Presso Lornano, si trova il più grande giacimento di
solfo della Toscana.
Ha una peculiare orgine lacustre e consiste in una serie di lenti di
calcare marnoso solfifero che si incontrano sotto un tetto di argilla
ricca di gesso a partire da una profondità di 10-20 metri, scoperte
perché in un punto affioravano in superficie.
Il tenore di zolfo era molto variabile con una media del 20%, ma si
trovavano anche sfere di 50 kg di zolfo quasi puro e cristalli
bipiramidali ben formati e di notevoli dimensioni (fino a 6 cm) che
erano ricercati dai principali musei italiani.
L'attività estrattiva di queste miniere di zolfo impiegò fino ad un
centinaio di operai e si svolse dal 1899 al 1908 nella miniera di
Lornano e dal 1909 al 1923 nella miniera di Poggio Orlando, situata a
meno di 100 metri di distanza, oltre ad una modesta attività tra il 1937
ed il 1944 con la ricerca di Montenero distante 200 metri.
Lo zolfo (o solfo) è un elemento chimico della tavola
periodica degli elementi con simbolo S (dal latino sulfur) e numero
atomico 16. È un non metallo inodore, insapore, molto abbondante. La sua
forma più nota e comune è quella cristallina di colore giallo intenso. È
presente sotto forma di solfuri e solfati in molti minerali e si ritrova
spesso nelle regioni con vulcani attivi.
Inizialmente lo sfruttamento fu conveniente solo per l'isolamento in cui
si trovava Siena, tanto che il prodotto veniva venduto sul mercato
locale come antiparassitario dei vigneti; in seguito fu raffinato sul
posto in forni alimentati dalla lignite estratta nei dintorni per
produrre pani destinati a molteplici impieghi industriali, ma i
proprietari terrieri imposero di limitare l'attività ai mesi invernali
in quanto i fumi danneggiavano le colture agricole.
Il giacimento è stato sfruttato solo in parte a causa della notevole
presenza di acqua in profondità ed è anche mancato il permesso dei
proprietari confinanti per continuare la coltivazione: probabilmente è
quindi un giacimento piuttosto profondo ed esteso, come testimoniato
dalla presenza in una vasta zona circostante di pozzi e sorgenti dalle
quali si sprigiona un leggero odore di idrogeno solforato.
L'ex villaggio minerario conserva officine, magazzini, due forni Gill,
la palazzina dell' amministrazione ed il dormitorio degli operai oggi
abitazioni private.
Gli ingressi ai pozzi ed alle gallerie non sono più
riconoscibili e nelle vecchie discariche, oggi terreni agricoli, si
possono trovare in occasione dell' aratura frammenti di zolfo anche
cristallino proveniente dagli ultimi cumuli di materiale estratto: si
presenta ricoperto di calcite (fluorescente e fosforescente, presente
anche nelle cavità del calcare solfifero) o da una efflorescenza bianca
di gesso neogenico (derivato dall'ossidazione dello solfo). Un tempo era
abbondante il gesso (anche in grandi cristalli, nerastri per le
inclusioni di bitume), mentre aragonite e celestina sono sempre state
rarissime.
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