio e gentil?
il mio cuore sta mal,
ma male mi sta.
caro figliolo, ricco tesoro, s
avio e gentil?
Caro mio padre, il mio cuore sta mal,
ma male mi sta.
caro figliolo, ricco tesoro,
savio e gentil. |
« Che lasci tu a tua madre, caro figliolo, ricco tesoro, s
avio e gentil?
Caro mio padre, il mio cuore sta mal,
ma male mi sta.
ricco tesoro,
savio e gentil?
il mio cuore sta mal,
ma male mi sta.
« Che lasci tu al fratello, caro figliolo, ricco tesoro,
savio e gentil?
il mio cuore sta mal,
ma male mi sta.
ricco tesoro,
savio e gentil?
il mio cuore sta mal,
ma male mi sta.
ricco tesoro,
savio e gentil?
il mio cuore sta mal,
ma male mi sta. |
Il Pecoraro
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La Violina
Oh Violina chi te l'ha tinto il viso? oh babbo mio sono state le more.
oh babbo mio la capra li ha mangiati.
oh babbo mio il lupo l'ha mangiata.
oh babbo mio la neve li ha coperti.
oh babbo mio il sole l'ha distrutta.
vecchio coglione t'ha' andare a vedere. |
Non è propriamente un canto narrativo, il Goni lo colloca fra le filastrocche, il Fornari fra i canti a dialogo, ecc. Ma la sua
sostanziale storicità (il trapasso fra due generazioni) lo rende
omogeneo ai testi che lo precedono. |