Morfologia
Il
corpo è fusiforme e la bocca, non protrattile,
possiede diverse paia di barbigli, che nel pesce
gatto sono quattro. Gli occhi, piccoli, sono situati
piuttosto vicini alla bocca. Questa molto ampia, è
armata da piccoli denti, disposti in più serie sulle
mascelle. I barbigli che si dipartono dalla mascella
sono molto lunghi e superano addirittura l'apertura
branchiale. Gli altri barbigli si originano dai fori
nasali posteriori, dagli angoli della bocca e dalla
mandibola. La pinna dorsale è sorretta da 8-9 raggi
dei quali il primo, molto appuntito, ma fine e non
dentellato, è spiniforme; a questa fa seguito una
seconda dorsale adiposa, e come tale completamente
priva di raggi. Le pettorali poste appena
anteriormente alla prima dorsale, hanno 9-10 raggi,
ed il primo, come nella dorsale, è spinoso, sempre
molto acuto, ma più robusto e posteriormente
dentellato. La pinna anale, la più estesa di tutte,
ha 15-20 raggi molli e termina al medesimo livello
della dorsale adiposa.
Le ventrali non molto
grandi, sono molto in basso, ed iniziano dopo gli
ultimi raggi della dorsale. La pinna caudale che si
stacca da un peduncolo ben evidente e piuttosto
tozzo, ha il margine esterno con una concavità
appena accennata. Il colore del corpo è
fondamentalmente scuro ma l'intensità del tono può
essere diversa a seconda dell'ambiente; il ventre è
molto chiaro ed ha evidenti sfumature giallastre.
Nelle acque italiane,
dove il pesce gatto è stato introdotto all'inizio di
questo secolo dal Nord America, questo animale si è
ambientato molto bene e può raggiungere le
dimensioni di mezzo metro di lunghezza e di due
chili di peso. Le sue abitudini sono
preferenzialmente notturne, e la sua voracità fa si
che qualsiasi cosa gli riesce gradita; pertanto è un
gran divoratore di piccoli pesci, di uova, di
insetti e di molluschi. Vive in svariati ambienti,
ma più spesso in acque dove il fondo sia melmoso o
pieno di vegetazione; ma la sua tolleranza alla
scarsità di ossigeno ed all'inquinamento è veramente
forte, e spesso si trova in ambienti dove ogni altra
forma di vita superiore è ormai cessata. Altra cosa
proverbiale è la sua robustezza e la sua grande
vitalità: molti pescatori possono raccontare di aver
tenuto un pesce gatto per molto tempo fuori
dall'acqua, ma che una volta rimesso nel proprio
ambiente abbia cominciato a comportarsi come se
niente fosse successo.
Quando, verso la fine
della primavera, l'acqua raggiunge i 18-20° comincia
la stagione degli amori: la coppia organizza un
incavo sul fondo, spesso a ridosso di corpi
sommersi, e la femmina depone alcune migliaia di
uova, che in poco più di una settimana si schiudono
sempre sotto i vigili occhi dei genitori, che però,
quando gli avannotti cominciano a fare vita normale,
non disdegnano di attaccarli per cibarsene. Secondo
i moderni ittiologi, le specie italiane del pesce
gatto sono due: il melas e il nebulosus.
Quest'ultima differisce dalla prima per il maggior
numero di raggi della pinna anale. 21-25 contro
15-21, e per il colore che è molto più chiaro;
inoltre i dentelli presenti sul lato posteriore
della prima spina pettorale sono molto più marcati
ed evidenti.
Dal punto di vista ecologico sembra che il nebulosus
preferisca acque più limpide, profonde e scorrenti.
Inoltre nelle acque italiane vengono ritrovati
individui che non si possono attribuire con certezza
ne all'una né all'altra specie in quanto i caratteri
distintivi sono equivoci, e questo potrebbe far
pensare che possano essere intervenuti fenomeni di
ibridazione.
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