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Gli etruschi, prima
dei Romani, conobbero il segreto della costruzione dell'arco, con cui si
potevano fare porte cittadine, acquedotti ma soprattutto ponti. L'arte
di costruire ponti era sacra da cui il termine Pontifex, facitore
di ponti, da cui l'attuale termine cattolico Pontefice; se poi si
trattava del mastro costruttore si chiamò in epoca romana il Pontifex
Maximus, la massima carica sacerdotale pagana da cui abbiamo tratto
il Sommo Pontefice.
La principale
preoccupazione dei Romani nella scelta del luogo dove costruire il ponte
fu soprattutto di avere abbondante roccia a disposizione su cui fondare
le spalle dei ponti ad evitare che piene o alluvioni potessero
danneggiarli. Allievi degli Etruschi nell'arte pontificia, i Romani divennero in breve i più grandi costruttori dell'antichità, prima per i ponti in Legno, di cui è storico il Ponte Sublicio, del 621 a.c, il più antico ponte ligneo di Roma, eseguito in epoca monarchica.
Ma le esperienze tecniche e
architettoniche più ardite e geniali realizzate dagli architetti e dagli
ingegneri romani si esplicarono soprattutto nei ponti in muratura.
Durante la repubblica infatti si cominciarono a sostituire le strutture
lignee con quelle di pietra, come nel Ponte Emilio, 142 a.c, detto anche
Ponte Rotto. Cosi il ponte poteva permettere senza rischio il passaggio
dei carri con le provviste cibane per città e villaggi, ma soprattutto
dei carri ad uso da guerra. |
Chiamato anticamente “a Foiano”, il ponte fu costruito nel 1368 quando venne realizzata la strada che collegava Siena a Grosseto. Nella primavera del 1485, avendo la piena del fiume Merse danneggiato gravemente la struttura (le due pile centrali si erano schiantate alla base e rovesciate, almeno tre archi dei quattro erano crollati), il Concistoro del Comune di Siena decise di farlo riparare e il 2 Settembre dello stesso anno chiamò l’architetto Antonio di Giorgio da Settignano, ingegnere al servizio dal Re Ferrante di Napoli. Forse per la difficoltà dell’impresa o per insoddisfazione della Signoria di Siena, l’impresa fu però affidata, con incarico del 21 Ottobre, all’architetto Francesco di Giorgio Martini, ad Antonio Barili e a Leonardo di Paolo Utinelli. Sulle pile crollate (e adagiate sul letto del fiume) vennero poste le fondamenta del nuovo ponte. I lavori furono portati a termine, come documentano i vari pagamenti, tra luglio e ottobre del 1487. Del 25 Ottobre di quell’anno è il documento di nomina, da parte dei Quattro di Biccherna, della commissione mandata ad ispezionare l’opera di ricostruzione. Nella relazione del 3 Novembre è approvata l’abilità della tecnica e dell’utilizzo dei materiali, in quella del 10 Novembre il lavoro è definito "sicut bene, legiptime, idonee et fortiter factum" secondo gli obblighi del contratto, così da essere approvato ufficialmente.
Alcuni secoli dopo, nel 1827, venne
costruito un nuovo ponte di maggiori dimensioni attraversato dalla Regia
Strada Grossetana; dalla descrizione, di poco successiva, del Repetti si
deduce che il ponte aveva tre arcate ed era realizzato in pietra locale
bianco e nero, con volta a botte a sesto ribassato.
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E' un ponte a schiena d’asino che si
incontra nei pressi di Rosia: è posizionato lungo la Statale 73, strada
che da Siena si dirige verso Massa Marittima. Ancora oggi si può
transitare sul ponte, ma bisogna prestare attenzione perché non ci sono
i parapetti. Il manufatto è costituito da una singola arcata a tutto
sesto ed è sorretto da un basamento con struttura "a scarpa", per
evitare che le acque del torrente indeboliscano le fondamenta. Allora i Pannocchieschi erano i potenti padroni di gran parte della Maremma. Nello d'Inghiramo era signore del castello della Pietra, maniero dove avvenne l'uccisione di Pia de' Tolomei.
Le versioni sulla sua morte si dividono:
alcune vogliono che ella non potesse dare eredi a Nello e per questo
costui la fece eliminare da suoi sicari, altre invece raccontano che
Nello si era invaghito di un'altra donna, Margherita degli
Aldobrandeschi, di nobile dinastia. Lo spietato consorte avrebbe fatto
precipitare la Pia dai bastioni del castel di Pietra cercando di far
passare il fatto come un incidente.
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Ponte d'Arbia è una frazione del comune di
Monteroni d'Arbia, in provincia di Siena. Una porzione di territorio è
situata nel comune di Buonconvento. A partire dall'anno 1759 e fino al 1765 ci furono importantissimi lavori sulla Via Cassia nel tratto Siena-Buonconvento, prima parte di un progetto che doveva rinnovare completamente questa strada da Firenze a Roma. In molti casi, oltre che riassettare il fondo, si trattava di effettuare delle variazioni di percorso per migliorare le pendenze ove queste risultavano difficoltose in salita e pericolose in discesa. Uno di questi tratti era situato nel territorio di Monteroni, ai piedi della costa di Curiano che risultava troppo ripida, fu quindi progettata e realizzata una variante di 1700 metri tutta in pianura e quando nel 1783 furono completati i lavori, il Granducato ordinò alle autorità competenti una perizia sui grandi ponti del senese, alcuni dei quali avevano bisogno di restauri. Il ponte sull'Arbia, il più grande e maestoso ponte dello Stato Senese aveva le volte sfessurate, i parapetti danneggiati, i muri di rinfianco e la grande platea di mattoni corrosa in più parti. Questi difetti pur non compromettendo la stabilità del manufatto andavano rimediati e la spesa prevista fu stimata in 2.200 lire. Il grande ponte faceva parte di una complessa opera di risanamento idrogeologico e tecnico-ingegneristico di una vasta area, che dal 1563 al 1567 vide impegnato l'architetto militare Baldassarre Lanci. Egli fece costruire la platea lunga 60 braccia e larga 25, tagliando il corso del fiume Arbia il quale, poco sopra, formava una curva che in inverno, con le piene, andava ad impaludare la zona detta degli "orti del magistrato". Il Lanci, inoltre, cercò di porre rimedio alla cronica mancanza d'acqua estiva facendo infiggere sul letto dell'invaso, che si era creato a nord del ponte, una linea di "lame" (tronchi) per deviare la corrente verso la riva sinistra dove si trovava il molino, permettendo di macinare anche in condizioni di carenza d'acqua. Al centro dell'arcata principale del ponte, era stata posta una "paratoia vinciana", un congegno che permetteva, ribaltandosi, di far defluire le acque in caso di alluvioni, ma che in condizioni normali o di carenza idrica, restando verticale, manteneva il livello delle acque della piccola gora, permettendo ai pesci la risalita del fiume. Questo congegno, con il passare degli anni, è caduto in disuso impedendo ai pesci di risalire il fiume e solo di recente è stato costruito un "ascensore" per permettere ai pesci di risalire l'Arbia.
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II ponte sull'Ombrone nei pressi di
Asciano vanta illustri e antichi natali, congiunge il paese con buona
parte del suo territorio e permette all'antica via Lauretana di superare
il fiume all'unico percorso che in passato collegava Siena alla Val di
Chiana e proseguiva fino alla Santa Casa di Loreto.
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. Unico collegamento stradale tra Arbia e Taverne d'Arbia è lo storico ponte sul torrente stesso, risalente al XVIII secolo e poi ricostruito fedelmente dopo la seconda guerra mondiale perché minato e distrutto dall'esercito tedesco in fuga da Asciano verso Siena. Poco distante si trova il ponte della linea ferroviaria, ma non esiste alcuno scalo a Taverne d'Arbia.
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Ponte sull'Orcia presso Bagno Vignoni
Progetto elaborato dall'Ing. Paolo Vagaggini, il progetto originario venne elaborato da Baldassarre Peruzzi (Siena 1481 - Roma 1536 ), pittore e architetto italiano. Condusse il suo apprendistato pittorico a Siena e a Roma, città nella quale si dedicò allo studio dell'antichità, in particolare dell'architettura, e subì l'influsso dell'arte pittorica di Raffaello e del Bramante architetto. Sotto, la lettera di Baldassarre Peruzzi alla Signoria di Siena spedita da Bagno Vignoni, dove il pittore architetto era andato per effettuare i rilievi necessari alla costruzione del ponte sull'Orcia, e dove vi si ammalò.
"Magnifici Signori Conservatori. Questa è la spesa e misura del ponte da rifarsi sopra il fiume Orcia al Bagno Vignoni, secondo la misura datomi; cioè: di voto braccia XXIIII e largo braccia X. Trovo che alsando, ovvero spalle del decto ponte braccia IIII da ogni banda, e grosse braccia VIII, e lo arco a volta longa reguagliata braccia XXVI, e larga braccia 10, e grossa braccia circa XC, grosso 3/4, faccino insieme canne CXII; che, computato la opera del scarpello, indico, ducati 3 per canna, che fa la somma di ducati CCCXL. Et a fede del vero io Baldassarre Perutio de Siena, e Architetto di Vostre Signorie Magnifiche, ò facta la presente di mia propria mano, questo di XXIII novembre MDXXVIII."
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A cavallo sul confine fra i Comuni di Pienza e Castiglione d'Orcia, sulla strada provinciale che collega Pienza a Gallina sulla via Cassia, poco dopo il quadri via di Pian di Maggio, il ponte a nove luci si slanciava con una sua bellezza antica. Restaurato dopo il passaggio del fronte, dopo la seconda guerra mondiale, il ponte ha vissuto tutto il dopoguerra, resistendo alle piene dell'Orcia. Negli anni passati era stato chiuso e il traffico pesante limitato sulle campate di pietra che accusavano il tempo. Con le piene del 28 novembre 2012, due delle nove campate dell'antico ponte hanno ceduto, sono crollate, non hanno retto alla forza del fiume ingrossato per le copiose piogge. Vista la situazione a rischio si era provveduto a chiudere il passaggio delle auto un giorno prima della caduta, provvedimento che ha evitato il peggio.
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