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Giacomo Arrighi Griffoli
(1850-1915) nacque a Firenze il 23 giugno 1850, di antica e nobile
famiglia fiorentina.
Dopo aver compiuto gli studi
classici, conseguì la laurea in ingegneria, ma non esercitò mai la
professione, preferendo dedicarsi alla conduzione dell'azienda agricola
di famiglia, situata a Lucignano, in Val di Chiana (Arezzo).
Ricoprì importanti cariche pubbliche nelle amministrazioni locali, tra
cui quella di Presidente del Consiglio Provinciale di Arezzo.
Nonostante i molteplici
impegni, trovò il tempo per dedicarsi all'ornitologia ( "Campagnolo,
agricoltore e cacciatore, mi sono occupato di ornitologia a tempo
avanzato, nei pochi momenti che altri obblighi ed altre cure mi
concedevano" )
Tra il 1881 e il 1913
pubblicò oltre 70 lavori riguardanti, quasi esclusivamente, gli uccelli
della Val di Chiana, qualificandoci così come uno dei più attivi
ornitologi toscani.
La maggior parte di questi
lavori, rappresentata da brevi note sulla nidificazione, sulla
migrazione o sulla comparsa di specie rare, venne pubblicata nel
Bollettino del Naturalista Collettore in Avicula e nel
Bollettino della Società romana per gli studi zoologici.
La sua opera non si esaurì,
però, in semplici segnalazione di specie rare. Prima che cacciatore,
egli fu acuto osservatore del mondo degli uccelli, che registrava
scrupolosamente le sue osservazioni e che, quando poteva, verificava di
persona le catture effettuate da altri. Quando non poté sincerarsi della
veridicità dei dati, preferì non tenerne conto.
In quest'opera (L'Avifauna
della Val di Chiana) Arrighi Griffoli elenca gli uccelli trovati
principalmente nel territorio del comune di Lucignano e nei laghi di
Chiusi e Montepulciano. Si tratta di un elenco di 240 specie delle
quali, per usare le categorie fenologiche adottate dall'autore: 66
"sedentarie", 37 "estive", 6 "invernali", 68 "di
doppio passaggio", 5 "di solo passo autunnale", 13 "di
solo passo primaverile", 24 "di comparsa irregolare" e 21 "di
comparsa accidentale".
Le specie vengono elencate
con il nome scientifico seguito dal nome volgare italiano e, quando
esiste, dal nome locale.
Molte delle 240 specie allora
rintracciate sono oggi - in Valdichiana - scomparse o si sono notevolmente rarefatte.
A questo proposito, è
estremamente significativo quanto affermato dall'Arrighi Griffoli al
riguardo della caccia:
"Quasi
tutte però le specie sedentarie si trovano in maggior numero
e alcune abbondantissime, all'epoca del passo autunnale o
primaverile, ovvero in ambedue le epoche, mentre nelle altre
stagioni (salvo casi speciali per alcune di esse) si trovano
rappresentate da pochi e scarsi individui, avvenendo qui ciò
che sventuratamente avviene in ogni altra parte d'Italia,
facendosi cioè guerra accanita ad ogni genere di uccelli,
con ogni modo consentito o non consentito dalla legge
vigente; e quel che è peggio, in ogni stagione, senza
rispetto nessuno del tempo del divieto.
Si aggiunga a ciò la distruzione dei nidi fatta a scopo di
lucro certamente, ma a soddisfazione di barbaro sollazzo
ovvero di malvagio istinto, e si capirà che le nostre specie
sedentarie debbano andare diminuendo di abbondanza, poiché
per quelle che lo sono nel senso assoluto della parola, gli
individui presi ed uccisi non vengono compensati dalla
riproduzione e per quelle molte che all'epoche del passo si
trovano assai più numerose e potrebbero facilmente colmare i
vuoti delle loro famiglie, non è incoraggiante davvero
all'elezione del loro domicilio fra noi, la guerra spietata
che loro si muove".
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Un simile pensiero evidenzia una non comune
sensibilità, ed acquista ancora maggior valore, poiché espresso in
un'epoca nella quale non si può certo dire fosse diffusa una cultura
ambientalista o ecologista.
Non
meno importante dell'Avifauna della Val di Chiana, risultano, non
fosse altro che per la loro originalità, le Note ed appunti di un
cacciatore sui nostri uccelli migratori, inizialmente concepite come
contributo alla proposta di una legge nazionale unificata sulla caccia,
che si progettò, peraltro senza successo, di promulgare in quegli anni.
Arrighi Griffoli dette, allora, una nuova veste al suo scritto,
pubblicandolo in Avicula in 36 parti, dal 1897 al 1906, e come
estratto, con il titolo: Note ed appunti di un cacciatore sui nostri
uccelli migratori, nel 1907.
Tale saggio, una fonte inesauribile di dati e notizie sul fenomeno della
migrazione studiato su scala locale, meriterebbe di essere più
conosciuto e di essere attentamente riletto per l'interesse e
l'attualità degli argomenti trattati.
Si
articola in due parti distinte. La prima, tratta delle cause e dei
motivi del fenomeno della migrazione; la seconda esamina il
comportamento migratorio dei principali uccelli italiani di passo
regolare o irregolare e contiene qualche cenno sulle abitudini di vita
delle singole specie.
I
concetti espressi da Arrighi Griffoli, anche se non sono supportati da
indagini condotte con rigore scientifico, si sono rivelati fondati e
molto spesso hanno trovato conferma negli studi intrapresi di recente
con appropriate metodologie scientifiche.
Come dal libro:
Notizia Geografica sulla Val di Chiana
e brevi osservazioni
di indole generale
Reputo non inutile far
precedere all' Elenco delle specie di uccelli fin qui
osservate in Val di Chiana, un sommario cenno geografico
della regione da me esplorata a scopo ornitologico e che va
sotto quel nome conosciuta.
La nostra Valle trae il suo
nome dal latino Clanis o Clanes con cui si
determinava in tempi remotissimi la immensa palude che si
estendeva nella sua parte più bassa, fra Arezzo e Chiusi.
Quella palude con mirabili
opere d'arte fu poco alla volta quasi .per intiero
bonificata e così questa regione che Fazio degli Liberti
parificò ad un vasto ospedale coi noti versi:
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« Quivi son volti
lividi e confusi
Perchè 1' aere e
la Chiana li nimica » |
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e che il Boccaccio
dichiarò palude infame è oggi non solo una delle più
fertili della Toscana, ma altresì una delle più popolate
i bontà di clima e salubrità di aria.
Le acque della Chiana in antico defluivano attraverso il
lago di Chiusi verso il Tevere; poi per un singolar
fenomeno di interrimento finirono con l'invertire
assolutamente il loro corso, scaricandosi invece verso
l'Arno.
Di tal mutata condizione assai si valsero i lavori di
risanamento i quali incominciati dal Governo Granducale
della Toscana, quasi quattro secoli fà e da esso
prosèguiti sino al 1859, furono dal nuovo Governo quasi
abbandonati per oltre un ventennio.
Non molti anni or sono, dietro i giusti reclami dei
Comuni e delle Provincie interessate, per il timore che
tanta mole di lavoro andasse perduta e la nostra bella
Valle ritornasse al primiero stato di infesta palude, le
opere di bonifica furono riprese e per disposto ci
apposita legge fu eseguita la escavazione e 1'
allargamento del Canale Maestro e la costruzione di un
nuovo Canale allacciante, pei quali le acque dei
territorii circostanti, vengono convogliate lungo la
valle a versarsi nel fiume Arno.
La lunghezza del Canale Maestro è di circa 50
chilometri, da lago di Montepulciano al quale serve di
emissario, sino alla Chiusa detta dei Monaci, presso
Arezzo ove esso ha termine.
La nostra Valle varia assai in larghezza ed è
specialmente nella sua parte inferiore, traversata
longitudinalmente da catene di colline poco elevate.
Essa si stende fra la catena dei contrafforti
appenninici che la limitano a Levante, separandola dalla
Valle del Tevere e fra l'altra catena di elevate colline
che a Ponente formano la base del massiccio montuoso che
ha per culmini il Monte Amiata e Santa Fiora.
L'asse longitudinale della Valle corre da Sud a Nord e
il suo territorio è diviso fra parecchi Comuni
appartenenti rispettivamente alle tre provincie di
Arezzo, Siena e Perugia. Dai monti circostanti e dalle
colline che nell' insieme formano un bacino idrologico
assai vasto, scorrono alla pianura numerosissimi
torrenti e corsi d' acqua minori, quasi tutti arginati,
i quali in occasione di pioggie abbondanti, non di rado
gonfiandosi oltre misura, straripano o rompono i ripari,
producendo dannose inondazioni, sommergendo anche per
lunghi periodi vastissime estensioni di praterie e di
coltivati.
La speciale disposizione della Val di Chiana nel senso
del passaggio ordinario degli uccelli migranti e il
trovarsi essa nel centro del continente Italico fanno sì
che il passo, sia per noi piuttosto abbondante tanto in
autunno che in primavera e per alcune specie
abbondantissimo.
Quantunque pel progredire delle bonifiche e per il
conseguente sviluppo della agricoltura, con notevole
aumento della popolazione rurale, non sia davvero
favorito il soggiorno fra noi degli uccelli migranti,
pure anche oggi vi ha modo di fare caccie piuttosto
copiose.
Infatti i Laghi, i numerosi stagni artificiali di
bonifica (colmate) i corsi d' acqua e qualche palude
naturale che ancora rimane, fanno delle pianure nostre
una gradita stazione per gli uccelli di ripa e per i
palmipedi : le estese praterie e i campi coltivati del
piano e delle adiacenti colline offrono conveniente
soggiorno alle specie granivore, mentre i pochi boschi
di alto fusto che rimangono ancora, e le estese macchie
di ceduo, albergano quelle silvane, sebbene in numero
assai inferiore a quello di un tempo. Aggiungasi che la
prossimità della Maremma e del mare fa sì che non
raramente noi vediamo comparire alcune di quelle specie
che nelle migrazioni loro poco si allontanano dalle
spiaggie marine.
Da tutto ciò ne consegue che la Avifauna della Val di
Chiana è relativamente ricca, avendo io potuto
constatare con sicurezza la comparsa di 249 specie che
sarebbero anche assai più se uno scrupolo, forse
eccessivo, non mi avesse trattenuto dall' includervene
parecchie altre, e se in questi ultimi anni e per 1' età
mia e per molte svariate occupazioni non avessi dovuto
di molto restringere il campo alle mie escursioni ed
osservazioni ornitologiche.
Alla esatta determinazione delle specie osservate ho
potuto pervenire mercè una numerosa raccolta di uccelli
di questa regione e di altre ancora d'Italia, ricca di
circa un migliaio di esemplari, che con assiduo lavoro
di oltre un trentennio ho potuto formare, la quale mi ha
servito di materiale di confronto e coll' ausilio di una
discreta biblioteca ornitologica antica e moderna.
Per la classificazione mi sono servito dell' ordine e
dei nomi scientifici adottati dal Ch.mo Prof. E. H.
Giglioli nella sua Avifauna Italica del 1907. Ai nomi
scientifici ho aggiunto, quando ne era il caso, quelli
volgari adottati nella nostra regione.
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