Il lavoro e l'ozio, la ricchezza e la povertà

 

 

Lavora come avessi a campare ognora; adora come avessi a morire allora.

  Chi si vergogna di lavorare, abbia vergogna di mangiare.   Rosso di fatìa, presto va via. [1]   Non mancò giammai da fare a chi ben vuoi trafficare.
Chi è avvezzo a fare, non si può stare. Lavoro fatto, denari aspetta. Azzurro e oro non guastan lavoro. Uno semina, e un altro raccoglie.
Chi lavora, fa la roba a chi si sta. Chi lavora fa la gobba, e chi ruba fa la robba. Chi fila porta una camicia, e chi non fila ne porta due. Chi lavora lustra, e chi non lavora mostra. [2]
Chi non suda, non ha roba. Non c'è pane senza pena. Salario non arricchì mai giovane. Lavoro non ingrassò mai bue.
A buona lavandaia non mancò mai pietra. Poltroneria non fece mai figliuoli. Chi non maneggia, grameggia. Chi si cava il sonno, non si cava la fame.
Chi ha da fare, non dorme. Chi dorme non piglia pesci. Chi dorme non piglia pesci. Chi dorme grassa mattinata, va mendicando la giornata. Chi ha fame non ha sonno.
Il caldo del letto non fa bollire la pentola. II letto caldo fa la minestra fredda. Chi va, lecca; e chi sta, si secca. Chi fugge fatica, non fa la casa a tre solai.
Giammai col bramare, il sacco puoi colmare. La peggior soma è il non averne alcuna. Chi per altrui mano s'imbocca, tardi si satolla. Fare e disfare è tutto un lavorare.
Il grasso non vien dalle finestre.
 
È meglio indarno stare, che indarno lavorare. Chi è ozioso, è dubbioso. L'ozio non fa con la virtù lega.
Il bisognino fa trottare la vecchia. Dove la voglia è pronta, le gambe son leggiere. A chi è affamato, ogni cibo è grato. La fame ha le spie per tutto.
Ventre digiuno non ode nessuno. La necessità non ha legge. Chi non ha, darebbe; e chi non n'ha, ne vorrebbe. I danari fan la piazza.
Tre cose fanno l'uomo ricco: guadagnare e non ispendere, promettere e non attendere, accattare e non rendere. [3] Tutto è fumo e vento, fuorché Toro e l'argento. Ricchezza e scienza, insieme non hanno residenza. Ricchezza e sopruso son fratelli.
Ricchezza non fa gentilezza. Ricchezza poco vale a quel che l'usa male. Sacco pieno rizza l'orecchio. L'abbondanza, foriera è d'arroganza.
La ricchezza non s'acquista senza fatica, non si possiede senza timore, non si gode senza peccato, non si lascia senza dolore. Non fu mai sacco sì pieno, che non v'entrasse ancora un grano. I ricchi hanno il paradiso in questo mondo, e nell'altro se lo vogliono. Chi ha casa e podere, può tremare e non cadere.
Il quattrino fa cantare il cieco. Dove son corna, son quattrini. Chi vive contando, vive cantando. Chi vuole impoverire il ricco, mette le legna per lo ritto.
Denari e sanità, metà della metà.
 
I signori non possono avere due cose insieme, giudizio e quattrini. Ogni ricchezza corre al suo fine. Corpo satollo non crede al digiuno.
Nave vecchia, ricchezza del padrone. Abbi pur fiorini, che troverai cugini. Chi ha buon cavallo in stalla può andare a piedi. Chi ha buon vino in casa, ha sempre i fiaschi alla porta.
Ognuno è amico di chi ha buon fico. Chi ha del panno, può menar la coda. Chi ha de' pani, ha de' cani. Col pane tutti i guai son dolci.
Chi ha pane e vino, sta me' che il suo vicino. Chi ha terra, ha guerra. Chi sta in agio, non cerchi disagio. Per arricchire ci vogliono tre R, o redare, o rubare, o ridire.
Chi ha paura del Diavolo, non fa roba. Chi non ruba, non ha roba. Fatta la roba, facciam la persona. Chi traffica, raffica.
Quel che vien di ruffa raffa, se ne va di buffa in baffa. Chi non fallisce, non arricchisce. Arno non ingrossa se non intorbida. Gli uomini fanno la roba, non la roba gli uomini.
Chi più n'ha, più n'imbratta. Gli errori de' medici sono ricoperti dalla terra, quelli dei ricchi dai danari. Maggior porta, maggior battitoio. Colle chiavi d'oro s'apre ogni porta.
I chiavistelli s'ungon con Toro. Il canapo è unto con l'argento. Perché vada il carro, bisogna ungere le ruote. Il troppo guasta, e il poco non basta.
Chi butta via oro con le mani, lo cerca co' piedi.
 
I danari cavan le voglie. Chi non ha quattrini, non abbia voglie.
I danari vengono di passo, e se ne vanno via di galoppo.
Quattrini venite, che i vizi ci sono!
Senza Meri 'un si làllera. [4] I danari sono il secondo sangue. Chi ha poco panno, porti il vestito corto. Chi ha poco, spenda meno.
Chi non può far col troppo, faccia col poco. Chi non può ber nell'oro, beva nel vetro. Chi fa chiodi, more inchiodato. Viver parcamente arricchisce la gente.
Chi ha orecchie intenda, chi ha danaro spenda. Chi ha quattro e spende sette, non ha bisogno di borsette. Chi va a cavallo da giovine, va a piedi da vecchio. Chi vuoi godere la festa, digiuni la vigilia.
Son meglio le fave che durano, che i capponi che vengon meno. Chi la mattina mangia il tutto, la sera canta il cucco. Cristo morì sui chiodi, e lui ci campa. Chi non ha gran voglie, è ricco.
Chi non ha debiti, è ricco. Chi si contenta, gode. Pensiero non pagò mai debito. Il giorno che si fa il debito non si va in prigione.
Sempre stenta, chi mai si contenta. Col poco si gode, e coll'assai si tribola. Cuor contento, e sacco al collo. È meglio un soldo di buon acquisto, che mille d'imbrogli.
Ricchezza mal disposta, a povertà s'accosta. Chi ha tutto il suo in un loco, l'ha nel foco. A grassa cucina, povertà vicina. Chi non apre ben gli occhi a' fatti sui, stentando va per arricchire altrui.
Chi non ha che perdere, sempre perde. La roba sta con chi la sa tenere. La roba non è di chi la fa, ma di chi la gode. La roba è fatta per i bisogni.
II guadagnare insegna a spendere. I danari non bastano; bisogna saperli spendere. I danari son fatti per ispendere. Lo sparagno è il primo guadagno
Quattrino risparmiato, due volte guadagnato. Prodigo e bevitor di vino, non fa né forno né mulino. Quando il padre fa carnevale, a' figliuol tocca a far la quaresima. Fa più uno a spargere, che cento a raunare.
Chi getta la sua roba al popolazzo, si trova vecchio poi, povero, pazzo. Chi fa tutte le feste, povero si veste. Troppa cera guasta la casa. Chi poco ha, poco da.
Necessità, abbassa nobiltà. Tanto mangia il povero quanto il ricco.Chi ha buona cappa, facilmente scappa. Chi abbisogna, non abbia vergogna. Chi non ha, non è.
Chi perde la roba, perde il consiglio. Il poveruomo non fa mai ben: se muor la vacca, gli avanza il fien; se la vacca scampa, il fien gli manca. I poveri sono i primi alle forche, e gli ultimi a tavola. Chi ha denari e prati, non son mai impiccati.
I poveri hanno le braccia corte. I poveri s'ammazzano, e i signori s'abbracciano. Gli stracci vanno all'aria. Sacco rotto non tiene miglio, pover'uom non va a consiglio; se parla bene non è inteso, se parla male n'è ripreso.
A granaio vuoto formica non frequenta. A veste logorata, poca fede vien prestata. Dove non è roba, anche i cani se ne vanno. Da San Martino a Natale, ogni povero sta male.
L'ago e la pezzetta mantien la poveretta. Da ricchi impoveriti e da poveri arricchiti, prega Dio che t'aiti. I poveri mantengono la giustizia. Povertà non guasta gentilezza.
Il bene de' poveri dura poco. Quando il povero dona al ricco, il Diavolo se la ride. Povero né minchione non ti far mai. Non si può dire a uno peggio che dirgli povero.
È meglio puzzar di porco, che di povero. Della superbia de' poveri il Diavolo se ne netta il sedere. Superbia senza avere, mala via suoi tenere. Il tribolato va dietro al condannato.
Uomo senza roba è una pecora senza lana. Povero volle di' sempre coglione. È meglio morir di fame, che di stento. Beni di fortuna passano come la luna.

[1] Proverbio pisano: Rosso di fatica...

[2] Del lavoro dell'artigiano si fa poi bello l'uomo ozioso.

[3] La seconda delle tre "cose" rammenta il consiglio fraudolento dato a Bonifacio VIII da Giudo da Montefeltro, che perciò si danna, mal grado il cordone francescano e la truffaldina assoluzione del Papa: "Lunga promessa con l'attender corto / Ti farà trionfar nell'alto seggio" Inferno XXVII, 110-111

[4] Proverbio pisano: senza denari non si fa nulla.