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Nel Medioevo il ruolo della val d'Orcia nella
viabilità regionale, già notevole nell'antichità, si accrebbe per merito
della via Francigena, che attraversava longitudinalmente la valle,
incrociando gli antichi tracciati viari.
La presenza della principale arteria per il traffico continentale
dell'età di mezzo funse da catalizzatore per la vita economica e
sociale, stimolando la crescita delle forze produttive. Da qui derivò
l'incremento demografico e lo sviluppo urbano di taluni centri abitati,
in primo luogo quelli situati lungo la strada il cui percorso si
svolgeva pressappoco parallelamente ai confini occidentali dell'attuale
territorio comunale di Pienza. Notevole fu anche la diffusione degli
"spedali" (peraltro ancora attestata dalla stessa toponomastica, con
località quali Spedaletto e Spedalone), non soltanto lungo la via
Francigena, ma anche nei centri posti nelle vicinanze della strada.
Così, ad esempio, a Monticchiello, secondo i "Decimari" del XIII e XIV
secolo, troviamo tre spedali: il cosiddetto "Hospitale Alamannorum"
(ossia dell'Ordine teutonico), lo "Hospitale Sancti Johannis de
Monticchiello" e lo "Hospitale Misericordie de Monticchiello.
Tra i numerosi castelli che punteggiavano il territorio pientino
emergono alcune località il cui sviluppo è legato allo stretto rapporto
che tali centri ebbero con la viabilità. Non a caso, infatti, i
principali insediamenti fortificati della zona (Corsignano,
Monticchiello, Castelluccio) si trovano tutti lungo l'antica direttrice
viaria proveniente da Chiusi che incrociava la Francigena.
Monticchiello fu compreso nell'elenco dei castelli
e delle corti cedute nel 973 dall'aldobrandesco Lamberto, figlio di
Ildebrando marchese, a un prete Ropprando. Certamente non corrisponde a
Monticchiello il luogo Monticlu o Munticlo, nominato in documenti
amiatini degli anni 775-860, e che va riferito alla località Montecchio
a nord di Montelaterone. Sino al '200 la storia di questo importante
castello, sede della chiesa battesimale di S. Leonardo (alla quale fu
unita la più antica pieve di S. Maria allo Spino), rimane quasi del
tutto ignota. Si sa che nel 1156 il conte Paltonieri di Forteguerra ne
fece donazione a papa Adriano IV, il quale lo retrocesse poi al conte in
beneficio; in seguito sembra che il castello fosse ceduto dalla Sede
Apostolica all'Ordine dei Cavalieri Teutonici, mentre il dominio
effettivo veniva esercitato da un'aristocrazia locale di Lombardi. Già
verso il 1175, tuttavia, si esercitava su Monticchiello l'influenza
politica del Comune di Siena. L'inserimento nel contado di Siena si era
certo compiuto nel 1208, come indicano una clausola dell'accordo di pace
stipulato tra Senesi e Fiorentini e la circostanza che a Monticchiello
venisse imposto un tributo (assai elevato) per il finanziamento del
debito pubblico senese.
La sovranità senese su Monticchiello si consolidò con la guerra del
1229-1235, soprattutto per la comune ostilità contro Montepulciano: nel
giugno del 1233 i consoli di Monticchiello giurarono al podestà di Siena
capitoli di alleanza, impegnandosi tra l'altro a non far risiedere nel
castello « nessuna donna e nessun fanciullo dei nemici, in ispecie le
mogli e i figli dei Montepulcianesi che ruggirono quando quel castello
fu espugnato e distrutto »; nel corso della guerra Monticchiello fu
devastato dagli Orvietani, e nelle trattative di pace del 1235 i Senesi
chiesero un risarcimento. Per tutto il corso del '200 le autorità senesi
sarebbero poi intervenute per regolare le ricorrenti vertenze di confine
tra le circoscrizioni comunali di Monticchiello e di Montepulciano.
Monticchiello era, con Montefollonico, un caposaldo dell'organizzazione
militare senese sul confine orientale del contado: dal 1250 datano le
deliberazioni cittadine per il rifacimento delle mura e la costruzione
del cassero, nel 1265 Monticchiello fu designato quale castello di
frontiera.
Il circuito murario, conservatosi solo in parte, si presenta nei tratti
superstiti intervallato da torri di varia foggia, due delle quali
fiancheggiano l'unica porta di accesso rimasta, con arco sestiacuto. Del
Cassero rimane soltanto un'alta torre con base a scarpa, coronata da un
ballatoio su mensoloni, parzialmente rovinato. L'abitato si caratterizza
per una notevole unità d'ambiente, conferita da un patrimonio edilizio
che, accanto a pittoresche casette, presenta diversi edifici con resti
di strutture medioevali (tratti di mura a filaretto, archivolti
sestiacuti in laterizio, ghiere in cotto stampato con motivi
ornamentali).
La principale emergenza architettonica è rappresentata dalla Chiesa dei
Santi Leonardo e Cristoforo, che a partire dal XIII secolo si sostituì
all'antica Pieve di Santa Maria allo Spino, ancora esistente poco fuori
del paese. |
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