Il fagiano

 

Ordine

Famiglia

Sottofamiglia

Genere

Specie    

Galliformi

Fasianidi

Fasianini

Phasianus

P. colchicus

Uccelli

Nomi dialettali: fasta,fasàn

 

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Descrizione: è un uccello di buone dimensioni; raggiunge infatti nel maschio i 1.200 - 1.600 gr. mentre nella femmina i 900-1.200 gr. Ha forme abbastanza massicce e becco robusto con ali brevi e coda lunga. Ha un accentuato dimorfismo sessuale. La femmina è di color marrone chiaro maculato mentre il maschio è molto appariscente con testa e collo verdi, mentre il piumaggio del corpo è rossiccio con alcuni riflessi metallici.

Habitat: è una specie stanziale molto legata al territorio nel quale nasce. I cacciatori dicono che il fagiano "muore dove nasce". Predilige ambienti vari, ma vive bene anche nelle monocolture. Aree coltivate, radure, boschi, pianure sono tutti ambienti ove è possibile trovare il fagiano.

Riproduzione: in aprile iniziano gli accoppiamenti; la specie è poligama e generalmente un maschio si crea un harem di 3-6 femmine. Le femmine del fagiano costruiscono il nido e vi depongono 8-15 uova che vengono covate per 24-25 giorni. I pulcini di fagiano lasciano il nido dopo pochi giorni e sono straordinariamente vitali tanto che dopo circa due settimane sono già in grado di effettuare i primi voli.

Alimentazione: l'alimentazione del fagiano è varia. Si ciba di frutta, erbe, germogli, legumi, serpi, ragni, lombrichi, larve ed insetti.

Caccia: cacciabile.

La caccia al fagiano, nella provincia di Siena, è consentita, nel territorio sottoposto a gestione programmata della caccia, dalla terza domenica di settembre fino al 31 dicembre.

 


 

Morfologia

 

Alcune specie animali e vegetali, a causa del loro interesse economico, estetico, venatorio, alieutico, sono state di proposito introdotte in molte aree geografiche lontane da quelle originarie; altre hanno inconsapevolmente sfruttato i mezzi di trasporto umano e il gran viaggiare per il mondo tipico della nostra specie, ampliando rapidamente e talvolta in modo consistente la loro distribuzione. L'uomo è dunque, di fatto, un non trascurabile agente della diffusione degli organismi su scala mondiale. La specie che viene subito in mente non può che essere il variopinto fagiano {Phasianus colchicus), la "selvaggina" per eccellenza della gran moltitudine dei cacciatori nostrani.

La storia del fagiano inizia in Oriente, dove, fra l'Asia Minore e la Cina, sono distribuite una trentina di sottospecie di questo magnifico uccello. Ed è certamente per motivi estetici che i Romani per primi introdussero in Europa i fagiani colchici, provenienti cioè dalla mitica regione della Colchide, nome che ancora è richiamato nella denominazione scientifica della specie.

Dapprima quindi il fagiano fu un ornamento per parchi e giardini di ville patrizie e forse, fuggendo da questi luoghi, qualche individuo si riprodusse anche in libertà. Successivamente venne introdotto in riserve di caccia di nobili e re, ma solo dalla metà di questo secolo in forma tanto generalizzata e massiccia da far scadere nella banalità questa "nobile" selvaggina; cosicché ora gli stessi cacciatori hanno affibbiato al fagiano l'appellativo poco nobilitante di "pollo colorato".

 

In ampie zone delle pianure coltivate e delle colline, in aree boscose come in quelle a coltura intensiva, presso fiumi, in ambienti palustri, in risaie e anche in ambienti più asciutti, purché non lontani da un fiume o uno stagno, i fagiani si trovano perfettamente a loro agio.

In primavera i maschi cominciano a delimitare i loro territori con sonori richiami. Le loro tendenze poligame sono note e ogni singolo maschio può accaparrarsi harem che contano fino a 10 femmine, anche se, in condizioni naturali e dove le proporzioni fra i sessi non sono troppo falsate dal prelievo venatorio, esse sono solitamente non più di due o tre.

 

In aprile-giugno in una fossetta del terreno ben celata fra la vegetazione, magari fra i rovi del sottobosco di una macchia di robinie o all'ombra di un altrettanto americano cespuglio di fitolacca, la femmina depone 8-12 uova di colore oliva-brunastro, che cova con assiduità per 23-28 giorni. I piccoli, non meno precoci dei pulcini di un qualsiasi pollaio, seguono subito la madre alla ricerca del cibo e già a una dozzina di giorni di età tentano i primi incerti voletti. L'attaccamento alla famiglia è però piuttosto forte per cui passeranno almeno altri due mesi prima di abbandonare la guida della genitrice. In questo periodo i fagianotti divorano una gran quantità di larve di formica, e inoltre larve di coleotteri, cimici, afidi. Anche per gli adulti il periodo estivo è caratterizzato da una prevalenza di artropodi nella dieta, che però nel complesso risulta onnivora.

 

I fagiani si nutrono di una gran varietà di semi, granaglie, radici, frutta, bacche, invertebrati e anche di piccoli vertebrati. Fra questi ultimi è accertato come siano compresi anche piccoli rettili quali natrici dal collare e persino giovani vipere. In inverno, i fagiani che sono riusciti a passare incolumi la stagione venatoria si riuniscono in gruppi, spesso approfittando del cibo che viene loro messo a disposizione nelle riserve di caccia per aiutarli a superare la cattiva stagione al fine di conservare buoni riproduttori per l'anno successivo. Questi uccelli sono infatti sensibili agli inverni molto freddi è nevosi, così come ad estati troppo siccitose. Altra causa di mortalità, che tocca il 60-80% della popolazione al primo anno di vita, è dovuta alla predazione di pulcini e femmine in cova da parte di volpi, mustelidi e anche cani randagi. È quindi ovvio che, in seguito a una gestione venatoria non particolarmente oculata (da parte di alcuni cacciatori), l'unico rimedio per riportare la popolazione a livelli accettabili sia la pratica del ripopolamento. E' comunque anche vero che se, in alcune zone d'Italia, ancora regge il grande proliferarsi di detto volatile - per esempio la Provincia di Siena - il merito, in gran parte, vada attribuito ai cacciatori che, "con grandi sacrifici e gratis", si accollano il lavoro di cattura e ripopolamento.