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Poco dopo i Bagni di Petriolo (GIL 48) entriamo in
una zona interessante dal punto di vista minerario e mineralogico.
Lungo la superstrada Siena-Grosseto, nell'area tra il ponte sul Farma e
la galleria, si trovava la miniera di antimonio "La Selva", attiva
saltuariamente tra il 1870 ed il 1921 con pozzi, gallerie, trincee,
teleferiche ed impianti per il trattamento del minerale.
Alcuni resti sono scomparsi con la costruzione della
superstrada e dello stabilimento termale, altri sono nascosti dalla
vegetazione come i ruderi della fonderia di San Martino costruita nel
1904 ed il primo cantiere della miniera detto "Trincerone": uno scavo
lungo 120 metri, largo 50 e profondo 15.
Le caratteristiche geologiche sono simili alla miniera delle Cetine di
Cotorniano: gesso, marcasite, quarzo, solfo, stibiconite, stibnite, meno
comuni ankerite, arsenopirite, barite, cervantite, dolomite, jarosite,
metastibnite, mopungite, orpimento, pirite, pistomesite (varietà
magnesifera di siderite, in estetici cristalli), realgar, siderite,
sernamontite, valentinite.
A S.Antonio in Valdaspra (Casale di Pari) fu attiva saltuariamente tra
il 1870 ed il 1957 una miniera di piombo. Il principale minerale
estratto era la galena argentifera e secondariamente marcasite, ma era
abbondante anche la sfalerite.
La galena si trovava nel calcare paleozoico in noduli
arrotondati dall'azione delle acque all'interno di cavità carsiche e
spesso ricoperti da una sottile crosta di cinabro (chiamati dai minatori
"patate"), ed anche in venette, ammassi e colonne, delle quali una "di
16 metri di lunghezza, larga 9 metri ed alta circa 90 metri ... con
minerale bellissimo e ricchissimo": si tratta di un giacimento
peculiare, classificato come un raro MVT (Mississippi Valley Type).
Nel bosco incontriamo un fabbricato in pietra, gli ingressi delle tre
gallerie, trincee e discariche: comuni quarzo (anche ialino fino a 5
cm), dolomite e galena; poco comuni o rari anglesite, ankerite,
aragonite (la quale tappezzava le cavità carsiche), arsenopirite,
azzurrite, calcopirite, cerussite, gesso, malachite, marcasite,
sfalerite; rarissimi altri minerali come fluorite, linarite, rame
nativo.
Il nome deriva dall'Eremo di Sant'Antonio, fondato nel 1206 e poi
gestito dal monastero di Lecceto (Siena), quindi abbandonato ed oggi
scomparso. Papa Pio II, di origine senese, lo descrisse "orrido tugurio
... mal sicura dai lupi e dai cinghiali, soli abitatori di quel
deserto."
A sud di Pari, sul Monte Acuto, caratterizzato da mineralizzazioni
atipiche rispetto ad altre ofioliti toscane, furono coltivate nel corso
dell' 800 piccole miniere di rame nativo (tre gallerie e un pozzo), e
furono effettuate nella prima metà del '900 alcune ricerche oggi
nascoste dalla vegetazione: rame nativo, calcocite, cuprite, digenite,
ematite, epidoto (piccoli granuli), malachite, talco, rari altri
minerali.
Su queste pendici fu trovato anche un blocco superficiale di rame nativo
di 20 kg, all'interno di lenti di quarzo incluse in serpentine alterate,
conservato a lungo nel Castello di Montepescini, oggi di proprietà
pubblica ed abbandonato. In passato, da questi affioramenti si ricavava
amianto ("lino asbestino").
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Stibiconite |
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