Se provassimo a rallentare un p0' e a
guardare meglio i luoghi in cui viviamo, come un turista attento,
scopriremmo che abbiamo ancora il privilegio di avere intorno a noi
giardini naturali che il lavoro quotidiano di grandi uomini e piccole
aziende agricole contribuiscono a conservare.
Un vecchio detto toscano recita "loda
il poggio e attienti al piano" ed infatti nel nostro territorio
le culture più importanti sono proprio quelle collinari : olivo e vite.
Molti sono gli esperti che hanno scritto e scrivono di uva e vino qui,
senza nessuna pretesa, una raccolta di curiosità, proverbi di un passato
non molto lontano, che può essere interessante richiamare alla memoria.
Se interroghiamo molti dei nostri nonni ci racconteranno che prima di
tutto, per chi era mezzadro nelle campagne chianine, era importante che
il vino fosse "tanto" prima che " buono".
Quello "meglio" si lasciava per le feste della famiglia o per la
battitura. Anche se non era buono il vino nell'alimentazione contadina
aveva un posto fondamentale per il notevole apporto calorico
indispensabile per sopperire alla fatica e per portare un pò di allegria
che certo di divertimenti ne aveva ben pochi.
Se la vendemmia è stata sempre sentita come un momento di festa, il
vino, che di essa è il prodotto ultimo e finito, è stato sempre
considerato come elemento fondamentale di qualsiasi festa, come elemento
insostituibile dell'allegria, come collante indispensabile allo stare
insieme. Va da se, quindi, che nella cultura popolare, nei modi di dire,
nei proverbi, nel linguaggio quotidiano il vino sia sempre presente, ora
con i suoi aspetti positivi che rimandano alla gioia, all'ebbrezza della
festa, ora con i suoi aspetti negativi che ricordano la sua capacità di
fiaccare l'animo e il corpo.
La cultura chianina è di origine e di struttura contadina ed il vino
l'ha condizionata così come tutte le altre produzioni agrarie. Il vino
entra nei proverbi, nei modi di dire, è protagonista di molti
indovinelli e filastrocche. Materiale verbale utile per sondare le
condizioni materiali e culturali della Valdichiana.
Alcuni esempi :
Acqua vite, acqua vite,
tu mi togli dalla sete,
io ti bevo per rinfresco,
poi mi fai parlar tedesco.
E' questa una filastrocca di origini popolari ma, per il mondo
mezzadrile quest'invito era superfluo, perché al posto del vino per
quasi tutto l'anno sul desco compariva solo il vinello o l'acquarello o
l'acquataccia, come si dice in questa strofa tratta da una canzone
intitolata, Il lamento dei contadini ;
Poi si piglia la vinaccia :
ci si fa un pò d'acquataccia ;
si fa per bere tutto l'inverno
e si patisce le pene dell'inferno.
L'acquataccia o acquarello era il vino
ricavato da una finale spremitura della vinaccia, ormai esaurita a cui
veniva aggiunta molta acqua.
Ma c'erano anche i momenti in cui si beveva del vino buono: nei
banchetti di nozze, durante i quali, con il bicchiere colmo in mano, si
lanciavano auguri agli sposi in forma di stornello non mancando leggere
allusioni sessuali :
E questo vino è bono, sa di salmastro
allegra sposa ché il marito è maschio.
E questo vino è bono e sa di foglie,
se unn' era maschio non prendeva moglie.
Per ottenere il vino, però, bisogna
faticare, per cui :
Chi vuole l'uva grossa - zappi la proda e scavi la fossa.
E quest'altro ancora :
Se di giugno non la curi - di ottobre non vendemmi.
E ancora :
Chi zappa beve acqua - chi fila beve vino.
La vigna e il giardino esigono
un'attenzione vigile, una cura assidua come quelle che occorrono (od
occorrevano, secondo la mentalità di un capoccia d'altri tempi) per
l'educazione di una figlia, quindi :
Figlie, vigne e giardini - guardateli dai vicini.
I proverbi più numerosi, comunque, sono
quelli che dall'esperienza del vino traggono considerazioni morali ;
alcuni esempi chiarissimi :
Uomo di vino - non vale un quattrino.
Quando il vino va a fondo - le parole salgono a galla.
Acquarello e parole - se ne fa quanto si vuole.
Dove entra il bere - se n'esce il sapere.
A trincar senza misura - molto tempo non si dura.
Tra questi modi di dire proverbiali non
potevano mancare le frecciate contro le donne.
Il mondo contadino, infatti, non è stato
mai tenero con le donne .
Queste non solo lavoravano come e spesso più degli uomini, ma poi
dovevano subire lo sfottò, le maldicenze dei maschi. Anche il vino dava
gli spunti adatti per ribadire la bassa considerazione che la donna
aveva nel mondo contadino :
Amor di donna e vin di fiasco
la mattina è buono, la sera è guasto.
Ma c'è di peggio :
Vino in tavola e donna a letto
più coglione chi gli porta rispetto.
Più contenuto e più accettabile, per il
suo materialismo ma anche per la fresca frase finale :
Pane vino e donne - e se vuol nevicare nevichi.
Un'atmosfera più crudamente e
pesantemente...chianina con :
Pane di giorno, vino d'un anno, donna di vent'anni e prosciutto di troia
-
so' cose che non vengono mai a noia.
Ma anche gli uomini, almeno quelli più
anziani, sono soggetti a qualche ammonimento :
Quando il cappello tira al bianchino
lascia la donna e
tieniti al vino.
Moltissime sono le espressioni in cui il
vino è visto positivamente :
Se per la vita non vuoi l'affanno bevi il vino per tutto l'anno.
Chi beve vino - va lontano nel suo cammino.
Chi beve il vino con la minestra vede il dottore dalla finestra.
Bianco o negro - fa l'uomo allegro.
Al solito, però, accanto ai sentimenti
gioiosi che suscita un buon fiasco di vino da bere in compagnia ci sono
motivi di malinconia :
Le botti di vino buono e gli uomini bravi - finiscono presto.
Alcuni di questi modi di dire
suggeriscono anche considerazioni sui rapporti che il mondo mezzadrile
aveva con il padrone del podere.
Per combattere la fame e la
miseria, il mezzadro era costretto ad "arrangiarsi" appropriandosi di nascosto di piccole
parti dei prodotti del podere ; succedeva con il grano in Valdichiana
con il vino e l'uva da per tutto :
La malvagìa - al padrone non si dia.
I rapporti con il mondo cittadino erano
aspri : tra le due società non correva buon sangue e i contadini
cercavano di non accostarvisi mai, sapendo che avrebbero avuto la peggio. Ma a volte
era necessario ricorrere alle prestazioni di un avvocato o di un notaio,
i quali si facevano pagare profumatamente e
in modo disastroso per le tasche
dei contadini, ecco quindi :
La penna dell'avvocato - è un coltello di vendemmia.
Pare di vederlo quell'avvocato, mentre
pulisce le tasche del nostro capoccia, come il coltellaccio che si usa
per la vendemmia, taglia tutto, dal grappolo più grosso al raccimolo più
piccino, senza pietà.
(tratto da: Vino &
Dintorni, Mariano Fresta - Amministrazione Comunale di Sinalunga 1993,
edizioni Luì)
Il Fiasco
Il fiasco nasce in Toscana nel XV
secolo. E' simile ad una damigiana in miniatura, con il collo un pò più
lungo per garantire una buona presa.
Rivestito di "stiaccia", foglia
di canna palustre, per proteggerlo dagli urti accidentali, agli inizi
arrotolata tutta intorno come un gomitolo di spago, successivamente
confezionato con la foglia allargata e distesa in senso verticale. La
letteratura è piena di notazioni riguardanti il fiasco anche se, a onor
del vero, sono più inerenti al contenuto che al contenitore ;
Michelangelo, in una lettera di ringraziamento inviata ad un
signore scrive :
"...avrei avuto più caro due fiaschi di vermiglio che otto camicie..."
Oggi il vecchio fiasco non è tenuto
nella considerazione che merita, ma nelle campagne della Valdichiana,
quando il "capoccia" regala un fiasco di vino, usa dire, anzi
raccomandare :
"bevi il vino con comodo, ma riportami il fiasco".
fiasco di epoca rinascimentale
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fiasco toscanella
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Il Vin Santo
Il Vin Santo è un vino bianco prodotto principalmente in Toscana con uve
appassite sui "cannicci", o appese alle travi della cantina.
Viene fatto con diversi tipi di uve accuratamente scelte: generalmente
Trebbiano, Malvasia toscana, o Cannaiolo bianco. Il vino che ne risulta
assume in modo naturale un bel colore dorato. Il sapore varia da secco,
all'amabile, al dolce, a secondo dell'uva e da come viene eseguita la
fermentazione e, soprattutto, dal "caratello" (sono così chiamate le
botti nelle quali avviene la lunga fermentazione).
Infatti, se su quest'ultimo la "madre", ossia l'ultimo vino ospitato era
dolce, il Vin Santo risulterà dolce, se invece era molto alcolico il Vin
Santo sarà più o meno secco.
La fermentazione avviene nei caratelli
riempiendoli parzialmente con il mosto. Viene lasciata una camera d'aria
perchè i lieviti non muoiano subito, ma possano, molto lentamente, agire
nella trasformazione degli zuccheri in alcol, fino al raggiungimento dei
15-17° vol. ottimali per questo gustoso liquore.
Tutto il ciclo, se si vuole ottenere un Vin Santo degno di tale nome,
dura dai quattro ai sette anni.
L'origine del nome è alquanto
controversa. Per i letterati il nome deriverebbe dal greco "xantos"
(biondo) per i clerecali dal fatto che era un vino preparato
appositamente per la Santa Messa; gli storici invece lo fanno risalire
ad un Concilio nel quale un cardinale partecipante durante una pausa,
dopo averne sorseggiato un bicchierino, pare abbia esclamato :
- Ma è dolce come il nettare greco dell'isola di Xanto...
per i contadini , più semplicemente, il
nome deriva dal fatto che le uve sono messe ad essiccare, generalmente,
durante il periodo "dei Santi".
...salute!!
(da : Vino & Dintorni -
Amministrazione Comunale Sinalunga - edizioni Luì)
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