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Fondazione Musei Senesi

 

 

 
 
ALCUNI Musei della Provincia di Siena
<< Informazioni >>  
   

ASCIANO: Amos Cassioli - Archeologico - Arte Sacra.

BUONCONVENTO:Arte Sacra della Val d'Arbia.

CETONA: Museo della Preistoria del Monte Cetona.

CHIANCIANO: Museo d'Arte Sacra.

CHIUSI: Archeologico Nazionale - Museo della Cattedrale.

COLLE VAL D'ELSA: Antiquarium etrusco "Ranuccio Bianchi Bandinelli"-Museo Civico.

MONTALCINO: Museo Civico e Diocesano.

MONTEPULCIANO: Pinacoteca Crociani e Museo Civico.

MURLO: Museo Civico Archeologico.

PIENZA: Museo della Cattedrale di Pienza - Museo Palazzo Piccolomini.

POGGIBONSI-STAGGIA: Raccolta d'Arte Sacra.

SAN GIMIGNANO: Arte Sacra - Museo Etrusco-Museo e Pinacoteca Civica -Spezieria di Santa Fina-Collezione Ornitologica.

SAN GIOVANNI D'ASSO: Museo del Tartufo - Sala D'Arte.

SARTEANO: Museo Civico Archeologico.

SIENA: Collezione Chigi Saracini - Cripta delle Statue - Libreria Piccolomini - Museo dell'Accademia dei Fisiocritici zoologico, geomineralogico e paleontologico - Museo Archeologico Nazionale - Museo Aurelio Castelli -Museo Civico - Museo dell'Opera Metropolitana - Museo della Società di Esecutori di Pie Disposizioni - Museo delle Tavolette Dipinte - Orto botanico- Pinacoteca Nazionale - Raccolta Bologna Buonsignori - Raccolta della Sede Storica Monte dei Paschi di Siena.

SOVICILLE-ORGIA: Museo del Bosco.
 

 
   

Museo d'Arte Sacra di Asciano
Nel Museo, allestito all'interno di Palazzo Corboli, aperto nel 2002, sono esposte opere provenienti dalle chiese del territorio comunale. In particolare dipinti di Ambrogio Lorenzetti, Barna, Pietro di Giovanni d'Ambrogio, Giovanni di Paolo, il Maestro dell'Osservanza, Sano di Pietro, Taddeo di Bartolo, Matteo di Giovanni, sculture del Valdambrino ed oreficerie sacre. Al secondo piano è inoltre possibile ammirare del materiale archeologico rinvenuto nei comuni circostanti, a testimonianza di antiche vicende dell’Alta Valle dell’Ombrone. Dagli scavi della necropoli del Poggione provengono avori e rocchetti in bucchero, dal tumulo del Molinello i corredi funebri, con rari esempi di scultura arcaica e reperti metallici, e infine la ricostruzione della tomba di Poggio Pinci, databile tra il V e il I secolo a.C. e dotata di urne in travertino e tufo, ceramiche a figure rosse, vasi in bronzo, specchi e oreficerie.


Museo Amos Cassioli (Asciano)
Il Museo Cassioli, sorto nel 1991, è stato istituito per conservare le 60 tele ed i 268 disegni di Amos Cassioli (1832-1891) e di suo figlio Giuseppe (1865-1942), lasciati in dono al Comune di Asciano dal nipote G.A. Cassioli. Amos Cassioli Nato ad Asciano nel 1832, diviene allievo di Luigi Mussini nel periodo ritenuto il più rilevante della storia dell’Accademia di Belle Arti di Siena. Per il Governo provvisorio toscano realizza la grandiosa tela con la Battaglia di Legnano (ora nella Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti), che viene completata nel 1870. Nel 1884, con altri colleghi dell’Accademia senese, è incaricato di dipingere nella sala che sarà poi detta “del Risorgimento” nel Palazzo pubblico di Siena episodi della vita di Vittorio Emanuele II.
Si spenge a Siena nel 1892. Il museo è situato nell'ex edificio delle scuole elementari nel centro storico di Asciano appositamente restaurato in funzione museografica.

 

 
   

Museo d'Arte Sacra della Val d'Arbia di Buonconvento
La grande attrattiva culturale di Buonconvento è il Museo d'arte sacra della val d'Arbia. Spetta a un parroco di Buonconvento, don Crescenzio Massari, il merito di aver recuperato dalle numerose chiese e pievi sparse nel circondario tutte le opere d'arte che, dal lontano 1926, costituiscono l'originaria raccolta.
Inaugurato nel 1979 e allestito inizialmente nel palazzo dinanzi alla chiesa, detto II Glorione, il museo è stato poi trasferito nell'elegante Palazzo Ricci-Socini. La collezione, comprendente dipinti, fra cui molte belle Madonne, sculture, oggetti di oreficeria di grande importanza, testimonia lo svolgersi della cultura figurativa dal XIII al XIX secolo. Vi sono presenti tutti i grandi nomi della tradizione artistica senese: per il Tre-Quattrocento Duccio di Buoninsegna, Pietro Lorenzetti, Andrea di Bartolo, Sano di Pietro, Matteo di Giovanni; per il Cinquecento i seguaci del Beccafumi, fra i quali il Brescianino; per il Seicento, Rutilio Manetti, Francesco Vanni, i Salimbeni, Francesco Bartolini, Bernardino Mei.

 

 
   

Il Museo Civico per la Preistoria del Monte Cetona
A Cetona l'uomo è presente sin dall'era interglaciale e poi nelle varie fasi dell'età del bronzo. Il Museo, allestito nel 1990, nell'antico Palazzo Minutelli, sede del Comune di Cetona, un edificio della seconda metà del secolo XVI, in 4 sale vengono documentate le fasi del popolamento dell'area del Monte Cetona dal Paleolitico Medio alla fine dell'età del bronzo. Rilievo particolare è assegnato all'insediamento di Santa Maria in Belverde, estremamente significativo per la comprensione dell'età del Bronzo. È esposta la produzione artigianale insieme ad una ricostruzione ambientale arricchita anche da reperti provenienti da scavi archeologici di zone limitrofe.

A poca distanza dal paese di Cetona si può visitare il Parco Archeologico Naturalistico di Belverde: un'occasione per unire il piacere della conoscenza storico-archeologica ad un'immersione in un paesaggio pressoché incontaminato, con boschi di lecci ad alto fusto. Un'oasi percorribile a piedi, con l'aiuto di una guida, attraverso corridoi, sale, cunicoli, inghiottitoi - tutti adeguatamente attrezzati ed illuminati da un impianto fotovoltaico. Le cavità si sono formate nei blocchi di travertino nel corso dei millenni e la loro esplorazione è un vero e proprio ritorno al passato. Alcune di esse furono scelte quali luoghi di sepoltura e di culto, come hanno rivelato le ricerche archeologiche, iniziate nella prima metà del '900 e tuttora in corso.
 

 
   

Il Museo d'Arte Sacra di Chianciano
Il Museo ha sede nel centro storico della stazione termale, nel settecentesco Palazzo dell'Arcipretura. Piccolo ma prezioso, nella prima sala ospita i pezzi di maggiore importanza, tra questi è il Polittico, purtroppo mancante della cuspide, che ha al centro la figura della Madonna con Bambino in atto di benedire e i santi tutelari San Michele Arcangelo e San Giovanni Battista a sinistra e San Macario e San Bartolomeo a destra.
Il dipinto è attribuito al Maestro di Chianciano un discepolo di Ugolino di Nerio, attivo seguace di Duccio di Boninsegna. Gli si riferiscono anche due affreschi, uno raffigurante l'Assunzione della Vergine, che si può ammirare nella Chiesa della Collegiata di Chianciano Terme e la Madonna con i Santi che fu scoperto, nel 1933, sotto l'intonaco della Chiesa dei Santi Leonardo e Cristoforo di Monticchiello (Pienza).
Nella seconda sala si trova un bel Crocefisso trecentesco in legno sagomato, proveniente dalla Collegiata di Chianciano, attribuito alla scuola senese del sec.XIV e più precisamente ad un artista della cerchia di Duccio di Boninsegna, il Maestro di San Polo in Rosso, il cui riflesso è particolarmente vivo nella parte alta del dipinto, nel tondo con il Padre Eterno, dove più evidente appare il desiderio di quella ellenizzante bellezza che tanto ricercò Duccio. Sono inoltre conservati nel Museo molti corali cinquecenteschi, parametri sacri, argenterie, alcune tele da riferirsi ai secoli XVII e XVIII e alcuni resti etruschi, come piccole urne, frammenti di buccheri e di vasi di terracotta che riportano all'origine pre-romana di Chianciano.

 

 
   

Il Museo Archeologico Nazionale di Chiusi
Istituito nel 1871 come Museo Comunale, è dal 1901 ospitato nell’edificio neoclassico che è la sede attuale.
La superficie espositiva fu ampliata nel 1932 per ospitare altre collezioni private. Danneggiato durante la seconda guerra mondiale, il museo passò in gestione allo Stato nel 1963. Nel corso del 2003 è stato completamente riallestito, portando notevoli cambiamenti rispetto alla precedente redazione che risaliva in parte al 1985 ed in parte al 1992.
La visita al museo, nel tentativo di ricostituire gli antichi contesti, segue una cronologia e al tempo stesso un ordine tematico, anche se gran parte degli oggetti ne sia priva perchè provenienti da antiche collezioni private.
Il Museo, strettamente collegato al territorio chiusino, con l’utilizzo di cartine esplicative segnala i luoghi di rinvenimento degli oggetti esposti. La prima sezione è dedicata all’Età del Bronzo, a quella del Ferro comprendendo anche l’Età orientalizzante, in cui vengono distinte le produzioni locali dagli oggetti di importazione, fra cui i famosi buccheri decorati a cilindretto. La seconda sezione è dedicata alla peculiare produzione che fra il VII ed il VI secolo a. C. si sviluppò a Chiusi, quella dei canopi antropomorfi: famoso quello di Dolciano, con trono bronzeo decorato a sbalzo. Proseguendo il percorso espositivo troviamo la sala dedicata alla scultura in pietra fetida (statue cinerarie, rilievi e scultura funeraria caratterizzata da sfingi e statue femminili). Vi sono poi le importazioni di ceramica attica a figure nere (anfora con Achille e Aiace che giocano a dadi alla presenza di Atena), di ceramica attica a figure rosse (skyphos del Pittore di Penelope con scene tratte dall’Odissea) e di ceramica a figure nere e a figure rosse di imitazione etrusca. Nella stessa sala si trova una vasta documentazione di bucchero pesante, tipica produzione locale, nonché di bronzi e oreficerie. Di notevole interesse sono le sezioni dedicate al territorio ed alle necropoli, dove sono esposti corredi dal VII al III secolo a. C.
Il piano inferiore è dedicato a Chiusi in età ellenistica e romana. Il primo periodo è documentato dalle numerose urne in marmo e alabastro e dalle urnette, di produzione locale, in terracotta dipinta, oltre che dalle splendide terrecotte architettoniche e votive. Le ultime due vetrine sono dedicate alle Collezioni Paolozzi e Mieli Servadio che furono alla base della formazione del Museo.

 

 
   

Il Museo Civico Archeologico di Colle Val d'Elsa

Colle possiede numerose opere d'arte che costituiscono un prezioso patrimonio in due musei cittadini allestiti: nel Palazzo dei Priori, il Museo Civico e d'Arte Sacra e nel Palazzo Pretorio, il Museo Civico Archeologico, intitolato a Ranuccio Bianchi Bandinelli. In quest'ultimo, ricco di affreschi e notevole nelle sue strutture architettoniche, si possono ammirare i reperti rinvenuti nella Tomba della nobile famiglia dei Calisna Sepu come i grandi vasi a vernice nera, una kelebe volterrana sopradipinta, specchi bronzei e vari pezzi di vasellame da mensa utilizzata dalle famiglie altolocate etrusche. A questo materiale si aggiungono i pezzi rinvenuti nella Tomba Pierini e l'interessante ricostruzione della Tomba a Grotticella databile al IV millennio a.C..
Nello stesso Palazzo ha sede il Gruppo Archeologico Colligiano che ha provveduto, in accordo con la soprintendenza, al recupero ed al restauro dei pezzi esposti.
Non meno interessanti le opere raccolte, nel Museo civico e d'arte sacra (Palazzo dei Priori) fra le quali vanno almeno segnalate, tra i dipinti, la "Maestà" del maestro di Badia a Isola, la "Madonna con Bambino e Santi" di Sano di Pietro, l'affresco della "Annunciazione " e la "Pietà" di Ludovico Cardi. Il Museo ospita inoltre una ricca collezione di dipinti del Sei e Settecento, tra cui spiccano le tele dei senesi Alessandro Casolani, Ventura Salimbeni, Sebastiano Folli, Bernardino Mei, del fiorentino Pier Dandini e del romano Spadarino.
Particolare attenzione va data ad un rarissimo corredo eucaristico in argento, formato da quattro calici, una patena e un cucchiaio, ritrovato nel sottosuolo in località Pian dei Campi e che costituisce la testimonianza della esistenza di una comunità cristiana di etnia ostrogota, del VI secolo dopo Cristo, legata alla chiesa di Sant'Andrea a Galognano.

 

 
   

Il Museo Civico e Diocesano di Montalcino
Il Museo Civico e Diocesano si trova nei locali dell'ex Convento di Sant'Agostino, un notevole patrimonio di arte senese che va dal Medio-Evo al Rinascimento, con dipinti di scuola senese della seconda metà del Duecento (di Luca di Tommè, Bartolo di Fredi, Andrea di Bartolo, Sano di Pietro, Girolamo di Benvenuto) e terrecotte di bottega robbiana, oltre a maioliche tre-quattrocentesche prodotte in Montalcino, che fu uno dei più antichi centri di produzione ceramica in Toscana, e alla "Bibbia Atlantica", con fini miniature della seconda metà del XII secolo, proveniente dall'Abbazia di Sant'Antimo e, proveniente dalla stessa Abbazia, il Museo conserva anche una croce dipinta del XII-XIII secolo opera tra le più antiche della pittura del territorio senese.
Notevoli anche le statue lignee policrome di Francesco di Valdambrino, di Turino di Sano, di Domenico di Niccolo dei Cori. Vi sono pure vari arredi sacri di grande valore.
Il materiale museale offre infine spunti di notevole interesse: dal magnifico "Crocifisso" in bronzo, opera del Giambologna, fino agli oggetti del vivere quotidiano ormai lontani nel tempo, come i boccali in maiolica.

 

 
   

Museo Civico e Pinacoteca Crociani di Montepulciano
Nel Palazzo Neri Orselli si trova il Museo Civico e Pinacoteca Crociani.
Allestito inizialmente (1905) nel Palazzo Comunale fu trasferito nel 1957 nel Palazzzo Neri Orselli. Alla fine del 2000 è stato inaugurato, rinnovato e ampliato, l'attuale allestimento. Il museo è costituito da tre sezioni. La prima espone una notevole raccolta di dipinti di scuola senese e fiorentina datati dal XIII al XVIII secolo. La seconda (sezione archeologica) espone i reperti di quattro necropoli venute in località Acquaviva nel 1979. La terza sezione, storico-documentaria, illustra la storia del territorio e dei suoi monumenti.
La raccolta ha origine dalla donazione al comune nel 1859 della collezione privata del primicerio Francesco Crociani. In seguito accresciuta con opere pittoriche e terracotte robbiane provenienti da conventi della zona e recentemente incrementata con una collezione di urne etrusche acquistata da privati.
Da sottolineare per importanza le terracotte invetriate di Andrea e Luca della Robbia e i dipinti di Margaritone d'Arezzo, della bottega di Duccio, di Girolamo di Benvenuto, della bottega di Filippino Lippi, dello Spagnoletto e di Paris Bordone.
Una preziosissima documentazione dell'arte trecentesca è ammirabile nei Corali miniati, produzione fiorentina della prima metà del secolo.
La parte più importante della raccolta di quadri è senza dubbio la serie delle opere sei-settecentesche: sono state riorganizzate per genere - sala 7: Pittura di storia e di figura tra sacro e profano, e Galleria dei Ritratti; sala 8: Il Paesaggio; sala 9: Scene di genere, e nature morte - e forniscono una panoramica veramente ampia e di qualità dell'evoluzione pittorica dell'epoca.

 

 
   

Museo Civico Archeologico di Murlo
Il Museo, situato al centro del borgo medioevale di Murlo, è allestito nel Palazzo Vescovile o “Palazzone” e nel piano superiore dell’edificio contiguo, la “Palazzina”. Gli edifici ospitano i ritrovamenti archeologici del territorio di Murlo in particolare del sito etrusco di Poggio Civitate.
L'Antiquarium di Poggio Civitate fu aperto nel 1988 dopo l'acquisizione da parte del comune del "Palazzone" e, inoltre, con l'annessione della "Palazzina", il museo è stato ampliato e rivisto il percorso espositivo. Arricchito con nuovi reperti e ulteriori restauri fu inaugurato nuovamente il 28 Giugno 2002, rientrando nel circuito della Fondazione Musei Senesi.
L'importanza della zona fu intuita, negli anni '20, da Dario Neri e Ranuccio Bianchi Bandinelli, con alcuni ritrovamenti sporadici a Poggio Aguzzo. Nel 1966 iniziò la prima campagna di scavo a Poggio Civitate. Tutti gli anni, da allora, gli scavi proseguono ed hanno portato alla luce a Poggio Civitate un abitato signorile etrusco, con due fasi costruttive, orientalizzante e arcaica, databile tra il VII e il VI sec. a.C. e nel vicino Poggio Aguzzo una piccola necropoli, datata VII sec. a. C..
Quindi, l’Antiquarium ospita reperti che appartengono ad uno spazio di vita: il palazzo, il laboratorio artigianale e le tombe; una visione completa e unica della civiltà etrusca di quel periodo.
L'area archeologica di Poggio Civitate e Poggio Aguzzo si trova quasi al centro della Toscana, in posizione strategica e nelle immediate vicinanze del fiume Ombrone, percorso fluviale in antichità molto importante, sia per le sue risorse naturali che come collegamento commerciale tra le città della costa, la Grecia e l’interno dell’Etruria. I numerosi prodotti d’importazione rinvenuti a Poggio
 

 
   

Museo Diocesano di Arte Sacra di Pienza
A Pienza, alla sinistra della Cattedrale, sorge il Palazzo vescovile, in esso ha sede il locale Museo diocesano di arte sacra, che comprende opere d'arte provenienti dalla Cattedrale e da altre chiese della diocesi pientina.
Notevolissima è la raccolta di paramenti sacri e di oggetti di oreficeria religiosa, per lo più quattro-cinquecenteschi: si tratta di piviali e pianete di broccato e di velluto ricamato, di calici e mitre tempestate di perle e smalti, di croci in oro e in argento, di reliquiari in rame dorato, di incensieri, paci e pastorali in argento. Emergono, tra tutto il materiale artistico, una "pace" d'argento del Quattrocento a forma di tempietto classico, il ricchissimo pastorale in argento dorato donato da Pio II alla Cattedrale, e il famoso piviale di Pio II, un'opera inglese del XIV secolo, che il pontefice ebbe in dono da Tommaso Paleologo decorato con finissimi ricami in oro e seta su tela di lino, che rappresentano 150 figure disposte in tante storie aventi per oggetto la vita della Madonna, gli articoli del Credo, le vite di Santa Margherita d'Antiochia e di Santa Caterina d'Alessandria.
Nel museo sono poi conservati dei coralli miniati da Sano di Pietro e da Pellegrino di Mariano, una collezione di undici arazzi quattro-cinquecenteschi di scuola fiamminga, e alcune tavole di pittori senesi del Tre-Quattrocento, tra cui una tavola raffigurante la "Madonna della Misericordia" di Bartolo di Fredi, datata 1364.
Un altro Museo è presente a Pienza ed è il Museo di Palazzo Piccolomini: Palazzo Piccolomini, capolavoro del Rossellino, occupa tutto un lato della piazza, a destra della Cattedrale. Al suo interno l'eleganza quattrocentesca dell'arredamento delle sale, i soffitti in legno a cassettoni, la biblioteca e i ricchi corredi di armi, strumenti musicali e oggetti d'arte, costituiscono il patrimonio del Museo.

 

 
   

Raccolta d'Arte Sacra a Staggia (Poggibonsi)
Staggia è un castello dalla storia antica (X secolo), dominato dai Poggibonsesi sin dal 1221, successivamente assoggettato al dominio dei Fiorentini. Oltre al castello, a Staggia, è interessante visitare la piccola raccolta d'arte sacra del piccolo Museo.
Nel minuscolo museo, ospitato in un ambiente della canonica della pieve di Santa Maria Assunta dal 1976, si trova riunito un bel gruppo di dipinti, dalla tela con la Pietà di Arcangelo Salimbeni a quella con la Visitazione di Giovanni Maria Butteri, l'attenzione, però, è subito calamitata e completamente assorbita da una tavola di notevoli dimensioni, recante la curiosa rappresentazione di un'anziana Santa dai lunghissimi capelli, sollevata in volo da uno stormo d'angeli attribuita ad Antonio del Pollaiolo; la Maddalena comunicata dagli angeli, 1460 circa.

 

 
   

Museo Civico a San Gimignano
Inutile ricordare che il volto di San Gimignano si è come cristallizzato nelle forme ricevute tra Due e Trecento. Eccezionalmente conservati sono i numerosi quanto pregevoli esempi di architettura, sia civile che religiosa. Attorno alle due piazze, del Duomo e della Cisterna, che costituiscono il centro della città, si concentrano le torri e le case-torri che hanno reso celebre San Gimignano.
Da esempio è l'antico Palazzo del Podestà, ricostruito nel 1239 ed ampliato cento anni dopo, affiancato dalla torre detta Rognosa, ha al piano terreno un grande androne con volta a botte e sedili di pietra lungo le pareti, oltre ad un affresco del Sodoma. Di fronte è il Palazzo del Popolo (o Palazzo Nuovo del Podestà, ora sede municipale), costruito nella seconda metà del Duecento ed ampliato nei primi decenni del secolo successivo. È affiancato sulla destra dalla torre, la più alta di quelle di San Gimignano, e preceduto da un arengo cui si accede da due scalinate.
Nel palazzo, che una lapide ricorda aver ospitato Dante Alighieri, le sale, cui si accede dalla scala esterna nel pittoresco cortile, che una volta ospitarono le magistrature cittadine, accolgono ora il Museo Civico ricco di dipinti della scuola fiorentina e senese del tredicesimo secolo come il Crocefisso dipinto da Coppo di Marcovaldo, del quattordicesimo secolo come i trittici di Niccolò Tegliacci e di Taddeo di Bartolo, inoltre importanti opere del quattrocento di Domenico Michelino, Pinturicchio e Filippino Lippi . Nelle sale del palazzo si trovano vari affreschi sulle pareti, come le scene di vita privata dipinte da Memmo di Filippuccio e la Maestà dipinta da Lippo Memmi, del 1317, ispirandosi palesemente a quella che Simone Martini aveva dipinto due anni prima nel Palazzo Pubblico di Siena.

 

 
   

Museo del Tartufo a San Giovanni d'Asso
San Giovanni D'Asso ha una bella struttura urbanistica omogenea, capace di fornire un suggestivo esempio di come attorno a un castello nasca e si sviluppi un borgo medioevale.
Un comune con piccoli borghi e importanti castelli, al centro delle suggestive Crete senesi, con le tipiche erosioni calanchifere: un territorio che è collegamento naturale tra la Val di Chiana e la Maremma, nel contesto di una natura incontaminata, un territorio quindi con una vocazione storica alla comunicazione e al turismo.
A San Giovanni d'Asso è stato recentemente inaugurato il primo Museo Italiano del Tartufo.
I sotterranei del trecentesco Castello di San Giovanni ospitano, in 250 metri quadrati, un viaggio che inizia con “il mistero del tartufo”, tra stregoneria, scienza ed erotismo, che va dalla leggenda che lo vuole originato da un fulmine alla definizione scientifica vera e propria, facendo cogliere al visitatore, in un colpo d’occhio, i momenti storici in cui il pregiato tubero ha fatto parlar di sé nella società occidentale. Il viaggio prosegue con delle coinvolgenti esperienze sensoriali, attraverso percorsi che hanno per protagonista il tatto, (indagando in alcuni orci) l’udito, (distinguendo i passi del cane da ‘cerca’ o il rumore del vanghetto) il gusto, (attraverso piccoli assaggi) e infine l’olfatto con il cosiddetto “odorama”. Alla vista è riservata una ricostruzione a grandezza umana del tartufo, accompagnata da contributi multimediali dedicati all’habitat naturale. Altra sezione del museo è dedicata ad un percorso culinario che riproduce una mensa contadina e una altoborghese e indica le tecniche di raccolta, conservazione e di impiego in cucina. Chiude il percorso il centro documentazione, in cui si raccolgono per via interattiva le varie conoscenze implicite nella visita grazie a interessanti laboratori didattici.

 

 
   

Museo Civico Archeologico di Sarteano
Sarteano si trova su un verdeggiante altopiano a fianco del versante nord-est della montagna di Cetona, con aria fina e salubre e sorgenti pure e abbondanti; caratteristiche queste che hanno accentuato la vocazione turistica del paese, a cavallo fra la Val di Chiana e la Val d'Orda.
Il Museo Civico Archeologico è ubicato al piano terra del cinquecentesco Palazzo Gabrielli e raccoglie i materiali archeologici provenienti dal territorio comunale, sviluppando il tema delle necropoli etrusche, comprese tra la fine del IX e l'inizio del I secolo a.C..
Molto interessante è la sezione dedicata ai canopi del periodo orientalizzante (VII secolo a.C.) con la ricostruzione di una piccola tomba a camera con un canopo femminile su un trono di travertino con in mano il modello di ascia bipenne, simbolo di potere. Ampio spazio è dedicato ai ritrovamenti di necropoli databili fra la fine del VI e il IV secolo a.C., tra cui quella della Palazzina, da cui provengono numerose ceramiche dipinte, alcune di importazione attica, altre di produzione locale. Tra le sepolture monumentali scavate nella roccia, nella necropoli delle Pianacce, è stata rinvenuta la splendida Tomba della Quadriga Infernale, un ipogeo risalente al 330-320 a.C., decorato con affreschi in stato di conservazione eccezionali. Le scene, assolutamente originali, attestano per la prima volta in Etruria la figura di Charun (Caronte) verso il viaggio ultraterreno alla guida di un carro trainato da due leoni e due grifoni. Inoltre, nel Museo, si possono ammirare i reperti provenienti da edifici termali di epoca imperiale che documentano l'occupazione senza soluzione di continuità del territorio di Sarteano dalla preistoria ai nostri giorni. Il Museo svolge anche attività didattica e di ricerca, con periodiche campagne di scavi, condotta dal locale Gruppo Archeologico Etruria.

 

 
   

Siena
-Pinacoteca Nazionale : Nel Palazzo Buonsignori e nell'attiguo Palazzo Brigidi ha sede la Pinacoteca nazionale, la più importante struttura museale senese, meta di fondamentale importanza per apprezzare in pieno la pittura senese dalle sue origini fino alla metà del Seicento.
La raccolta ha origine da un primo nucleo di dipinti raggruppati verso la fine del Settecento dall'abate Giuseppe Ciaccherie e man mano arricchita con opere d'arte provenienti da chiese della campagna senese, da conventi soppressi, da acquisti e lasciti. Nel 1930 la raccolta passò allo Stato e fu sistemata nella sede attuale.
Il percorso ideale per la visita della pinacoteca inizia dal secondo piano, seguendo un logico svolgimento cronologico della pittura senese, rappresentata da tutti i suoi principali maestri. Tra i pezzi più antichi una "Croce dipinta" della fine del XII secolo, proveniente dalla romanica chiesetta di San Pietro in Villore a San Giovanni d'Asso, mentre un paliotto del 1215 sembra essere la più antica pittura senese che si conosca. Del primo periodo della pittura senese ci sono opere di Guido da Siena, tra cui un paliotto, eccezionalmente avente un supporto di tela.
Il periodo più alto della pittura senese, quello che va da Duccio di Boninsegna fino alla morte dei fratelli Lorenzetti, vi è rappresentato con i suoi massimi esponenti.
Di Duccio, il rinnovatore della pittura senese, si possono ammirare, soprattutto, la "Madonna dei Francescani", una tavoletta condotta con estrema finezza e due polittici che raffigurano la "Madonna col Bambino e i Santi Agnese, Giovanni Evangelista, Giovanni Battista e Maria Maddalena".
Di Simone Martini, il più squisito interprete delle finezze gotiche, sono conservati nella pinacoteca una "Madonna col Bambino", proveniente dalla Pieve di Lucignano d'Arbia, e la pala raffigurante "II beato Agostino Novello e i suoi miracoli", splendido lavoro realizzato intorno al 1330.
I Lorenzetti, originali interpreti della scuola giottesca, sono presenti con alcuni tra i loro maggiori dipinti.
Tra i maggiori esponenti dell'arte senese del pieno Trecento vi è il Barna, Lippo Vanni, Luca di Tommè, Bartolo di Fredi, Niccolò di ser Sozzo Tegliacci (il maggior miniatore senese del Trecento), Naddo Ceccarelli, Niccolò di Buonaccorso, Paolo di Giovanni Fei, Giacomo di Mino del Pellicciaio, Andrea Vanni.
Fu Stefano di Giovanni, detto il Sassetta, che, nei primi decenni del Quattrocento, introdusse i modi eleganti dell'arte gotica internazionale, con qualche impegno prospettico. Del Sassetta, è importante ricordare, in pinacoteca, l'"Ultima Cena" e "Sant'Antonio percosso dai diavoli". Alla mano del Sassetta sono state recentemente attribuite anche due celebri tavolette che la tradizione indicava opera di Ambrogio Lorenzetti: la "Città sul mare" e il "Castello in riva a un lago", ritenute opere a se stanti ma che, probabilmente, appartengono a frammenti di una composizione più ampia.
Per il Cinquecento vi è, tra gli altri, Domenico di Jacopo di Pace, detto il Beccafumi, da considerare forse il maggior pittore senese, del quale, per citare soltanto i suoi pezzi più famosi della raccolta senese, sono da ricordare nella Pinacoteca: la "Santa Caterina che riceve le stimmate", la "Natività della Vergine" e la "Discesa di Cristo al Limbo".
Nel Seicento l'influenza del Caravaggio non fu estranea a Siena dove, in tal senso, si distinse sopra tutti Rutilio Manetti, e poi ancora Bernardino Mei, il Tornioli, il Rustichino, per finire ad Astolfo Patrazzi. Tra Sei e Settecento furono operosi nel Senese i Nasini, originari di Castel del Piano, tra i quali si elevò a maggior fama Giuseppe Nicola.
Soffermarsi sulla pinacoteca di Siena è anche l'occasione per delineare brevemente un minimo di profilo della pittura senese che fece della città, nel corso del Trecento, uno dei più importanti centri a livello internazionale.
 

 
   

Il Museo del Bosco di Orgia (Sovicille)
Nel "fienile del Donati" ad Orgia è stato allestito, nel 1993, un originale Museo dedicato al bosco e suddiviso per temi in tre sezioni. Nell'ingresso, si introduce il visitatore in un bosco immaginario, simbolico, cupo e spoglio; una scultura e delle poesie ricordano che il bosco è oggi per noi come morto. Nella sala adiacente si entra nella storia e nella visione del bosco del territorio di Orgia con cartografie, foto, testimonianze scritte e visive dei suoi abitanti e delle loro attività; si entra infine nel vivo dell'aspetto naturalistico di questo ambiente percorrendo i sentieri attrezzati che si dipartono dal museo.
I percorsi che dal Museo si inoltrano nel bosco di Orgia, toccano in diversi punti i resti di quelle attività, in parte ricostruite, come il capanno del boscaiolo e la carbonaia, in parte da restaurare come l'essicatoio e la fornace a calce, per poter documentare e riproporre, soprattutto alle nuove generazioni, un nostro passato prossimo, che pare ormai lontanissimo nel tempo.
Il bosco è diventato silenzioso. Solo la caccia e la raccolta di funghi sono rimaste, per il resto si è avuto un lento ed inesorabile degrado. Gli essiccatoi per le castagne sono coperti da rovi, le carbonaie sono coperte dalla vegetazione e le fornaci, spesso, sono irriconoscibili. Con la crisi della mezzadria e delle attività connesse, alcuni mestieri sono completamente scomparsi come il carbonaio, il vetturino che conduceva i muli per caricare i sacchi di carbone e altri hanno assunto caratteristiche di maggior estraneità al terreno, come il taglialegna, per l'assenza di quella socialità coi mezzadri fatta di scambi di prodotti.
Il Museo del Bosco intende rispondere alle diverse esigenze didattiche offrendo livelli e opportunità differenziate di formazione. Il principio del laboratorio didattico è di offrire la possibilità di operare, suggerendo all'occorrenza unità didattiche, piste tematiche, esercitazioni, ma senza sostituirsi al lavoro e al ruolo dell'insegnante.