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La valle del torrente Sorra,
che confluisce nell'Arbia presso il ponte che da questo fiume trae il
nome, si può dire confluisca la maggior parte del comune di Monteroni:
tuttavia anche l'Arbia attraversa il territorio comunale, passando nei
pressi del capoluogo.
Il paesaggio collinare è quello caratteristico della campagna a sud di
Siena, dai rotondeggianti rilievi punteggiati da radi alberi e da
isolate case coloniche, dove predomina la coltivazione dei cereali.
Monteroni d'Arbia è un centro di sviluppo relativamente recente. Nella
organizzazione dello Stato di Siena, alla fine del XVI secolo, le
principali località che ora rientrano nel territorio comunale
appartenevano alla Podesteria di Buonconvento. La moderna comunità di
Monteroni d'Arbia fu staccata da quella di Buonconvento nel 1810 ed
ancora in quegli anni, ci informa Emanuele Repetti, non vi erano "né
mercati settimanali, né fiere annuali".
La fortuna di Monteroni va ricercata nella presenza della via Francigena,
la più importante strada medioevale tra Roma e l'Europa centrale, il cui
posto fu preso poi dalla strada regia romana ed infine dalla strada
statale n.2, abbastanza impropriamente denominata "Cassia". L'abitato si
sviluppò praticamente presso un mulino fortificato, costruito all'inizio
del Trecento dallo Spedale di Santa Maria della Scala di Siena, cui
apparteneva anche la vicina "grancia" fortificata della Cuna. Il Mulino
di Monteroni conserva quasi intatta la sua struttura costituita da un
torrione in cotto, con base scarpata e coronato da un giro di
beccatelli, in origine forse sormontati da merli. Sul lato orientale un
interessante sistema di archi permette l'uscita dell'acqua, alla cui
alimentazione provvede l'ampia gora posta sul retro.
La vicinanza a Siena del territorio di Monteroni dovette ostacolare
l'affermarsi di forti signorie feudali: e poche sono le testimonianze in
merito. Sappiamo della presenza degli Ugurgieri a Grotti, un imponente
castello con base a scarpa ma alterato da rifacimenti posteriori, e di
quella dei conti Guglieschi a Lucignano d'Arbia, cui i senesi
contrastarono la costruzione del castello alla fine del XII secolo. Nel
Duecento Lucignano compare come un borgo formalmente soggetto al comune
di Siena, forse sede di un vicariato fino verso la metà del secolo
successivo. Delle fortificazioni che Lucignano ebbe tra il Trecento e il
Quattrocento oggi resta, altre alle due porte-torri pesantemente
integrate, qualche tratto delle mura e dalla torre che ora funge da
campanile della pieve.
Il complesso medioevale più interessante, più grandioso e meglio
conservato del territorio di Monteroni è senza dubbio la Grancia di
Cuna.
Nel 1152 vi è documentato un ospizio, in relazione alla vicinanza con
l'importante via Francigena che, nei pressi, varcava l'Arbia. All'inizio
del Duecento le terre circostanti furono acquistate dal comune di Siena
e dallo Spedale della Scala che, nel Trecento, avrebbe provveduto alla
fortificazione dell'importante grancia. Il complesso della fattoria
fortificata si compone praticamente in due parti distinte: il grandioso
edificio dei magazzini e il villaggio che lo affianca. Al borgo si
accede da una porta collocata in una bassa torre, che dà in una piazza
ove si affacciano le abitazioni e dove si aprono gli accessi alla
fattoria. Fuori della porta è la chiesetta trecentesca con resti di
affreschi del Quattrocento.
Il complesso della fattoria consiste in un blocco quadrilatero, con
torri d'angolo sul lato meridionale, con apparati difensivi a sporgere
di tipo senese, mentre le finestre hanno l'arco ribassato. Dall'ingresso
principale si entra in un cortile a forma di L, quindi, attraverso un
portale aperto in una torre, si accede all'interno per una rampa con
volte a crociera ed un ambiente con volta ad ombrello a spicchi
disuguali e costole in cotto, con una statua che raffigura forse il
Beato Sorore, dei Federighi. La rampa continua ancora per un cortile
stretto e lungo e, con cambiamenti di direzione, permette di salire con
bestie da soma ai magazzini dei vari piani. |
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