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Cedda era in zona etrusca, il toponimo ha origine latina, l'insediamento era probabilmente una mansione Romana, luoghi di riposo e ristoro si snodavano sulle vie di comunicazione ogni dieci chilometri. Nel Medioevo, sul confine tra due contadi, Cedda sarà al centro nelle dispute tra Siena e Firenze e contemporaneamente attraversata dalla rete viaria legata al pellegrinaggio. La località Cedda è ricordata per la prima volta nel 998 quando tra i proprietari terrieri della zona risulta esserci il marchese Ugo di Toscana, che poi donerà questi terreni alla badia di Martùri. La prima citazione della chiesa risale invece al 12 settembre 1046 quando viene inserita tra le chiese suffraganee della pieve di Sant'Agnese in Chianti. Probabilmente a quell'epoca era già sede di una comunità di canonici. In seguito alla distruzione del castello di Poggiobonizzio la sua situazione economica migliorò notevolmente come confermato dalle decime pagate per il 1276 che ammontano a 4 lire e 6 soldi ma già l'anno seguente salgono a 6 lire e 10 soldi. Nel XV secolo e nel XVI la chiesa appartenne alla diocesi di Firenze ed aveva una sua chiesa suffraganea: la chiesa di Gavignano. Nel 1592 con la creazione della diocesi di Colle Val d'Elsa venne annessa a quest'ultima ma non perse il suo status di prioria; nelle viste apostoliche del XVIII secolo la chiesa venne giudicata ben fornita di arredi. La popolazione del popolo di Cedda crebbe costantemente visto che nel 1551 gli abitanti erano 115, per poi salire a 176 nel 1745, a 225 nel 1833 e a 305 nel 1845, ma nonostante ciò la chiesa non venne mai ne ingrandita ne fu oggetto di lavori di adeguamento. Solo all'inizio del XX secolo vennero effettuati dei restauri. La chiesa di San Pietro a Cedda è senza dubbio il più considerevole esempio di architettura romanica dei dintorni di Poggibonsi ed uno dei più significativi dell'intera Val d'Elsa. Ad unica navata con abside e copertura a capriate lignee, ha la torre campanaria addossata al termine della fiancata destra. Tale campanile, precedente alla chiesa, era una torre di avvistamento e continuerà nel tempo ad essere riferimento e controllo del territorio. L'abside è coronata esternamente da un giro di arcatelle pensili impostate su peducci fantasiosamente scolpiti e su alcune semicolonne. All'interno della navata un arcone trasversale, che si imposta tra due semicolonne addossate alle pareti, divide in due parti la chiesa, definendo la zona presbitale. La chiesa possiede una ricca decorazione plastica (portali, mensole, cornici) i cui ornati depressi raffiguranti croci, rosette, fiori stellati, si rifanno a motivi, talvolta di ricordo preromanico, assai diffusi in Val d'Elsa nel XII secolo. Le due semicolonne dell'arcone trionfale hanno i capitelli scolpiti con un motivo di due fanciulli con tralci e grappoli d'uva. L'architrave dell'ingresso, tra rose e palmette, contiene una "croce gerosolomitana" con quattro lettere agli angoli. L'Alfa e l'Omega, il principio e la fine, ripetono la circolarità della vita nella Croce racchiusa in un cerchio. Le croci gerosolomitane e le decorazioni a palmette evocano il passaggio dei palmieri pellegrini diretti a Gerusalemme e la presenza dell'Ordine dei Cavalieri del Tempio, che si dedicavano alla assistenza dei viandanti.
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