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Introduzione

La progettazione e la realizzazione della prima campagna di scavi archeologici sul sito di Pava, rappresenta l’esito di un processo di studio pluriennale del paesaggio archeologico della Valle dell’Asso e della Val d’Orcia. Per comprendere la strategia di ricerca seguita e sviluppata nell’ambito del presente progetto è indispensabile esporre brevemente alcune informazioni sulle caratteristiche del sito, sui metodi di lavoro del gruppo di ricerca coinvolto, sulle finalità e i progetti legati a questo singolo caso di studio. Il sito archeologico è situato su un terrazzo alluvionale antico destinato, quantomeno dall’epoca moderna, a fondo agricolo. Ubicazione e morfologia sono elementi estremamente significativi per la ricostruzione delle vicende storiche del sito. Si tratta di un’area appena sopraelevata a ridosso della confluenza di due torrenti, l’Asso e la Trove. Acqua e viabilità sembrano occupare ruoli centrali nell’assicurare una lunga continuità di vita, un arco cronologico che si estende probabilmente dall’età etrusca fino al basso medioevo. Gli elementi archeologici evidenti prima dello scavo sono stati acquisiti progressivamente dal 2000 con le ricognizioni di superficie realizzate per il progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena. In seguito al survey è stato ipotizzato una frequentazione che dal II secolo a.C. si prolunga fino al VI secolo d.C., apparentemente senza soluzione di continuità. L’interpretazione del contesto tardo etrusco è riconducibile ad una generica frequentazione dell’area, mentre in età romana è stato ipotizzato l’esistenza di una struttura legata alla viabilità che si protrae fino alla tarda antichità. Di difficile interpretazione è risultata la presenza di un cospicuo numero di ossa umane che può prestarsi all’elaborazione di scenari significativamente differenti.

Le ricerche condotte sul sito, dalle ricognizioni ripetute alle tecnologie di remote sensing applicate nel corso degli anni, costituiscono il prodotto di una metodologia di ricerca marcatamente indirizzata verso la stratificazione e l’integrazione delle informazioni. Questo approccio è ormai da diversi anni al centro degli interessi di ricerca del Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento dell’Università di Siena.

Il Progetto Pava, oltre alle specifiche problematiche storiografiche, ha l’obiettivo metodologico di verificare tramite l’intervento diretto nel sottosuolo i risultati degli strumenti diagnostici utilizzati. Le domande archeologiche sono invece connesse allo studio di un sito “mediocre” della bassa provincia di Siena ma proprio per questo estremamente rappresentativo. Centrale è chiarire il legame tra la situazione rilevata tramite le indagini archeologiche e l’attestazione nelle prime carte della disputa fra la diocesi di Siena e di Arezzo del 714-715, di un baptisterium Sancti Petri in Pava, collocabile in corrispondenza o nelle immediate vicinanze dell’attuale chiesa di Santa Maria, che domina dalla sommità di una collina il sito archeologico oggetto di scavo.

Dal IX secolo i documenti attestano la probabile presenza di due edifici religiosi a Pava. In uno dei documenti della contesa, dell’anno 853, nello stesso testo si parla infatti di una pieve di S. Pietro e di una pieve di S. Maria in Pava. La certezza che la denominazione di S. Maria ha definitivamente rimpiazzato quella originaria di S. Pietro si ha da un documento del 1045, rogato sempre nell’ambito della Disputa, in cui si fa esplicito riferimento solo alla pieve di S. Maria in Pava.

Per comprendere le dinamiche del popolamento dell’area dalla tarda antichità alle fasi di transizione fino al medioevo è importante ribadire che lo scavo da poco intrapreso costituisce solo una parte del progetto. Non può essere infatti ignorato la presenza nelle vicinanze del sito di altre forme insediative alcune delle quali centrali nella modellistica medievale toscana e italiana. Il riferimento è ai castelli di Lucignano d’Asso, Monterongriffoli e San Giovanni d’Asso che obbligano ad estendere il raggio delle indagini diagnostiche e stratigrafiche.

 

 
     
   

Stefano Campana - Francesco Brogi - Cristina Felici - Barbara Frezza - Lorenzo Marasco - Francesco Pericci - Matteo Sordini

Università di Siena, Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento LAP&T.

 

Scavo archeologico della pieve e del cimitero di Pava

aggiornamento alla V campagna anno 2008

 

Lo scavo del complesso archeologico di Pava iniziato nel 2004, è parte integrante del progetto di ampio respiro che coinvolge la Val d'Asso. Il complesso archeologico emerso per il momento è composto dalla struttura religiosa della pieve di S. Pietro in Pava, ricordata per la prima volta in un documento del 714 relativo alla disputa fra il vescovo di Siena e quello di Arezzo. I ritrovamenti hanno contribuito a definire parte della planimetria dell'edificio religioso principale e ne hanno messo in luce un'articolazione che contribuisce a delineare l'aspetto di un complesso ecclesiastico piuttosto consistente. La struttura religiosa si completa di una grande area cimiteriale che al momento ha superato i 760 individui.
Seppur in modo incerto, la prima frequentazione attualmente attestata, a livello stratigrafico, è riferibile ad un'età romana che ha il suo termine ante quem al più tardi nel terzo decennio del VI secolo. Per quanto i dati siano ancora ridotti, i materiali residui rinvenuti sia durante lo scavo che in ricognizione, sembrano attestare una frequentazione tardo romana piuttosto complessa. Sulla rasatura di una di queste strutture verosimilmente di età romana sono stati recuperati alcuni lacerti di terreno carbonioso contenente reperti vitrei, ossei e ceramici. Questi ultimi databili tra il IV e VI secolo. A supporto di questa generica datazione è stata effettuata l'analisi radiocarbonica di un campione organico, recuperato nello stesso strato, che ha fornito una datazione assoluta compresa tra la metà del V e i primi decenni del VI secolo d.C. .

 

La chiesa paleocristiana (fine V - inizio VI - secolo)

Al di sopra della frequentazione genericamente tardo antica sono state individuate una serie di attività riferibili alla costruzione dell'edificio religioso. La struttura emersa fino ad ora risulta a navata unica, dalle dimensioni approssimative di 32x10 m e caratterizzata dalla presenza di due absidi, una ad est ed una a ovest. Questo dato risulta di estremo interesse soprattutto per i legami con planimetrie tipiche dell'area mediterranea (in particolare spagnola e nord-africana). Sono attualmente in corso di scavo alcuni nodi stratigrafici che devono essere sciolti in merito al rapporto fra i muri perimetrali e l'abside ovest. L'abside ovest risulta appartenere ad una fase precedente (ad oggi di datazione incerta) e si lega ad una porzione delle murature (realizzate in laterizi da copertura spezzati) che a sua volta diviene parte dei muri perimetrali della chiesa. Tra gli elementi certi vi è il rapporto di appoggio della pavimentazione interna dell'abside ovest, in cocciopesto su preparazione in laterizi di taglio, ai pilastri di separazione degli ambienti interni della chiesa. Sia che questo elemento curvilineo occidentale si riveli una preesistenza o meno, è certo che, successivamente quantomeno al 484 si viene a costituire una planimetria ad absidi contrapposte, con banco presbiteriale e recinto presbiteriale colonnato. Tutte le strutture di arredo interno come le murature principali dell'edificio, mostrano un'elevata percentuale di riuso di materiale da costruzione più antico, in particolare laterizi da copertura di età romana. La tecnica costruttiva dei perimetrali risulta regolarizzata, sulla faccia interna, da varie mani di malta di calce lievemente lisciata e a composizione grossolana (che rivela certamente almeno due diverse mani). All'interno della navata, e con probabile funzione di divisione dello spazio dei fedeli, sono posti con allineamento est-ovest due basamenti per pilastri, caratterizzati dalla stessa tecnica costruttiva del banco presbiteriale. Questi basamenti risultano disegnare un ambiente probabilmente funzionale alla distribuzione dei fedeli (possibile endonartece), immettendo ad est verso