È difficile capire la terra di Siena, senza ricordare che essa era curata, palmo a palmo, da sole a sole, da migliaia di famiglie di contadini mezzadri che vivevano nelle case sui 'poderi', che mangiavano quasi esclusivamente quel che producevano nell'orto, nel campo (grano, vite, olivo), nel pollaio e con l'allevamento del maiale, che si spostavano raramente da lì.

Solo i capofamiglia (capocci) con alcuni dei maschi di casa andavano a piedi alle fiere e ai mercati.

La grande famiglia contadina, composta di più nuclei e più generazioni che vivevano insieme, stava sul podere nella casa colonica - un complesso che comprendeva le camere, la grande cucina comune col focolare, il granaio e la dispensa, la stalla, il porcile, il forno e talora il colombaio - si incontrava con le altre famiglie la domenica in Chiesa, talora 'a veglia' - la sera - dove si raccontavano storie, fiabe, pettegolezzi, si giocava a carte o si beveva del vino, e i giovani tentavano i corteggiamenti.

Ci si incontrava in grande invece per i matrimoni, e poi per i lavori della mietitura e trebbiatura, o per la vendemmia, quando ci si aiutava tra vicini e si chiamavano anche altri lavoratori che venivano spesso dalle zone più povere della montagna. La vita dei contadini e il paesaggio ch'essi plasmarono con il loro lavoro, sotto la direzione dei fattori, e sotto regole di vita e di divisione dei prodotti stabilite dai proprietari (spesso aristocratici cittadini), che prevedevano in genere il versamento al padrone della metà dei prodotti e degli 'utili' del bestiame, è stata dipinta da molti pittori (dal paesaggio del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti, fino alla pittura macchiaiola e Fattori) ed è stata descritta da molti grandi scrittori, ma la terra di Siena ha avuto pagine soprattutto di Federigo Tozzi, forse uno dei più grandi narratori del nostro Novecento.

 

"Il podere era bello: ci si trovava una dolcezza che invogliava a starci: cinque cipressi, in fila, dietro il muricciolo dell'aia: e poi tutto pieno d'olivi e di frutti. L'appezzamento pianeggiante era di una terra scura e rossiccia; il resto tufo asciutto e sodo, quasi giallo. A primavera, meno il lavorato con l'aratro o con la vanga, doventa cento verdi; e l'autunno ci metteva un bel pezzo a scolorirli."

 

La base della civiltà contadina dei mezzadri era il CALENDARIO basato sui cicli agrari e sui cicli festivi, e sull'uso del computo delle fasi lunari per le coltivazioni. Il calendario dell'anno e delle stagioni vedeva intrecciarsi i tempi dei lavori.

L'altro TEMPO della civiltà contadina era quello del ciclo della vita, il tempo cioè delle nascite e delle morti, dei fidanzamenti e dei matrimoni.

Tutte scadenze per le quali una società con così poche risorse rispetto ad oggi cercava di essere pronta, risparmiando, preparandosi per tempo, in modo da celebrare sempre con ampiezza di beni alimentari, e la presenza di tanta gente. Il ciclo festivo dell'anno si basava sulle grandi feste religiose e su quelle patronali e delle pievi di campagna, con esso si connetteva il tempo delle fiere e dei mercati.
La modalità fondamentale della festa era mangiare meglio, lavorare meno, stare insieme, seguire una processione o la banda, cantare nel coro della chiesa, servire nei panni di una Confraternita, ascoltare un 'bruscello', andare a fare una merenda sul sagrato di una chiesa di campagna o in un bosco. Ma in generale la festa coincideva con la possibilità di mangiare meglio, bere meglio e dare controllata libertà al piacere della socievolezza (canti, scherzi, battute, stornelli e canti improvvisati in ottave, corteggiamenti, racconti).

Il matrimonio rappresentava, a pieno, uno di quei momenti di TEMPO: di svago di meno lavoro e di mangiar meglio, con canti, balli e stornelli.

Bettolle ci propone tutti gli anni, all'interno della manifestazione "la Valle del Gigante Bianco" (si tratta della più grande manifestazione dedicata alla razza chianina nella sua zona di origine), la Rievocazione Storica del Matrimonio Contadino negli anni 50. Una festa che ripropone al meglio la gioia di stare insieme e il rivivere in semplicità quei momenti ormai lontani.  
 

 

 

Immagini