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Gli abitanti si chiamano: abbadenghi o badenghi.

Abbadia San Salvatore

 
 

 

La storia di Abbadia San Salvatore e di gran parte del comprensorio dell'Amiata si identifica con le vicende dell'abbazia benedettina fondata sotto re Ratchis anche Rachi e Rachis (744-749) - da Erfo, un nobile longobardo del Friuli. Questi ottenne di costruire un monastero sulle pendici orientali del monte Amiata, su terreno di proprietà statale: nacque così la Basilica di San Salvatore, dotata sin dall'inizio di un ampio dominio formato prevalentemente da boschi e pascoli montani. La fondazione di un monastero su tenitori regi ed in prossimità della via Francigena (che transitava nella valle del Paglia), rispose a un disegno politico del re Ratchis, che seppe utilizzare a beneficio dello Stato il fervore monastico di Erfo.

 

Con la nuova abbazia regia, infatti, si raggiungeva il duplice scopo di proteggere la principale via di comunicazione della Tuscia longobarda e di iniziare la valorizzazione agricola della zona. Già pochi decenni dopo la fondazione l'abbazia iniziò ad espandere il suo patrimonio, che proseguì poi ad accrescersi in epoca carolingia e ottomana, tanto che all'inizio del X secolo i suoi possessi ammontavano a ben cinquecento "mansi", distribuiti non soltanto nella zona dell'Amiata, ma anche in direzione della costa maremmana e laziale, in val d'Orcia, in val di Chiana e persino nel Viterbese. Al dominio di San Salvatore corrispondeva una notevole autonomia istituzionale; il monastero dipendeva direttamente dalla Sede Apostolica e, almeno sino al tempo degli Svevi, rimase strettamente legato all'autorità imperiale, dato il suo carattere di abbazia regia.

 

 

 

 

 

Degli anni 770-775 sono i primi accenni documentati di un'espansione patrimoniale del monastero che sarebbe stata condotta con grande successo lungo tutta l'età carolingia e ottoniana, in direzione della costa maremmana e laziale, del territorio di Viterbo, della Val di Chiana e della Val d'Orcia, oltre che nel complesso dell'Amiata e nell'alto bacino del Paglia e del Fiora. Beneficiari della speciale protezione imperiale sino dalla prima età carolingia (privilegio di Lodovico il Pio, 816), i monaci si definiranno « servi » dell'imperatore ancora in una petizione del 1081, indirizzata ad Enrico IV. Questo stesso documento attesta la grave tensione creatasi tra l'abbazia e il maggior potentato laico della zona, la dinastia dei conti Aldobrandeschi, i cui esponenti vengono accusati di far costruire centri fortificati in funzione antiabbaziale e antimperiale, e di usurpare il dominio sopra castelli e villaggi del territorio amiatino.

Nel corso del secolo XII il patrimonio abbaziale subì una certa contrazione, e dagli inizi del '200 i diritti signorili di S. Salvatore vennero contestati e ridimensionati dietro la pressione di comunità di castello e di villaggio: a cominciare dai residenti del Castrimi de Abbatta, i quali ottennero nel 1212 una serie di franchigie e continuarono nei decenni successivi a rivendicare forme di autonomia locale. A una degradazione della situazione economica e dell'autorità spirituale dei monaci accennano le bolle del 1228, con cui Gregorio IX affidò S. Salvatore all'Ordine Cistercense, con intenti di riforma.

Sul terreno politico e giurisdizionale, il castello e le terre dell'abbazia erano oggetto, sin dagli inizi del secolo, dei contrastanti movimenti espansionistici di Siena e di Orvieto.

Dedita al Comune orvietano nel 1203, rivendicata poi con continuità dai Senesi, che nel 1265 la occuparono e la costrinsero ad un atto di sottomissione, soggetta nuovamente al controllo politico di Orvieto agli inizi del '300, l'Abbadia venne acquisita nel 1347 all'autorità della Repubblica senese in seguito ad un trattato con i conti Aldobrandeschi di Santa Fiora.

 

 
 
 
 

 

Il monte Amiata con le sue groppe selvose ha rappresentato in ogni epoca un ambiente particolarmente favorevole agli insediamenti eremitici e, in genere, di natura religiosa, che hanno arricchito la zona di cappelle ed oratori, come la Madonna del Castagno e l'Ermeta, che si ricollegano spesso a pie leggende, espressione della spiritualità popolare. Già in epoca etrusca erano sfruttati i ricchi giacimenti di cinabro, in massima parte concentrati in territorio di Abbadia San Salvatore, da cui proveniva appunto, per la sua quasi totalità, il minerale utilizzato per la produzione del mercurio metallico, prima della definitiva chiusura delle miniere in epoca moderna. Una prima tappa per tenere ancora viva l'identità della comunità amiatina è stata l'esposizione di riproduzioni, documenti ed oggetti della storia mineraria nella sede museale della Torre dell'Orologio; il progetto di recupero dell'intera area mineraria si estende all'apertura di un Museo documentario nell'ex Officina meccanica della Galleria XXII e del Pozzo San Callisto. Il comprensorio amiatino ha una particolare notorietà anche come centro di soggiorno estivo e invernale ed è fornito di strutture ricettive e di impianti sportivi di buona qualità.

 

Per visitare il sito ufficiale del Comune di Abbadia San Salvatore: www.comune.abbadia.siena.it

 

 

 
 
 
 

Abbadia San Salvatore

Pictures

   
 
 
 

 
 

Abbadia San Salvatore, Porta del Cassero

Abbadia San Salvatore, un vicolo del centro storico

 
 
 
 

 
 

Abbadia San Salvatore, un vicolo del centro storico

Abbadia San Salvatore, ingresso Abbazia San Salvatore

 
 
 
 

 
 

Abbadia San Salvatore, Abbazia di San Salvatore

Abbadia San Salvatore, Abbazia di San Salvatore

 
 
 
 

 
 

Abbadia San Salvatore, interno della Chiesa Superiore dell'Abbazia

Abbadia San Salvatore, Abbazia San Salvatore la Cripta