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La quercia

Le querce appartengono al genere Quercus, il più importante della famiglia delle Fagacee che annovera, tra l’altro, anche il faggio e il castagno. Comparso nell’era Mesozoica, circa 90 milioni di anni fa, quando ancora dominavano i dinosauri, questo genere si è diffuso su tutta la terra, tranne che in Australia.
Delle circa 600 specie di querce, solo 27 si trovano in Europa, il resto in Asia e nel continente americano. La loro distribuzione è per lo più localizzata nella fascia temperata dell’emisfero boreale, anche se alcune specie si spingono fino ai tropici, nelle regioni montuose della Colombia e della Malesia.
Alcune querce prediligono climi caldi e secchi, con inverno mite e piovoso ed estate torrida e asciutta, come la “Quercus dumosa”, simile al leccio, che vive in California. Altre si sono adattate a regioni più fresche, caratterizzate da un’estate alquanto umida, ad esempio la quercia rossa americana e la fàrnia, tipica delle pianure e delle zone collinari europee. Le querce sono gregarie, formano cioè società di più individui, spesso di grandi estensioni, dalle macchie alla boscaglia, fino alle foreste. Allo stato spontaneo, la presenza di un bosco di querce indica spesso il raggiungimento del “Climax”, cioè lo sviluppo del tipo di vegetazione più evoluto e complesso possibile in quell’area geografica.
Miti e tradizioni dell’antichità associano la quercia all’idea di robustezza invincibile. Probabilmente la maestosità del portamento e la straordinaria longevità hanno giocato un ruolo importante nel considerare questa pianta quasi “eterna”. Greci e Romani consideravano sacra la quercia: Zeus, la massima divinità, l’aveva come simbolo accanto al fulmine e all’aquila, e proprio in un querceto si era unito ad Era.
L’oracolo di Dodona in Epiro, che rappresentava Zeus, era una maestosa quercia che si esprimeva attraverso lo stormire delle fronde. Si racconta, tra l’altro, che la prua dell’Argo, la leggendaria nave degli Argonauti, fosse fatta con un pezzo della quercia sacra di Dodona intagliato dalla dea Atena.
D’altra parte il colle romano del Campidoglio, consacrato a Giove, in origine era ricoperto da un folto querceto. Anche i boschi sacri dei Galli, in Francia, erano querceti. Qui i Druidi tenevano le loro riunioni e il sesto giorno della Luna nuova andavano a raccogliere il vischio di quercia con il rituale falcetto d’oro. Robin Hood, il leggendario eroe inglese che rubava ai ricchi per dare ai poveri, viveva con la sua banda nella foresta di Sherwood, un bel querceto che ancora oggi ricopre gran parte della Contea di Nottingham, nell’Inghilterra centrale.

 

Il leccio

Il leccio (Quercus ilex) detto anche elce è una pianta appartenente alla famiglia delle Fagaceae, diffusa nei paesi del bacino del Mediterraneo. In Italia è tipica delle regioni centromeridionali dove forma macchie e associazioni boschive fino a 1000 -1200 metri di quota.
Presente in diverse zone della penisola, conferisce al paesaggio mediterraneo un’impronta inconfondibile.  Nelle aree a macchia insieme ad altre essenze mediterranee assume aspetto cespuglioso da uno a pochi metri di altezza.
Le foglie sono persistenti, semplici, con lamina coriacea, di forma ellittico/lanceolata o ovoidale, con margine intero o dentellato; il colore delle foglie è verde scuro e lucido nella pagina superiore, grigiastro in quella inferiore che è marcatamente tomentosa. In alcuni esemplari cespugliosi si assiste ad una spinta eterofillia con foglie basali molto dentate e spinose, mentre quelle medio-apicali risultano a margine intero. Le foglie, picciolate ed alterne, sono lunghe da 3 ad 8 centimetri. I giovani rametti sono grigiastri e pubescenti.
La pianta è monoica, con fiori maschili raggruppati in infiorescenze ad amento, mentre i fiori femminili, singoli o riuniti in piccoli gruppi lungo un peduncolo, sono posti lungo i rametti all’ascella delle foglie o in posizione terminale. Le ghiande sono ovoidali con apice affusolato (l - 2 cm.) e avvolte per metà da una cupola con squame molto ravvicinate, leggermente tomentose.

L'apparato radicale è robusto, fittonante, si sviluppa già dai primi anni di vita e può penetrare per diversi metri nel terreno. Questo comporta una notevole resistenza alla siccità (la pianta va a trovare l'acqua in profondità), ma anche problemi di trapianto, che questa specie sopporta male.
Le radici laterali possono essere anch'esse molto robuste e spesso emettono polloni.

Il legno è a porosità diffusa, il durame è di colore rossiccio e l'alburno è di colore chiaro. Si tratta di un legno duro, compatto e pesante, soggetto ad imbarcarsi, difficile da lavorare e da stagionare. È utilizzato soprattutto come combustibile e per la produzione di carbone vegetale. Il legno del leccio è tra i più tannici che si conosca. I tannini sono sostanze chimiche amare disinfettanti, di colore scuro. Quando nel legno fresco appena tagliato di leccio vi si conficca un chiodo in ferro, dopo qualche ora è possibile notare una piccola chiazza blu che circonda il chiodo. Questo anello è un viraggio del legno dovuto alla reazione dei tannini con il ferro ed è un fenomeno tipico di questa ed altre piante tanniche.