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Le origini di Monte Oliveto
Maggiore, sono legate all'esperienza religiosa del nobile senese
Giovanni Tolomei (1272-1348), il quale, assunto il nome di Bernardo, nel
1313, insieme ad Ambrogio Piccolomini e a Patrizio Patrizi, si ritirò a
vita eremitica nei pressi di Chiusure e, poco dopo, dette vita ad una
nuova congregazione monastica fondata sostanzialmente sulla Regola
benedettina, che si voleva far rivivere nel suo rigore originario. Di
qui l'intento riformatore del nuovo ordine "olivetano" - che promosse
una serie di fondazioni collegate alla casa madre - e la particolare
cura che sin dall'origine fu dedicata allo studio, grazie alla quale
Monte Oliveto Maggiore divenne ben presto un importante centro
culturale, artistico e librario. Alcune centinaia di metri prima del
complesso monastico si trova un possente Torrione trecentesco a pianta
rettangolare, che costituisce una sorta di avamposto fortificato
dell'abbazia. Realizzato interamente in laterizio e preceduto da un
fossato, il massiccio edificio è coronato da una merlatura sporgente
posata su archetti concentrici nascenti da mensole a piramide
rovesciata. Sugli archi delle porte di accesso, all'inizio e al termine
del corridoio che attraversa la costruzione, vi sono due grandi
terrecotte smaltate di scuola dei della Robbia, rappresentanti la
Madonna col Bambino e due angeli, e San Benedetto benedicente.
La Chiesa abbaziale, almeno esternamente, conserva ancora in gran parte
i caratteri della costruzione tardo-gotica fatta erigere dall'abate
Ippolito di Giacomo da Milano nel 1399-1417. È un edificio in cotto con
pianta a croce latina, ad un'unica navata, alle cui pareti interne sono
addossati i piloni sui quali si posa la copertura a volta, la cui spinta
è annullata all'esterno da contrafforti. La facciata, compresa fra due
pilastri angolari, è coronata da una cornice di mattoni disposti a denti
di sega, che continua anche sui lati. Il portale, fiancheggiato da
pilastri e colonnette che sostengono l'archivolto a sesto ribassato, è
sormontato da una cuspide nel cui frontone è un rosone sagomato. Un
grande oculo, circondato da una cornice in terracotta, si apre nella
parte superiore del prospetto. In prossimità della tribuna si erge la
robusta Torre campanaria dell'abbazia, anch'essa tutta in mattoni;
trifore a sesto acuto ornano la cella campanaria, mentre la torre è
sormontata da una guglia a forma di cono, inconsueta per i campanili
toscani, che denunzia un influsso lombardo.
Sul lato destro della chiesa si sviluppa il cosiddetto Chiostro grande,
costruito in più tempi (1426-1443), sulle cui pareti è il celeberrimo
ciclo di affreschi, eseguiti da Luca Signorelli e dal Sodoma,
rappresentanti le Storie di San Benedetto. Tra gli altri locali che
formano il complesso monastico sono da ricordare il Chiostro di mezzo,
cinto da un portico con pilastri ottagonali; il Chiostro piccolo,
anch'esso con archeggiature su pilastri ottagonali; il Refettorio, vasta
sala col soffitto a volta, decorata con affreschi seicenteschi; la
Biblioteca, costruita nel 1518 da fra Giovanni da Verona, a tre navate
scandite da colonne con capitelli corinzi; la Farmacia; la Sala del
Capitolo. Tutti questi ambienti sono ricchi di affreschi, dipinti ad
encausto (metodo per il quale i colori erano diluiti in cera liquefatta
e fissati col fuoco), ceramiche, mobili e suppellettili lignee, per lo
più quattro-cinquecenteschi, che, con i circa 40.000 tra volumi, codici
e incunabuli della Biblioteca, ora conservati in varie parti del mondo,
formano l'inestimabile patrimonio culturale del celebre cenobio
benedettino.
Così la descrive il Repetti
nel suo Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana:
ACONA
(POGGIO DI) in Val d'Ombrone nella parrocchia di Chiusure, Comunità
Giurisdizione e 5 miglia toscane a ostro d'Asciano.
Portò lungo tempo questo nome il poggio dove fu eretto nel secolo XIV il
monastero di Monte Oliveto Maggiore, chiamato perciò nelle carte del
medioevo di S. Maria di Monte Oliveto in Acona.
ABAZIA DI
MONTE OLIVETO MAGGIORE nella valle dell'Ombrone senese nella parrocchia
e mezzo miglio toscano a ponente di Chiusure, Comunità Giurisdizione e 6
miglia toscane a libeccio di Asciano, Diocesi di Pienza, una volta di
Arezzo, Compartimento di Siena. - Sul deserto selvoso poggio di Acona ,
fra orride rovinose balze cominciò a sorgere, verso il 1320, questo
Archicenobio, nel quale ebbe origine la Congregazione dei monaci
Olivetani. Divenne celebre per la vita penitente che vi condusse il
proprietario del luogo, B. Bernardo Tolomei suo primo fondatore, e per
la magnificenza e bellezza cui furono in progresso ridotte le numerose
sue fabbriche, mercé lo zelo di quel novello Ordine di cenobiti, che
alle arti liberali, alle scienze ed all'agricoltura fecero costantemente
sollazzevole accoglienza ed offrirono generoso asilo. In grazia di ciò
videsi cangiar affatto fisionomia al poggio di Acona . Ai roveti ed alle
sterili ginestre si sostituirono coltivazioni dispendiose in tempo che
nel monastero e sua magnifica chiesa si andavan riunendo le opere dei
migliori pennelli senesi, e di altri eccelenti pittori. - Ne restò
sorpreso lo stesso pontefice Pio II, quando nell'anno 1459, vi si
trattenne con seguito numeroso tre giorni, e ne descrisse esattamente la
località; " Se domandi (dic'egli nei suoi Commentari) qual è la forma
del colle in cui risiede, osserva la foglia di un castagno. Rovinose
scoscese rupi e profondissimi baratri (la cui vista incute ribrezzo ed
orrore) ne impediscono da ogni parte l'accesso, meno un'angusta lingua
di terra, sull'ingresso della quale sta a difesa una solida torre (dopo
convertita nel Palazzo ) munita di un antifosso riempito di acqua, e
cavalcato da un ponte levatojo. Declive è il ripiano del colle, nel di
cui centro s'inalza un nobile tempio, e contiguo ad esso il portico, i
corridori, i refettorii ed ogni genere di officine necessarie alla vita
ed agli usi religiosi. Nulla vi ha che non possa dirsi egregio, niente
che non sia nitido, e che non si osservi con ansietà. Piccola fondazione
in principio, accresciuta dalla devozione degli uomini ebbe i più felici
successi. Concorse eziandio ad aumentarne i primordi la famiglia
Piccolomini con cedere i vicini possessi di Avena e di Clatina ."- Il
tempio attuale, che può contarsi fra i più belli per eleganza,
proporzione di parti, e pregio di ornati, venne innalzato nel principio
del secolo XV, ed accresciuto nel 1777 dalla parte della tribuna col
disegno del valente architetto Giovanni Antinori. Il quadro dell'altare
maggiore e la tela circolare posta nella volta della crociata sono opere
del Ligozzi veronese. Lo sfondo è dipinto a fresco da Costantino romano;
grande opera al cui concorso furono invitati vari pittori a farne prima
il disegno, affidando la scelta e il giudizio al celeberrimo Raffaello
Mengs. Le altre pitture appartengono quasi tutte a Francesco e Raffaello
Vanni ed ai fratelli Nasini senesi. Il vago coro posto nel mezzo della
chiesa ha intorno 48 seggi mirabilmente lavorati di tarsia, circa il
1503, dal converso olivetano fra Giovanni da Verona. Qui si conservavano
i libri corali ch'erano circa 20 di numero, la maggior parte miniati
dallo stesso autore di quelli del Duomo di Siena, Liberale Veronese .
Sotto l'altar maggiore avvi la confessione, che il Vasari nella vita di
Pietro Laurati chiamò il Paradiso , e dove sono diversi piccoli altari,
in uno di quali esisteva una Tavola a tempra del testè citato pittore.
Nel
passaggio dalla porta laterale al Monastero si ammira un affresco del
Sodoma rappresentante l'istoria del principio della Congregazione
Olivetana con la seguente iscrizione " Initium hujus Congregationis
MCCCXIX die XXVI Martii sub Joanne XXII Pontefice Maximo Anno suo IV."
dello stesso insigne pennello sono gli affreschi alquanto logori delle
pareti del primo fra i tre chiostri, rappresentanti la vita di S.
Benedetto, mentre le altre dieci che occupano il destro lato presso alla
maggior porta d'ingresso appartengono a Luca Signorelli da Cortona.
Anche alla gran scala esiste altra pittura del Sodoma. Il refettorio fu
dipinto tutto nel 1620 da Fra Paolo Novello converso Olivetano. -
Contemporaneamente lavorò alla volta del vestibolo della libreria altro
converso Antonio Muller di Danimarca. I libri, fra i quali i 65 codici,
andarono dispersi nella soppressione delle corporazioni religiose sotto
il regime francese. - Nella selva intorno al monastero sono sparse
diverse cappelle, la più ragguardevole delle quali è quella costruita
nel declinare del secolo XVIII, ov'è la grotta del Beato Bernardo,
colorita a fresco dal cavaliere Apollonio Nasini, ornata di statue di
stucco dello Scutellari bolognese, con una di marmo del Bocciardi
genovese. Il celeberrimo naturalista Baldassarri che per molti anni fu
archiatro di questo Archicenobio, vi riunì una copiosa collezione di
naturali prodotti del Territorio senese, la quale accresciuta e in
qualche modo classata fu disposta intorno alla sala del Palazzo
all'ingresso della clausura dal Padre Rosini veneziano.
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