Morfologia
La
sua carta di identità può essere compilata, in
breve, così: lunghezza del corpo 40-70 centimetri;
della coda 7-11; dell'orecchio 8-14; piede
posteriore 9,5-15; peso 1,5-6,5 chilogrammi;
orecchie lunghe, dalla punta nera, che oltrepassano
l'apice del naso se vengono piegate in avanti; la
coda è nera superiormente; la parte posteriore del
corpo e l'esterno della coscia hanno il medesimo
colore; le zampe non sono orlate di bianco.
Le lepri comuni sono
animali dal capo piuttosto piccolo e con un musetto
arrotondato che presenta il labbro superiore inciso
in modo da lasciare intravedere i grandi incisivi
anteriori. Sono dotate di 28 denti e, come tutti i
Lagomorfi, masticano grazie a spostamenti laterali
della mandibola. Internamente alle guance sono
localizzate delle duplicature cutanee assai ricche
di ghiandole e ricoperte da peli: pare che,
secernendo una sostanza odorosa, servano a marcare
il territorio e a facilitare il corteggiamento
all'epoca della riproduzione.
Due grandi occhi
vispi, marroncini e bordati di rossiccio spiccano
sul capo "dominato" dalle due lunghe orecchie
accartocciate. La corporatura è robusta,
specialmente posteriormente dove si notano arti
molto lunghi: grazie a loro, la lepre si sposta a
notevole velocità eseguendo una serie di salti. La
coda è corta e mantenuta aderente al corpo. Il
mantello è costituito da un pelame lanoso, assai
fitto e morbido, non molto lungo, di colore
fulvo-grigio superiormente e grigio sulle orecchie
(tranne le macchie nere), mentre il ventre e la
parte interna degli arti sono bianchi.
La lepre comune, come
del resto anche tutte le altre lepri, non emette
suoni vocali, a meno che non si trovi in situazioni
particolari quali accoppiamento, combattimento e
paura eccessiva; in tal caso emette vocalizzazioni
assai simili a un lamento. Al contrario, usa
segnalare il pericolo battendo il terreno con le
zampe posteriori oppure lanciando segnali di
avvertimento digrignando i denti.
La lepre comune abita
praticamente quasi tutti i tipi di terreno
pianeggiante (specialmente quelli vicini alle zone
coltivate), i boschi di latifoglie, le brughiere, le
dune. Di regola non si trova oltre i 1600 metri di
altitudine. La lepre conduce una vita essenzialmente
notturna.
Non si può dire che la
lepre scavi una vera e propria tana; infatti, di
regola, le è sufficiente una specie di "covo" che
prepara raspando il terreno con gli arti anteriori e
al quale da la forma semplicemente con la pressione
che il suo corpo esercita durante il riposo.
Tuttavia, se non trova un cespuglio presso cui
scavare, qualsiasi depressione del terreno le va
bene (le zolle di un campo arato di recente): la
totale immobilità che riesce a mantenere durante il
riposo e il colore neutro del pelo la nascondono a
sufficienza da eventuali nemici. In rispetto della
sua proverbiale prudenza, la lepre entra sempre nel
rifugio "all'indietro", in maniera da assicurarsi
che nessun nemico l'abbia seguita! Animale
tipicamente solitario, possiede un proprio
territorio che conosce perfettamente e in cui ha
predisposto vari "covi" pronti ad accoglierlo.
Specie stanziale, la
lepre non ama spostarsi dalla zona in cui è nata e
si allontana solo di qualche centinaio di metri (al
massimo pochi chilometri) per procurarsi il cibo. Al
crepuscolo si muove alla ricerca di pascoli grassi
(come il trifoglio e l'erba medica), di grano non
ancora maturo e penetra anche negli orti. In
generale si può dire che si nutre di piante erbacee
durante la bella stagione e di scorze e rametti
legnosi durante l'inverno. A questo proposito è
opportuno ricordare un curioso fenomeno digestivo
che presentano questi animali: il cieco trofismo,
grazie al quale possono meglio sfruttare i cibi di
natura vegetale. Le lepri, alla pari dei Ruminanti,
ingeriscono in fretta l'alimento che va ad
accumularsi in abbondante quantità nell'intestino
assai lungo di cui sono dotate. In seguito vengono
emesse le feci, rivestite da una specie di sostanza
mucillaginosa; queste sono formate a livello del
cieco dove, al cibo in parte digerito, viene
aggiunta della vitamina B,2. Durante il riposo, la
lepre ingerisce queste "palline" senza però
masticarle (questo specialmente nei periodi di
carestia) e le digerisce di nuovo con un processo
più lento.
Il periodo degli amori
in genere coincide con la bella stagione: di
conseguenza varierà in rapporto all'area di
diffusione delle differenti popolazioni e al clima
dell'annata. In questo periodo la femmina mostra il
posteriore con la coda rovesciata verso l'alto ed
eccita il maschio con un intenso odore prodotto da
particolari ghiandole anali. Molto spesso si assiste
a vere e proprie risse a base di unghiate fra più
maschi che sono stati attirati dalla stessa femmina;
il vincitore, messi in fuga gli altri pretendenti,
cerca di indurre la compagna ad accoppiarsi.
La gestazione ha una
durata di circa 6 settimane e al termine nasceranno
da 2 a 5 piccoli. Numerose femmine presentano il
fenomeno della "sovrapposizione di gravidanza",
ossia all'istante del parto in un corno dell'utero
esistono già altre ovocellule fecondate durante il
periodo di gravidanza e pronte allo sviluppo. Ogni
femmina può compiere più gestazioni nel corso
dell'anno. L'allattamento non va più in là di un
paio di settimane e a circa 6 mesi i leprotti sono
da considerarsi adulti. Non si può certamente
affermare che mamma lepre sia esemplare: lascia i
piccoli sul terreno, senza preparare un riparo, e
sta con loro la notte e lo stretto tempo necessario
ad allattarli. Tuttavia si tratta di piccoli assai
precoci (nascono già ricoperti di pelo, con gli
occhi aperti e dopo pochi minuti sanno già muoversi
da soli) e, in caso di pericolo, la madre, che bene
o male li sorveglia da lontano, è pronta ad
accorrere e nel caso di predatori testardi arriva a
farsi inseguire deliberatamente pur di allontanarli
dai giovani. La sua vita media si aggira attorno ai
6-7 anni.
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