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Castelnuovo dell'Abate
Castelnuovo dell'Abate è un piccolo borgo medioevale sopra una piccola collina a circa 10 km da Montalcino, nel cui territorio comunale sorge.
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Il paese, già piccolo castello fortificato medioevale, prende l'appellativo "dell'Abate" dalla decisione dell'abate dell'Abbazia di Sant'Antimo di costruirvi un suo palazzo all'interno del circuito murario. Poi, quando nel 1462 l'abbazia fu soppressa per volere di Papa Pio II, il palazzo degli abati passò al Vescovo di Montalcino ed il palazzo fu soprannominato "Palazzetto del Vescovo". Quando, con l'Unità d'Italia, Montalcino divenne un comune, il paese di Castelnuovo dell'Abate entrò a far parte di esso come frazione geografica. Attualmente l'economia del piccolo borgo è basata soprattutto sul turismo (data la vicinanza - 0,5 km ca. - con l'Abbazia di Sant'Antimo) e sull'agricoltura (è in questa zona che viene prodotto il famoso Brunello di Montalcino. La pieve dei Santi Filippo e Giacomo è la chiesa principale del paese e sorge al centro dello stesso e dà sulla piazza del borgo con la graziosa facciata in blocchi di travertino con un piccolo rosone circolare al centro di essa. All'interno della chiesetta si trovava, sino agli anni ottanta del Novecento la statua lignea medioevale della Madonna col Bambino, patrona del paese, attualmente nell'abbazia di Sant'Antimo. Il Palazzetto Bellanti si affaccia sulla via principale del paese, via Borgo di Mezzo, che lo percorre da nord a sud. La bella facciata in mattoncini è suddivisa in tre fasce orizzontali da due piccoli cornicioni in pietra locale: nella fascia inferiore si trovano il portone con la cornice in bugnato e due finestre; in quella mediana, ovvero quella corrispondente al primo piano, ci sono cinque grandi finestre rettangolari bordate anch'esse in pietra; la fascia superiore, invece, presenta soltanto cinque finestrelle quadrate. L'abbazia di Sant'Antimo è il monumento più importante del paese e sorge nella piccola vallata che si trova di fronte ad esso.
La leggenda fa risalire la fondazione
dell'imponente abbazia a Carlo Magno e un documento ancora esistente ci
dice che Lodovico il Pio nell'813 le concesse privilegi. Nella prima
metà del sec. XII però la chiesa fu tutta rifatta ed è quella che oggi
vediamo. Il monastero soppresso nel 1400 da Pio II, ci mostra avanzi
delle sue mura perimetrali e della sala capitolare. La cripta dell'odierna chiesa è piccolissima, ma più ampia e importante ne troviamo un'altra sotto l'aula adibita un tempo a uso di sagrestia; forse la chiesa primitiva del periodo carolingio. Il campanile è quadrato e di forme lombarde. Tutto il paramento interno ed estemo è di travertino, ma per i capitelli e per la decorazione architettonica fu usato l'alabastro delle vicine cave di Castelnuovo. La facciata, con tracce di quattro grandi arcate cieche e di un portico, che forse non ebbe mai una sistemazione definitiva, ha un portale, di poco posteriore, in forme romaniche quasi francesi. Ma se l'influenza oltremontana si manifesta in particolari costruttivi, nell'icnografia e perfino nei capitelli, altri caratteri nella decorazione architettonica attestano, secondo il Toesca, l'opera di maestri lombardi e di quelli che lavorarono in molte pievi rurali di Toscana. Un grande crocifisso, intagliato in legno (sec. XII), "ricorda l'arte oltremontana francese".
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