San Casciano dei Bagni: nuovi segreti dal santuario termale.

 

A San Casciano dei Bagni, nello scavo del Bagno Grande, sono emersi nuovi reperti che ci illuminano su un passato etrusco e romano: statue, monete, oggetti votivi, iscrizioni e serpenti bronzei: uno dei quali è forse il più grande mai trovato.

 

San Casciano dei Bagni, piccolo comune della provincia di Siena, noto per le sue sorgenti termali e per il ritrovamento (2022) eccezionale di un deposito di bronzi antichi, chiude il 2024 con ritrovamenti archeologici straordinari.

Il santuario etrusco e romano del Bagno Grande continua a offrire una finestra unica sulla storia e sul culto delle acque sacre.


“Con immenso piacere, a conclusione dell’ultima campagna di scavi, condividiamo un altro capitolo della straordinaria storia del Bagno Grande, che ha contribuito a rafforzare l’importanza e la centralità del santuario etrusco-romano”, ha detto Gabriele Nannetti, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo.

Le recenti scoperte rappresentano anche un ulteriore incentivo per la progettazione, già avviata, del nuovo Museo e del primo lotto del Parco archeologico di San Casciano. In questo scenario la Soprintendenza si sta adoperando per gestire al meglio il cronoprogramma degli interventi da realizzare con le risorse messe a disposizione dal Ministero della Cultura, secondo un modello virtuoso di collaborazione e supporto istituzionale, già ampiamente collaudato, con il Comune, le Direzioni Generali, l’Istituto Centrale per il Restauro e l’Università per Stranieri di Siena”.
 

Tra giugno e ottobre 2024, l’ampliamento degli scavi ha permesso di esplorare una porzione più vasta del temenos, il recinto sacro che racchiudeva il santuario, e di portare alla luce strutture di epoca etrusca e romana. Tra queste spicca il muro perimetrale che delimitava lo spazio sacro, comprendente la grande vasca termale e gli edifici dedicati al culto.
La scoperta più affascinante riguarda la vasca più antica, datata al III secolo a.C., quando una struttura in blocchi di travertino delimitava la sorgente termale sacra.

Questa vasca, ricostruita durante i regni degli imperatori Tiberio e Claudio, testimonia l’importanza del luogo anche in epoca imperiale. Una leggenda potrebbe essere all’origine del rinnovamento architettonico: la caduta di un fulmine, considerato un prodigio divino, avrebbe richiesto una riconsacrazione dell’area.

All’esterno del tempio sono stati ritrovati strati archeologici ricchi di oggetti che raccontano le pratiche cultuali: lucerne, unguentari di vetro, bronzetti votivi e numerosi ex voto, tra cui figurine anatomiche in terracotta dipinta e foglie d’oro. Tuttavia, è all’interno della vasca sacra che si concentrano i ritrovamenti più straordinari, protetti dal fango argilloso e dalle acque termali che li hanno preservati per secoli.

 

Gli scavi del 2024 hanno riportato alla luce un numero impressionante di offerte votive, tra cui quattro nuove statue in bronzo. Questi manufatti raffigurano arti votivi come braccia e gambe, spesso accompagnati da iscrizioni, accanto a strumenti rituali come un’elegante lucerna e un piccolo toro in bronzo. Le statue evocano il mondo agricolo e pastorale dell’antichità, già rappresentato in altri reperti del Bagno Grande.
Accanto ai bronzi, le monete costituiscono un elemento centrale del deposito votivo: con più di 10.000 esemplari, il sito offre una panoramica eccezionale della circolazione monetaria tra l’età repubblicana e imperiale. A questi si aggiungono materiali preziosi come una corona e un anello d’oro, gemme, ambra e aurei romani, testimoniando l’alto valore simbolico delle offerte.

Le iscrizioni scoperte nel 2024 arricchiscono ulteriormente il contesto del santuario. Incise sia in etrusco che in latino, esse menzionano le divinità locali e offrono dettagli sulle pratiche religiose. Tra le dediche spicca quella alla Fonte Calda, chiamata Flere Havens in etrusco, accanto a giuramenti sulla Fortuna e sul Genio dell’Imperatore.
Un ritrovamento di particolare rilievo è la statua di un corpo maschile nudo, diviso a metà da un taglio netto. Dedicata alla Fonte Calda da un certo Gaio Roscio, questa figura potrebbe simboleggiare la guarigione della parte del corpo rappresentata in bronzo.

 

Il sito ha anche restituito un repertorio unico di materiali organici, tra cui migliaia di frammenti di uova, molte delle quali intere e conservate con il tuorlo visibile. Questi elementi, simbolo di fertilità e rinascita, si alternano a pigne, rami intrecciati e tronchi lignei verticali, che testimoniano l’importanza delle connessioni tra natura e sacralità.
Tra i reperti più affascinanti emergono i serpenti bronzei, posizionati alla base di grandi tronchi all’interno del deposito stratigrafico.

Con misure variabili, da piccoli esemplari fino a un serpente di oltre 90 cm, i manufatti rappresentano il serpente agatodemone, una figura protettiva legata alla sorgente e alle pratiche divinatorie.

Proprio l’esemplare di 90 centimetri, quasi la mensura honorata, la misura perfetta di tre piedi romani, un serpente barbuto e cornuto, rappresenta, con ogni probabilità, il più grande ad oggi rinvenuto di serpente agatodemone: se ne conoscono in bronzo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e al British Museum a Londra, protettore della sorgente e detentore di un ruolo fondamentale nelle pratiche divinatorie, come si può osservare in molti altri contesti del Mediterraneo antico, ma nessuno di queste dimensioni.
 

 Tratto da: https://www.finestresullarte.info/archeologia/scoperte-straordinarie-a-san-casciano-dei-bagni-nuovi-tesori-santuario-bagno-grande