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I rilievi collinari culminanti nel poggio del comune
(624 metri) che, sulla sinistra dell'Elsa, separano la media valle di
questo fiume dall'alta val d'Era costituiscono il territorio comunale di
San Gimignano, territorio in cui, assalito dalla vegetazione, spicca un
pittoresco rudere, La Canonica di Castelvecchio, il castello abbandonato
posto sulle pendici meridionali del poggio del comune.
La storia di Castelvecchio affonda nel buio dei millenni. Forse la
collina sulla quale si trova, era abitata ancora prima dell'arrivo degli
Etruschi. Certamente esisteva in epoca longobarda e poi fu del vescovo
di Volterra che, nel 1210, lo cedette a San Gimignano, città in rapida
ascesa. Il Duecento fu per Castelvecchio il secolo della gloria
militare. Era una cittadella imprendibile, capace di proteggere San
Gimignano contro tutti gli attacchi nemici. Intorno al 1270
Castelvecchio divenne anche un piccolo "Eldorado" dell'argento, con
cercatori che affluivano da tutte le parti d'Italia. La popolazione,
arricchitasi rapidamente, abbellì la chiesa locale, dedicata a San
Frediano, e chiamò un noto pittore senese perchè dipingesse un affresco
del quale rimangono i resti. Nel XIV secolo cominciò la decadenza di
Castelvecchio che perse i privilegi di cittadella militare in seguito
alla costruzione del moderno Castenuovo e, un secolo dopo, veniva
ritenuto un peso per il Comune di San Gimignano che lo definì un
epicentro di peste, provocandone l'abbandono e la morte.
Definire solo Castello l'area dove sorge
Castelvecchio è alquanto restrittivo. L'insediamento è in pratica una
piccola città fortificata con strutture difensive al cui interno sorgono
ancora i ruderi di abitazioni di vari livelli sociali e notevoli resti
della chiesa parrocchiale di S.Frediano.
Da notizie storiche apprendiamo che nel 1100 Castelvecchio aveva
praticamente già l'aspetto attuale e si era costituito in libero comune.
Dai resti delle abitazioni giunti fino a noi si deduce che
l'insediamento potesse dare ospitalità a circa cinquecento persone,
anche se gli abitanti all'epoca dovevano essere solo un centinaio,
dediti principalmente all'agricoltura. Forse è tra questi ruderi più che
in altri luoghi che ci possiamo rendere conto di come si svolgeva la
vita dei castelli fortificati della campagna Toscana: le sentinelle dai
camminamenti di ronda e dalle torri vigilavano sulla gente al lavoro nei
campi dando l'allarme che faceva rientrare in fretta tutti al riparo
delle mura in caso di pericolo.
La sua posizione, a metà strada fra S.Gimignano e Volterra, lo rese ago
della bilancia, sia difensivo che offensivo, delle guerre fra queste due
grandi potenze medievali. Per questo nel 1208 furono rinforzate le
fortificazioni e ricostruite le mura. Castelvecchio divenne così una
antesignana cittadella fortificata, gruppo di edifici militari,
religiosi e civili racchiusi dentro una cinta muraria a forma di ellisse
con un perimetro di circa 600 metri. Ancora oggi i resti delle mura
hanno lo stesso perimetro del 1208 e, tranne per l'intervento alla torre
del mastio, la cittadella è come era nel XIII° secolo. Qui si possono
rilevare le caratteristiche del castello longobardo o feudale: un
potente mastio quadrato con torre a difesa della porta principale, la
chiesa, della quale permangono ampi resti (addirittura nell'abside sono
riconoscibili tracce degli antichi affreschi datati 1275), le case
sparse fra i due centri del potere (feudale e spirituale), due mulini e
una grande cisterna per l'acqua piovana capace di contenere 60.000
litri. Il tutto rinchiuso da alte mura intervallate da torri quadrate
costruite con la caratteristica 'Pietra di Castelvecchio' che dalla
vicina cava veniva esportata anche nei centri vicini. Di queste torri La
Nord e la Sud sono state squarciate dai fulmini mentre quella di
Sud-Ovest, praticamente al vertice opposto rispetto alla porta
principale, è ancora oggi quasi intatta. |
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