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Pieve di Santa Innocenza a Piana

 
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Così il Repetti la descrive nel suo Dizionario Geografico Fisico e Storico della Toscana: INNOCENZA (SANTA) ALLA PIANA nella Valle dell’Arbia. – Pieve antica con villa signorile nella Comunità Giurisdizione e un miglio circa a maestrale di Buonconvento, Diocesi e Compartimento di Siena.
È situata in una piaggia frapposta al torrente Stile e al fiume Arbia, davanti a una pianura lungo la quale quest’ultimo fiume vagava da un lato all’altro con danno immenso delle limitrofe campagne e della vicina strada Regia romana, innanzi che fossero eseguite le opere idrauliche, per le quali restò colmata una delle insenature di quella fiumana, e nel tempo medesimo venne raddrizzata la strada Regia dal Ponte d’Arbia a Buonconvento.
La Pieve di S. Innocenza è nominata nella bolla del Pontefice Clemente III spedita nel 1189 a Bono vescovo di Siena.
La sua canonica conserva il claustro come quando i cappellani o viceparrochi convivevano canonicamente col pievano. Nella stessa canonica la sera del 7 luglio 1538 alloggiò il Pontefice Paolo III al suo ritorno dal congresso di Nizza.
La villa della Piana, già fattoria, o Grancia dell’ospedale della Scala di Siena, fu acquistata nel secolo XVI dalla nobil famiglia senese de’Vecchi, alla quale attualmente appartiene.
Doveva essere una volta rinomato il vino moscadello di cotesta Piana tostochè il pievano di S. Innocenza per patto del 1599 si obbligava pagare alla mensa arcivescovile di Siena l’annuo canone di una soma di uva moscadella.
La pieve di S. Innocenza alla Piana nel 1833 contava 591 abitanti.

 

Piana : PIANA nella Val d'Arbia. – Contrada che da il vocabolo ad un'antica chiesa plebana (S. Innocenza) e ad una villa dei vescovi di Sovana nella Comunità Giurisdizione e circa un miglio toscano a maestrale di Buonconvento Diocesi e Compartimento di Siena.
Risiede sopra le piagge delle crete situato frá l'Arbia che le scorre a levante e il torrente Stile che passa al suo ponente.
Questa contrada dava anche il nome ad una grancia dello spedale della Scala di Siena ora villa con annessa fattoria della nobil casa Vecchi di Siena. – La chiesa della pieve di S. Innocenza è vasta con spaziosa canonica intorno all’antico suo claustro. Cotesta pieve è nominata nella bolla dal Pont. Clemente III diretta nel 1189 a Bono vescovo di Siena. Il suo pievano doveva fornire alla mensa vescovile l'annuo tributo di una soma di moscadello, lo che sta a provare la qualità de’vitigni di questa contrada.
Nella canonica di S. Innocenza alloggiò nel I luglio 1538 il Pont. Paolo III di ritorno dal cungresso di Nizza.
La pieve di S. Innocenza detta anche de’SS. Innocenti alla Piana nel 1833 contava 591 abitanti.

 

 

 
     
   

Il borgo di Piana è situato in val d'Arbia, a 167 m di altitudine a nord di Buonconvento. La località è delimitata a est dal corso del torrente Arbia, mentre ad ovest scorre il torrente Stile.
Piana dista 2 km da Buonconvento e circa 30 km da Siena. La località sorse in epoca alto-medievale come borgo fortificato dotato di pieve e dove era situata una grancia dello spedale di Santa Maria della Scala di Siena. La pieve di Piana è rammentata nella bolla pontificia del 1189 di papa Clemente III diretta a Bono, vescovo di Siena. La storica grancia fortificata fu acquistata dalla nobile famiglia senese de' Vecchi nel XVI secolo, che la trasformarono in villa-fattoria. Nella canonica della pieve di Piana alloggiò il 1º luglio 1538 papa Paolo III, durante il suo ritorno a Roma in seguito alla tregua di Nizza.
Nel 1833 la frazione di Piana contava 591 abitanti.

 

Sin dal momento della sua istituzione, la parrocchia dei ss. Innocenti, fu considerata una delle più ricche della diocesi data l’estensione dei suoi possedimenti e l’entità delle rendite. La sua importanza crebbe poi negli anni grazie anche ai tesori apportati dai vari rettori, i quali, spesso, appartenevano a facoltose famiglie senesi.

Dal 1282 i beni della Pieve di Piana furono uniti a quelli del Vescovado ed il Vescovo di Siena divenne Rettore anche della popolazione della Val d’Arbia. Nel 1398, per decisione della Repubblica di Siena, la Pieve di Piana venne ulteriormente fortificata, in quanto punto di difesa contro i possibili attacchi delle truppe fiorentine, penetrate l’anno precedente nel territorio senese. La Repubblica, che non disponeva in quel momento dei denari sufficienti per comprare l’edificio, ne delegò l’acquisto allo Spedale, il quale se ne assunse poi anche l’onere dei lavori di fortificazione.

 

Affrancatasi dal Vescovado di Siena nel 1599, la Pieve di Piana tornò, dopo alcuni secoli ad essere indipendente; in cambio di questa ottenuta autonomia venne stabilito che la parrocchia avrebbe fornito alla Mensa Vescovile una certa quantità di ” moscatello” a dimostrazione dell’ottima qualità del vino che si produceva nella zona.
I vicari perpetui che si succedettero alla reggenza della Pieve dal 1600 in poi contribuirono all’arricchimento della chiesa con dipinti, altari e stucchi barocchi.
Con la caduta della Repubblica di Siena ed il passaggio al Granducato dei Medici, la Pieve perse d’importanza e la sua storia andò di pari passo con le vicissitudini della popolazione residente, per la maggior parte contadina. Terminato il periodo di grande agiatezza, la parrocchia si resse con gli oboli della comunità, peraltro assai modesti. Nonostante ciò, nel 1889 venne eretto il campanile, issate le tre campane e restaurato il cimitero.


Nel 1933 a causa delle varie crepe apertesi lungo la navata s’impose il restauro dell’edificio. All’inizio dei lavori vennero alla luce dei pregevoli affreschi. Questa scoperta indusse la Sovrintendenza ai monumenti di Siena ad abbattere i seicenteschi altari barocchi e togliere gli intonaci a strisce bianche e nere che “rendevano la chiesa simile ad una stanza mortuaria”. Riportata alla sua primitiva semplicità la chiesa, si scavò sotto l’altare maggiore e, ritrovati i materiali che componevano l’antichissima ara, si provvide alla sua ricostruzione.

Con il graduale spopolamento delle campagne, la Pieve di Piana cessò di avere un ruolo guida nella vita delle genti della Val d’Arbia, e nel 1963 anche la parrocchia, venne trasferita a Seravalle, attualmente è sotto la giurisdizione del parroco di Buonconvento.

A seguito di lunghi anni di totale abbandono la chiesa venne più volte saccheggiata degli arredi e suppellettili ed ha subito un costante degrado. Solo da una quindicina d’anni, e dopo un parziale restauro, è tornata ad essere meta di culto.Gran parte dei suoi antichi tesori “recuperati”, sono custoditi nel museo di arte sacra di Buonconvento.
 

 
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