Cinquecentododici consigli per vivere alla meno peggio

 

 

Chi vuoi vivere e star bene, pigli il mondo come viene. 

  Questa ruota sempre gira; chi sta lieto, e chi sospira.   Fin ch'uno ha denti in bocca, non sa quel che gli tocca.   Bisogna prima pensare e poi fare.
Cosa fatta capo ha. Questo mondo è fatto a scale; chi le scende, e chi le sale. L'orno se 'un ràmpica, e 'un monta 'n sulle piante. Il mondo è di chi se lo piglia.
Il mondo è un pagliaio, chi non pela è un minchione. Il mondo è di chi lo sa canzonare. Varii sono degli uomini i cervelli; / A chi piace la torta, a chi i tortelli. Chi da retta al cervello degli altri, butta via il suo.
Al prudente non bisogna consiglio. Chi ha prudenza, l'adopri. Si può imporre la legge, ma non la prudenza. Non entri tra fuso e rocca, chi non vuoi esser filato.
A gran partiti pàrtiti. Bisogna vivere, e lasciar vivere. Pensarci avanti, per non pentirsi poi. Del senno di poi, ne son piene le fosse.
Chi va piano, va sano. Chi prima arriva, prima macina. Folle ardimento, dà pentimento. Non lasciar il poco per l'assai, / Che forse l'uno e l'altro perderai.
Non mostrar mai né il fondo della tua borsa, né del tuo animo. In tempo di poponi non prestare il coltello. Donde non mi vien caldo, non voglio che mi venga né anche freddo. Il fuoco che non mi scalda, non voglio che mi scotti.
A volte convien bere per non affogare. È meglio perdere la pelle che il vitello. È meglio un moccolo, che andare a letto al buio. Nella felicità ragione, nell'infelicità pazienza.
Diligenza, passa scienza. Uomo avvisato, è mezzo salvato. Quando è caduta la scala, ognuno sa consigliare. Chi ne scampa una, ne scampa cento.
Per un punto, Martin perse la cappa. Chi erra nelle decine, erra nelle migliaia. Chi non fa il nodo, perde il punto. La seta non tiene il nodo.
Chi non guarda, non vede. Chi non rassetta il buchino, rassetta il bucone. Chi si guarda dalla prima, si guarda da tutte. La buona cura scaccia la mala ventura.
Tristo a quel consiglio, che non ha sconsiglio. A ben s'appiglia, chi ben si consiglia. Per un chiodo si perde un ferro, e per un ferro un cavallo. Chi a buon albero s'appoggia, buona ombra lo ricuopre.
A chi consiglia, non gli duole il capo. A gran sole, grand'occhio. Chi ha il capo di cera, non vada al sole. Chi ha cervellièra di vetro, non vada a battaglia di sassi.
A incudine di ferro, martello di piombo. Chi ha bisogno del fuoco, paletta porti. Chi ha paura si faccia sbirro. A usanza nuova non correre.
Per fare vita pura, conviene arte e misura. Bisogna fare il peto secondo il buco. Chi ben comincia è alla metà dell'opra. Chi guarda a ogni nuvolo, non fa mai viaggio.
Misura e pesa, non avrai contesa. Chi ha pazienza, ha gloria. Chi ha pazienza, ha i tordi grassi a un quattrin l'uno. Colla pazienza si vince tutto.
Chi non è savio, paziente e forte, / Si lamenti di sé, non della sorte. Chi troppo in sé confida, pazienza non tiene. La pazienza è la virtù degli asini o de' Santi. La pazienza è una buon'erba, ma non nasce in tutti gli orti.
La pazienza è come la piscia. Il sopportare non nocque mai. Non bisogna fasciarsi il capo prima di romperselo. Chi ha sbagliato la strada, torni addietro.
Governati a tuo modo, che non ti dorrà la testa. Chi ben ripone, ben trova. Chi fa alle capate col muro, il dolore è suo. Non s'ha se non quello che si gode.
Chi non ha giudizio, perde la cappella e il benefizio. Consiglio veloce, pentimento tardo. Consiglio di due non fu mai buono. Chi è uso alle cipolle, non vada a' pasticci.
A fare i fatti suoi, uno non s'imbratta le mani. Morta la bestia, spento il veleno. Niente, è troppo poco. Chi resta addietro, serri l'uscio
Chi si sente scottare, tiri a sé i piedi. Fuoco che arde in cima non ne fare stima. Dove può andar barca, non vada carro; dove può andar carro, non vada cavallo. Quando tu vedi un ponte, fagli più onor che tu non fai a un conte.
Più vale un sol remo che sia indietro, che dieci che vanno avanti. Erba che non ha radice, muor presto. Dalla rapa non si cava sangue. Dalla neve o cotta o pesta, non caverai altro che acqua.
Piccola scintilla può bruciare una villa. Il grano va a chi non ha sacca. Poeti, pittori, strologi e musica fanno una gabbia di matti. Traduttori, traditori.
Al fin pensa sovente, avrai sana la mente. Ride bene chi ride ultimo. Ovo di un'ora, pane d'un giorno, vino d'un anno, pesce di dieci, donna di quindici, e amico di trenta. Omnia per omnia e tempera susina, per i coglioni non c'è medicina.
Chi ha denti, non ha pane ; e chi ha pane, non ha denti. In casa de' ladri non ci si ruba. Chi ha rubato la vacca, può rubare il vitello. I pastori per rubare le pecore si mettono nome lupi.
Chi ruba, pecca uno; e chi è ru-bato, pecca cento. L'occasione fa l'uomo ladro. In terra di ladri, la valigia dinanzi. Chi ruba per altri, è impiccato per sé.
Chi si da in man del ladro, bisogna che se ne fidi a suo dispetto. Chi tiene il piede in due staffe, spesso si trova fuora. Bisogna far lo sciocco per non pagar il sale. A' sottili cascan le brache.
Sottil filo cuce bene. Chi va per uccellar resta impaniato. Chi è in sospetto, è in difetto. Quel che si fa all'oscuro apparisce al sole.
Fa' il dovere, e non temere. Non si fa cosa sotto terra, che non si sappia sopra terra. Non si caca mai sotto la neve, che non si scuopra. Se non vuoi che si sappia, non lo fare.
Dove non è malizia, non è peccato. Chi indura, vale e dura. Vince colui che soffre e dura. Chi non c'è, non c'entri; e chi c'è non si sgomenti.
A goccia a goccia s'incava la pietra. Quanto più presto se n'esce, e meglio è. Chi c'è stato, la può contare. A lasciar si è sempre a tempo.
A chi dole il dente, se lo cavi. Ciò ch'è utile, non è vergogna. Del cuoio d'altri, si fanno le correggie larghe. Si balla bene nelle sale degli altri.
Carestia prevista non venne mai. Granata nuova, spazza ben tre giorni. Ogni secchia non attinge acqua. Tutte le ciambelle non riescon col buco.
Quando il tuo diavolo nacque, il mio andava ritto alla panca. Chi è scottato una volta, l'altra vi soffia su. Chi fa trenta, può far trentuno. Chi lascia la via vecchia per la nuova, / Spesse volte ingannato si ritrova.
Chi non va, non vede; chi non prova, non crede. Mal beata quella scodella, dove sette man rastrella. Metti la roba in un cantone, che viene tempo ch'ella ha stagione. Quel che non va nel manico, va' nel canestro.
Altro è correre, altro è arrivare. Altro è tendere, altro è pigliare. A tutti i poeti manca un verso. Chi conta sul futuro sovente s'inganna.
Chi fa, falla; e chi non fa, sfarfalla. Dalla mano alla bocca spesso si perde la zuppa. I sogni son sogni. Non v'è uovo che non guazzi.
Chi sa la strada può andar di trotto. Chi tocca con mano, va sano. Chi vuoi conoscere un buono scrittore, gli dia la penna in mano. Con l'error d'altri il proprio si conosce.
 
Dopo il fatto ognuno è salvo. Guastando, s'impara. Il fare insegna fare. Non mordere se non sai se è pietra o pane.
Per andare avanti bisogna voltarsi addietro. Se lo strumento non è tocco, non si sa che voce abbia. Vento al visaggio rende l'uomo saggio. Fammi indovino, ti farò ricco.
D'opinioni e sassi ognun può caricarsi. Dove non si crede, l'acqua rompe. Il libro del perché è molto grande. Le cose non sono come sono, ma come si vedono.
Le gioie valgono quando s'apprezzano. Il parere non si scrive. Opinion non è sì stolta, che da volgo non sia tolta. Chi dipinge il fiore, non gli da l'odore.
Chi ha contenti gli occhi, non si sa quel che il cor faccia. In guaina d'oro, coltello di piombo. L'abito non fa il monaco. L'apparenza inganna.
Non sempre fugge chi volta le spalle. Ognun ch'ha gran coltello non è boia. Non ogni verde fa fiore, non ogni fiore fa frutto. Parere e non essere, è come filare e non tessere.
Se la pillola avesse buon sapore, / Dorata non sarebbe per di fuore. Tal pare Orlando, che poi è una pecora. Tutti i fiori non sanno di buono. Tutto il rosso non son ciliege.
Tutto quel che ciondola, non cade. È meglio tardi che mai. Più si sente un taglio di rasoio che dieci di spada. Felice non è chi d'esser non sa.
Il troppo grasso fa l'occhio cieco. Chi più guarda meno vede. Il tignoso non ama il pettine. Dove sono molte mani, chiudi.
Chi è felice, chi sa se è buono?
 
A fiume torbido, guadagno di pescatore. Quel che l'occhio non vede, il cuor non crede. Chi più che non deve prende, fila la corda che poi l'appende.
A biscottini non si campa. Bisogna comprare fino il sole. Se tu vuoi viver lieto, non ti guardare innanzi ma di dietro. Chi non può fare come vuole, faccia come può.
Molti pochi fanno un assai. La predica fa come la nebbia, lascia il tempo che trova. Suon di campana non caccia cornacchia. Chi maneggia quel degli altri, non va a letto senza cena.
La roba del compagno fa enfiar le gambe. Anche il diritto ha bisogno d'aiuto. Chi ha ragione teme, chi ha torto spera. Chi non compare, si perde.
È meglio esser màrtire che confessore. Chi più edifica più distrugge. I princìpi confettano gli stronzi. Vedono più quattrocchi che due.
A fame pane, a sete acqua, a sonno panca. Chi non può slungarsi, si scorti. In tempo di carestia, pan vecciato. Sotto il buon prezzo ci cova la frode.
Una campana fa un comune. Chi mette il suo in sangue, la sera ride e la mattina piagne. Chi non piglia uccelli, mangi la civetta. Chi più spende, meno spende.
Colle lesine bisogna esser punteruolo. Cosa troppo vista perde grazia e vista. Non resta carne in beccheria per trista che la sia. Chi altri agghiaccia, sé stesso infredda.
Chi è cagion del suo mal pianga sé stesso. Chi è in difetto, è in sospetto. Chi ha coda di paglia, ha sempre paura che gli pigli fuoco. Chi fa, fa a sé.
Chi fa quel che non deve, gli interviene quel che e' non crede. Chi ha il cui nell'ortica, spesse volte gli formica. Chi ha spago, aggomitoli. Chi ha tegoli di vetro, non tiri sassi al vicino.
Tirati in là, paiolo, che la padella non ti tinga. Chi rompe paga, e porta via i ciottoli. Il fuoco fa saltar le vespe fuori del vespaio. Peccati vecchi, penitenza nuova.
Quel pane hai, tal zuppa avrai. Tal pensa salvarsi a Pasqua, che è preso a mezza Quaresima. Tante volte al pozzo va la secchia, ch'ella vi lascia il manico o l'orecchia. Tanto va l'orcio per acqua, che e' si rompe.
Anche un pagliaio è grande, e se lo mangia un asino. Opera fatta, maestro in pozzo. Chi sta sotto alla piccionaia, casca sempre qualche penna. Senza suono non si balla.
Il mulino non macina senz'acqua. Chi le tocca son sue (le busse...). Quando c'è la volontà, c'è tutto. La gamba fa quello che vuole il ginocchio.
Dove manca natura, arte procura. A piccol forno poca legna basta. Chi ti loda in presenza, ti biasima in assenza. Coda corta non para mosche.
Chi non può, sempre vuole. Chi più vuole, meno adopera. Acqua passata, non macina più. Con la voglia, cresce la doglia.
Non si può volare senz'ale. Tutte le chiavi non pendono a una cintura. Animo risoluto non ha orecchi.  
Chi assai desidera, assidera. Per forza si fa l'aceto. Sotto la scuffia spesso è tigna ascosa. Chi fa da sé, fa per tre.
Chi vuoi, vada; e chi non vuoi, mandi. Comanda, e fai da te. Chi si mette a stentare, stenta sempre. Chi divide la pera coll'orso, n'ha sempre men che parte.
Chi affoga, grida ancor che non sia udito. Chi è portato giù dall'acqua, s'attacca a ogni spino. La catena non teme il fumo. Quando i furbi vanno in processione, il diavolo porta la croce.
Chi disse star con altri, disse star sempre in guai. Cosa trovata, non è rubata. Chi tocca la pece, s'imbratta. Chi è diffamato, è mezzo impiccato.
Tre furfanti fanno una forca. Ogni acqua spegne il fuoco. Acqua lontana non spegne il fuoco. L'occhio vuoi la sua parte.
Ogni scusa è buona purché vaglia. Quel che non è stato, può essere. Chi non ha piaghe, se le fa. Un torso di pera cascata, è la morte di mille mosche.
Piacer preso in fretta, riesce in disdetta. Chi la fa, chi la disfa, e chi la trova fatta. Ogni cosa va presa per il suo verso. In letto stretto, mettiti nel mezzo.
A chi ha testa, non manca cappello. Ogni bocca ha il suo morso. Mal va la barca senza remo. Dove stringe la scarpa, non lo sa altro che chi l'ha in piede.
Ogni dì vien sera. 
 
Ogni erba divien paglia. Ogni legno ha il suo tarlo. Oggi a me, domani a te. Ogni pelo ha la sua ombra.
Ognuno sa dov'è, ma nessuno dov'ha da andare. Ognuno va al mulino col suo sacco. Non si può avere la carne senz'osso. Non si fece mai bucato che non piovesse.
Il vedere è facile, e il prevedere è difficile. I minchioni si lasciano a casa. La candela alluma, e sé stessa consuma. Chi vuole il pesce, bisogna che s'ammolli.
Né muli, né mulini, né compari cittadini, né luoghi intorno ai fiumi, né beni di comuni, non te ne impicciar mai, che te ne pentirai. È meglio cader dal piede, che dalla vetta. Chi non vede il fondo, non passi l'acqua. Chi nasce tondo, non muor quadro.
Chi è avvisato, è armato. Pesa giusto, e vendi caro. Chi ha fatto la pentola, ha saputo fare anche il manico. Chi ben congettura, bene indovina.
Chi vuoi saldar piaga, non la maneggi. Buona la forza, meglio l'ingegno. Chi piscia contro il vento, si bagna la camicia. Quel ch'è di patto, non è d'inganno.
Promettere è una cosa, mantenere è un'altra. Non toccare il grasso colle mani unte. Non si dee dar tanto a Pietro, che Paolo resti indietro. Ogni stadera ha il suo contrappeso.
Non dir quattro, finché non è nel sacco. Non ti maneggio, se non ti pratico. Vede più un occhio solo, che cento uniti insieme. La vista non si misura con gli occhiali.
Il buon dì si conosce da mattina. Dimmi chi sono, e non mi dir chi ero. Dimmi chi fosti, e ti dirò chi sei. Dietro il fumo vien la fiamma.
Al paragone si conosce l'oro. Le lettere non ridono. Al batter del martello si scuopre la magagna. Val più un moccolo davanti, che una torcia di dietro.
Cortesia schietta, domanda non aspetta. Buco c'è, e buco ci resta. I panni rifanno le stanghe. Il morbido spacca il duro.
Chi va al mulino, s'infarina. Chi comincia ha mèzzo fatto. Chi non piange non ha zuppa. Due che soffiano, non accendano mai il lume.
Chi la fa, la pensa. Chi l'ha intrigata, se la strighi. Chi ha mangiato i baccèlli, spazzi i gusci. Fin che dura fa verdura.
L'urtimo a comparì' fu Gambaórta. Pòco càcio pòco Sant'Antonio (piccola offerta, piccola grazia). Troppa grazia, Sant'Antonio! Chi non ha testa, abbia gambe.
Chi al carbone s'accosta, o si tinge o si scotta. Chi assai pone e non custode, assai tribola e poco gode. Né di Venere né di Marte, non si sposa né si parte. Chi cerca rogna, rogna trova.
Pizzica e gratta, rogna fatta. La spina cresce pungendo. I monti stan fermi e le persone camminano. Tu hai trovato Cristo a dormire (hai trovato una persona buona come Cristo, e per di più addormentata).
Che passione, avèccelo di ciccia, e baciallo di cartone! Vedere e non toccare, è un bello spasimare. Ti riconosco, disse il culo all'ortica (così si dice a chi ci ha già imbrogliato). Ogni lasciata è persa.
Chi cerca trova, e chi dorme si sogna. Chi prende si vende. Se vi par pòco, metteteci il pane sotto. Chi ha rogna e non la gratta, un peccato accatta.
Chi ha la rogna si gratti. Scherzo lungo non fu mai buono. Il casco vuole il riso. Cosa rara, cosa cara.
Dei gusti non se ne disputa. Mal si balla bene se dal cor non viene. Il più tira il meno.
 
Al cieco non si mostra la strada.
Capo lavato, bicchier risciacquato. Acqua cheta vermini mena. Acqua torbida non fa specchio. Chi ben dorme, non sente le pulci.
Tal che gli duole il capo, si medica il calcagno. Chi troppo abbraccia, nulla stringe. Chi troppo tira, la corda si strappa. Chi tutto vuole, di rabbia muore.
Chi soffia nella polvere, se n'empie gli occhi. Chi ride in sabato, piange la domenica. Il soperchio rompe il coperchio. In terra di ciechi, chi ha un occhio è signore.
Ognuno ha opinione, ma non discrezione. Chi vuoi far quel che non puole, / Gl'intervien quel che non vuole. A danno fatto, guado chiuso. A naso tagliato, non bisognano occhiali.
Chi troppo pensa, perde la memoria; / E chi non pensa, perde la vittoria. Il passo più difficile è quello dell'uscio. In un'ora nasce il fungo. Chi taglia, taglia; e chi cuce, ragguaglia.
Le cose lunghe diventan serpi. Chi aspettar puole, ha ciò che vuole. Non ha il palio se non chi corre. All'entrar ci vuoi disegno, all'uscir danari o pegno.
Quattro madri buone fanno figlioli cattivi: la Verità l'Odio, la Prosperità il Fasto, la Sicurtà il Pericolo, la Familiarità il Dispregio. Non far ciò che tu puoi, non spender ciò che hai; / Non creder ciò che odi, non dir ciò che tu sai. Né occhi in lettere, né mani in tasca, né orecchi in segreti d'altri. Loda, commenda, saluta, conforta, offera, proffera, ma non t'obbligare.
Il pensare è molto lontano dall'essere. È meglio esser capo di lucertola, che coda di dragone. I pensieri vanno falliti. L'acciaio si rompe, e il ferro si piega.
Ogni vento non scuote il noce. Chi casca nel fango, quanto più vi si dimena, tanto più s'imbratta Chi si ripara sotto la frasca, ha quella che piove e quella che casca. Il carro non va con cinque ruote.
I porri, per istar troppo sotto il letame, fanno la zazzera. Loda lo scarpello, attienti al pennello; costa manco, e par più bello. Chi semina spine, non vada scalzo. Chi non rispetta sé, non rispetta nemmeno gli altri.
Chi vuoi essere stimato, stimi sé stesso. Taglia lungo, e cuci stretto. Guarda che tu non lasci la coda nell'uscio. Chi ben si guarda, scudo si rende.
Promettere e non mantenere è villania. Batti il chiodo quando è caldo. Chi può andar di passo per l'asciutto, non trotti per il fango. Temperanza t'affreni, e prudenza ti meni.
Non metter bocca dove non ti tocca. Non nominare la fune in casa dell'impiccato. Misura tre volte, e taglia una. Piuttosto in man che in diman.
Chi può guazzar l'acqua, non vada al ponte. Non bisogna metter calcina senza quadrello. Non si fa fascio d'ogni erba, ma sì ghirlanda d'ogni fiore. Chi s'impaccia col vento, si trova colle mani piene d'aria.
Chi vuoi della carne, vada in beccheria. Fra' Modesto non fu mai priore. Quando il sole ti splende, non ti dèi curar della luna. Tre fili fanno uno spago.
Due piedi non istanno bene in una calza. Chi non consuma, non rinnuova. Bisogna guardar non a quello che entra, ma a quello che esce. Chi di dieci passi n'ha fatti nove, è alla metà del cammino.
Chi vuoi dell'acqua chiara, vada alla fonte. La burla non è bella, se la non è fatta a tempo. I paragoni son tutti odiosi. E' meglio camminar ch'essere spinto.
La più lunga strada è la più prossima a casa. È meglio esser cortese morto, che villan vivo. Chi fa in fretta, ha disdetta. Senza l'occhiello non s'affibbia il bottone.
Chi siede su la pietra, fa tre danni: / Infredda, agghiaccia il culo, e guasta i panni. Val più una cosa fatta che cento da fare. Quando una cosa sta ben che basta, / Lasciala star, perché si guasta. Il bel vestire son tre N: nero, nuovo, netto.
Ambasciatore non porta pena. I monti stan fermi, e le persone camminano. Finché la va, l'è viva. Molto fumo e poco arrosto.
I gobbi non pagan gabella. Quando piove, chi non ha gambe non si muove. Se il cielo rovinasse, si piglierebbero di molti uccelli. Se il pane corresse come le lepri, quanti morirebbero di fame!
Chi così vuole, così abbia. Acqua e foco, presto si fan loco. Lassa-fà perse la moglie. Chi di paglia fuoco fa, piglia fumo, e altro non ha.
Chi ben non torce i panni, non s'asciugano in tre anni. Chi ha bachi non dorma. Il vento non entra mai in luogo di dove non possa uscire. Nuova camminata è presto affumicata.
Sopra il nero, non v'è colore. Un pezzo non fa fuoco, due ne fanno poco, tre un focherello, e quattro lo fanno bello. Nulla nuova, buona nuova. Quel ch'è detto, è detto.
Quel ch'è fatto, è fatto. Se non avete altri moccoli, potete andare a letto al buio. Se saran rose, fioriranno; e se saranno spine, pungeranno. Su per iscala e giù per corda.
Al primo colpo non cade l'albero.
 
Né pianto né bruno non suffraga nessuno. Chi troppo scende, con fatica rimonta. Non fruttifica, chi non mortifica.
Zero via zero, fa zero. È meglio pie bagnato che testa rotta. I pesci grossi stanno in fondo. Un fiore non fa ghirlanda.
Le siepi non hanno occhi, ma hanno orecchi. Chi fa il carro, lo sa disfare. Da cosa nasce cosa, e il tempo la governa. La coda è la più cattiva a scorticare.
La fatica promette il premio, e la perseveranza lo porge. Troppo voltare fa cascare. I gran dolori sono muti. I guai non son buoni col pane.
Quel che fu duro a patire, è dolce a ricordare. I travagli son ladri del sonno. Il mondo, di Noè gli è proprio l'arca; / Di bestie assai, di pochi uomini carca. Mille piacer non vagliono un tormento.
Tra due poltroni il vantaggio è di chi prima conosce l'altro. Non tutte le volte che si veggono i denti, s'ha paura de' morsi. Pesce che va all'amo, cerca d'esser gramo. Tal piglia leoni in assenza, che teme un topo in presenza. La sera leòni, la mattina pecoróni.
Tutti i fiumi vanno al mare. Chi avesse quel che non ha, farebbe quel che non fa. Il fumo va all'aria, e l'acqua alla valle. Lo spillo, volendo fare a cucir con l'ago, s'avvide ch'egli aveva il capo grosso.
Chi corre, corre, e chi fugge, vola. Chi fugge, mal minaccia. Chi ha paura d'ogni figura, spesso inciampa nell'ombra. Chi ha paura, si guardi le brache.
Chi non risica, non rosica. Chi non s'avventura, non ha ventura. Le paure e le sciagure fanno sudar di gennaio. L'armi de' poltroni non tagliano né forano.
Chi s'aiuta, Iddio l'aiuta. La va male, quando si chiama a soccorso. Ogni tua guisa non sappia la tua camicia. Chi non s'aiuta, s'annega.