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Nelle pendici orientali del monte Amiata, in una
vasta foresta di faggi che crescono tra i caotici accavallamenti di
blocchi vulcanici, sono rintracciabili vari "sassi" di aspetto insolito
che si prestano a interpretazioni fantasiose:
il sasso di Renzola, il sasso di Staffeto, il sasso di Dante, il sasso
del Romito ecc.
Quest'ultimo è molto particolare perché è un vero e proprio riparo con
annessa una vaschetta che si riempie di acqua piovana; un vero e proprio
alloggio eremitico non costruito ma dovuto solo al capriccio della
natura.
Si trova non molto distante dal sottostante eremo e chiesa dell'Ermeta,
di antichissima origine longobarda, menzionata da antichi scrittori fin
dal secolo XI°.
Nel 1458, il Papa Piccolomini (Pio II) in quel fedele diario dei suoi
viaggi descritti nei "Commentari" dice che la popolazione di Abbadia
aveva una grande venerazione per questa chiesa e che "...lì vicino
abitano gli eremiti, ai quali si arriva dopo una difficile salita..".
Effettivamente il "sasso del romito" si trova in linea retta sopra la
chiesa e si raggiunge dopo una faticosa rampa di circa un chilometro.
È quindi dimostrato l'uso che gli eremiti han-no fatto di questi
particolari "sassi".
Nelle vicinanze si trova anche la GROTTA dell'ARCIERE che conserva
all'interno un disegno schematico in parete, probabilmente preistorico.
Inoltre esistono nella zona altri crepacci di una certa consistenza ma
estremamente franosi, non ancora indagati
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Il "sasso del
romito" sul monte Amiata |
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