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Dizionario Geografico, Fisico
e Storico della Toscana (E. Repetti)

 

S. QUIRICO A IN VAL D'ORCIA, già S. QUIRICO IN OSENNA. - Terra già Castello che ha dato il titolo ad un marchesato granducale con antica pieve (SS. Quirico e Giuditta) ora Collegiata, Capoluogo di Comunità e di Giurisdizione stata nella Diocesi di Pienza, ora di Montalcino, anticamente di Arezzo, Compartimento di Siena. Risiede sopra una collina tufacea che si alza 750 braccia sopra il livello del mare, lungo la strada postale Romana alla XXVII pietra migliare da Siena che resta al suo scirocco (67 miglia toscane da Firenze) fra la città di Pienza e quella di Montalcino, la prima 5 miglia toscane a grecale la seconda 6 miglia al suo ponente, fra la posta di Torrenieri che è quasi quattro miglia a maestrale e quella della Poderina che dista egualmente dall'opposto lato.
La memoria superstite più antica della chiesa battesimale di San Quirico in Val d'Orcia, già detta S. Quirico in Osenna, rimonta al principio del secolo VIII. Imperocché era cotesta una delle pievi situate fino d'allora dentro i confini del contado senese, ma dipendente per l'ecclesiastico dal diocesano di Arezzo, quando i servi che accompagnavano in visita il vescovo aretino, stando nella pieve di Pacina in Val d'Arbia uccisero un giudice residente in Siena per interesse di Ariberto re de'Longobardi. Accadeva ciò intorno all'anno 712 poco innanzi che succedesse ad Ariberto il re Liutprando, il quale per terminare la lite che il fatto tragico di Pacina aveva promosso rispetto a molte parrocchie della diocesi di Arezzo che il vescovo di Siena pretendeva sue, perché situate nel territorio sanese, fu dal nuovo re Liutprando spedito a Siena Ambrogio suo maggiordomo, il quale investito della regia facoltà proferì sentenza in favore della chiesa aretina, sentenza che venne poscia nel marzo dell'anno 715 confermata in Pavia dallo stesso re Liutprando. Sennonché a quei giudicati non si acquietò Adeodato vescovo di Siena, il quale tosto reclamò in appello davanti ad altro tribunale.
Fu concessa la domanda fatta a quel re, il quale nominò il notaro e giudice Gunteramo affinchè istituisse in Siena un rigoroso esame di persone probe, avanzate in età tanto del ceto ecclesiastico come secolare per venire in chiaro dello stato e dipendenza antica di quelle parrocchie che i vescovi senesi pretendevano sue. Cotesto esame giuridico fu eseguito con tutta solennità nella corte regia di Siena, dove fu deliberata la sentenza sotto dì 20 giugno dell'anno 715, ed anch'essa favorevole ai vescovi di Arezzo. Cotesto terzo giudicato ricevè il suggello di una solenne sanzione 15 giorni dopo da un sinodo di quattro vescovi (di Fiesole, Firenze, Lucca e Pisa) e di nove teologi adunati nella chiesa plebana di S. Genesio a Vico Wallari sotto Sanminiato, e finalmente anche cotesta sentenza ricevè il regio exequatur in Pavia dallo stesso re, alla presenza di Teodoro vescovo di detta città, di varj preti, del duca Audualdo, di Ratberto maggiordomo e di molti cortigiani.

Fra le pievi controverse essendovi anche questa di S. Quirico in Osenna dovettero esaminarsi più testimoni del luogo, e fra essi un prete anziano ed un vecchio chierico, i quali giurarono che la pieve in Osenna, benché dentro il contado senese, era sottoposta al diocesano di Arezzo. - La stessa controversia fu riaccesa più volte nel 752, nel 783, nell'801, 853, 881, 1029, 1070 e 1104, e quasi sempre con la vittoria dei vescovi aretini, fino a che tentati nuovi reclami sotto i pontefici Alessandro III e Onorio III, quest'ultimo con bolla data in Viterbo lì 27 maggio 1220 emanò sentenza finale a favore della chiesa e diocesi aretina. Una delle più antiche carte archetipe scritta nella pieve di S. Quirico in Osenna corrisponde alla data del marzo 825. [...]

[...] La pieve de' SS. Quirico e Giuditta insieme con le sue chiese filiali e territorio fu staccata dalla diocesi di Arezzo e con bolla del Pontefice Pio II del 29 gennajo 1463 data alla nuova di Pienza, finché da Clemente XIV con bolla del 15 giugno 1772 fu staccata dalla diocesi pientina per assegnarla a quella di Montalcino. Cotesta collegiata è formata di 7 canonici compreso il proposto che è la prima dignità, mentre l'arcidiacono (che tale era
il titolo antico del pievano di S. Quirico) fa le funzioni di primo parroco. Fra i canonici superstiti il primo è di diritto
parroco della seconda cura di S. Maria in San Quirico ed un altro canonico fa da maestro di scuola eletto dal magistrato
comunitativo.
L'architettura della facciata della collegiata è gotica italiana con sculture alla porta figuranti leoni che sorreggono lunghe colonnine di pietra lumachella, intorno alle quali figura attorcigliato un serpentone scolpito nello stesso pezzo di masso. Nell'interno del tempio, rinnovato dal Card. Flavio Chigi, esistono pitture di Matteo di Giovanni e del Casolani. Nella vicina compagnia vi è un quadro assai malandato del Sodoma. [...]

 

 

La Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta

 

Nelle sue 'Memorie' del 990-994, Sygerico - l'arcivescovo di Canterbury che percorse la Via Francigena da Roma fino alla sua Patria - la chiama 'S.ce Quiric'. La località non può essere immune dall'ammirazione che suscita in chi la percorre. Il paesaggio che conduce nella Val d'Orcia è incantevole e instancabilmente attraente, con le sue spettacolari colline ondulate, i cipressi come sentinelle fuori dal tempo, a coronare pievi o antiche dimore isolate, stradine solitarie da cui sbucano improvvisi borghi medievali sperduti nel verde, ettari di vigneti e di oliveti centenari.

Per chi arriva a San Quirico da Siena, la collegiata dei Santi Quirico e Giulitta appare subito mostrando le sue più suggestive forme romanico-gotiche modificate sul finire del Duecento.

Si erge in posizione sopraelevata, non lontano dalla porta principale della cittadina. Sorge su una precedente costruzione paleocristiana, la pieve di Osenna (VI secolo) ed è datata al XII secolo. La dedicazione della città è al santo bambino Quirico, morto a soli tre anni, insieme alla madre Giulitta, sotto le persecuzioni cristiane di Diocleziano del 304 d.C. Il bimbo avrebbe potuto essere risparmiato ma disse di voler morire con la madre e così il governatore lo afferrò per le gambe e sbattè la sua testolina contro i gradini del tribunale. Qui sorse un luogo di culto dedicato a lui, divenuto in seguito Santo.

La chiesa presenta caratteri di transizione tra romanico e gotico, con aggiunte barocche; ha impianto a croce latina, con transetto sporgente, i cui bracci sono dotati di absidiole poligonali. L'abside che concludeva la navata fu sostituito da una cappella quadrilatera.

Nella sobria facciata coronata da archetti sestiacuti si apre un grandioso portale costruito in pietra arenaria e travertino di Bagno Vignoni. Nell'architrave del portale, due coccodrilli (alati) con zampe solo anteriori, si affrontano in quella che pare una lotta per una preda. Dall'esemplare destro, a metà circa, fuoriescono due teste serpentiformi rivolte in direzioni opposte. La coda dell'animale disegna una forma a spirale. L'animale di sinistra ha anch'esso lo stesso motivo alla coda, ma sopra e sotto il suo addome vi sono elementi delicati (rosette e...?) disposti alternativamente (in totale otto elementi). Una scultura di grande effetto e ben conservata. Immediatamente sopra qsi trova un fregio cromaticamente più chiaro, che raffigura (nel particolare) due sirene che teneramente stanno accostate con le teste.

Fasci di colonnette annodate, poggianti su leonesse, ne sostengono il protiro ad arco, affiancate da atre colonnette che ne evidenziano la strombatura; creature mostruose in lotta appaiono sul bassorilievo che decora l'architrave; sovrasta tutto un occhio con rosone a ruota.

A chi entra nel borgo da meridione, lungo la strada principale, la chiesa appare di fianco: una piccola cariatide dall'inquietante ghigno adorna una delle due bifore mentre altre cariatidi poggianti su leoni sostengono il protiro cuspidato di un altro portale, sempre di tipo lombardo, della seconda metà del Duecento, con caratteri riferibili alla scuola di Giovanni Pisano.

" hoc opus est tempore domini locti archipresbiteri A. D. MCCLXXXXVIII " è la scritta incisa sull'architrave del terzo portale, dai forti caratteri gotici, che si apre all'altezza del transetto: qui, all'interno, dove il rococò ha coperto in gran parte il romanico, sono lo splendido trittico ligneo di Sano di Pietro e le tarsie del coro del Barili, realizzate sul finire del Quattrocento per il Duomo di Siena.

Nel 1644 la pieve fu promossa a collegata. Nel 1724-1733, su disposizione del cardinale Anton Felice Zondadari, il vecchio campanile fu abbattuto per far posto a uno nuovo, e l'interno della chiesa fu rimodellato in stile barocco.
Nel 1749 i seggi del coro furono restaurati. Erano stati realizzati dall'artista senese Antonio Barili per la Cappella di San Giovanni Battista nella Cattedrale di Siena, successivamente dismessi e poi acquistati dal marchese Chigi nel 1644. Solo 7 dei 19 pannelli realizzati dal Barili sono ancora presenti: gli altri, ad eccezione dell'autoritratto dell'artista successivamente trasportato a Vienna, sono andati perduti. Fra il 1798 e il 1806 fu realizzato un nuovo campanile. Nel 1878 fu realizzato un pulpito in stucco, successivamente trasferito nella chiesa della Madonna di Vitaleta. Successive modifiche alla chiesa furono effettuate nei lavori di restauro dopo la Seconda guerra mondiale.

Per quel che riguarda gli interni, a sinistra dell'altar maggiore si trova la grande pala d'altare quattrocentesca con la Madonna col Bambino, gli Angeli e i Santi (fra i quali San Quirico) su uno sfondo dorato, attribuita a Sano di Pietro. Nella lunetta, invece, sono rappresentati la Resurrezione e la Discesa di Cristo al Limbo. Sulla predella sono dipinti lo stemma del Comune di San Quirico e cinque episodi della Vita della Madonna. Sul pavimento a sinistra della navata, all'ingresso della chiesa, si trova invece la tomba del principe Enrico di Nassau, morto nel 1451. La parte visibile dell'organo è in stile veneziano ottocentesco e con fregi e decorazioni di oro puro. Fu trasferito qui dall'Abbazia di Monteoliveto nel 1810. Sul lato sinistro della navata si trova la Cappella del Suffragio, di realizzazione più recente. Contiene un affresco staccato del primo Cinquecento noto come la Madonna della Mela o Madonna delle Grazie, attribuito a Girolamo di Benvenuto, e il dipinto di Rutilio Manetti che rappresenta la Madonna del Rosario che salva una ragazza dall'annegamento (inizio del XV secolo).

 

 

 

 

 

 

Alcuni particolari esterni della Collegiata

 

 
     
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