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Gli abitanti si chiamano: castelnovini.

Castelnuovo Berardenga

 
 

 

II territorio della Berardenga trasse nome dalla dinastia di un nobile Berardo, di stirpe franca, vissuto nella seconda metà del secolo X. Egli discendeva da Guinigi, che era stato conte di Siena tra l'867 e F881 e aveva fondato in quegli anni un monastero femminile nel luogo di Fontebona, oggi Abbadia Monastero. Disgregatosi l'ordinamento pubblico carolingio e venuto meno l'ufficio dei conti cittadini, i discendenti di Guinigi persero il titolo e il legame d'ufficio con Siena e organizzarono il proprio potere intorno a una serie di castelli e di villaggi, posti nella parte orientale del contado senese, delimitata dall'Arbia e dall'Ombrone, dalle colline del Chianti a Nord, e a Sud dal territorio delle crete ascianesi.

Fu un potere di tipo signorile e locale, sviluppatosi tra la fine del secolo X e gli inizi del XIII in consonanza con quanto avveniva in tutta la Toscana e nella gran parte dello smembrato Impero carolingio, e appoggiato anche ad una istituzione ecclesiastica di famiglia: l'antico monastero di S. Salvatore di Fontebona, che era decaduto e che nel 1003 venne rifondato come monastero maschile da Ranieri e Berardo, figli di Berardo. È significativo che il nome collettivo dato a questa stirpe, e quindi al territorio da essa dominato, non si modellasse su quello dell'illustre antenato Guinigi bensì su quello di Berardo: a sottolineare come fosse reciso ogni legame con l'antica dignità di ufficio del conte e come importasse ormai soltanto quella particolare linea di discendenza che aveva rifondato, su base fondiaria e signorile, il potere della famiglia.

 

 

 

Importante strategicamente per la sua posizione ai confini del contado, la Berardenga fu istituita agli inizi del '300 in sede di vicariato, e tale rimase nei decenni seguenti. Finalmente, nel giugno del 1366, il Consiglio Generale deliberò la costruzione di un nuovo castello nel cuore del territorio, « presso il villaggio di Strata nel luogo detto il Poggio de' Frati». Nasceva così Castelnuovo Berardenga, ultimo nel tempo fra i castelli della zona, destinato a esserne il capoluogo e il centro di maggior rilievo economico per iniziativa innovatrice del Comune cittadino, e non — come più generalmente avveniva — per il prolungarsi di una situazione di età signorile e precomunale. Compiuti per buona parte entro il 1367, i lavori di fortificazione subirono poi un rallentamento. I primi sviluppi della comunità coincisero con una fase di generale regresso economico del territorio. In una supplica redatta nel 1434 (dopo la conclusione della guerra contro Firenze, la guerra per la questione lucchese, rovinosa per tutte le parti in campo) si denunziavano un calo della popolazione di Castelnuovo da circa 190 a circa 100 capifamiglia e un restringimento dello spazio agricolo.
 

Fu proprio sul territorio di questo comune, infatti, che la storia di Siena e Firenze si intrecciò nuovamente col sangue e, come ricorda Dante, «fece l’Arbia colorata in rosso». La vicenda della mitica battaglia di Monteaperti, combattuta il 4 settembre del 1260, desta ancora curiosità e passione storica. Le forze fiorentine erano di gran lunga superiori (il Villani, nel Trecento, le indicava in 30.000 pedoni e 3.000 cavalieri), ma gli errori tattici e strategici dei condottieri di parte guelfa furono decisivi. Firenze intendeva correre in aiuto dell'alleata Montalcino, accerchiata dai Senesi, e al tempo stesso fortificarne le difese. Una spedizione che, secondo i Fiorentini, si sarebbe dovuta concludere con la resa di Siena, ma il cui itinerario fu causa di aspre discussioni nel Consiglio del Comune. I più saggi, infatti, suggerivano un percorso lungo e tortuoso, ma più sicuro, che avrebbe consentito ai Fiorentini di raggiungere Montalcino e dare battaglia sotto le mura del paese alle esigue forze senesi, mentre i più sfrontati volevano dimostrare, passando da Castellina e dirigendosi verso la Val d'Arbia, che Firenze non temeva il confronto. Questi ultimi ebbero la meglio e fu così che l'esercito si accampò in un territorio compreso tra il fiume Arbia e i torrenti Biena e Malena, nei pressi di Monteaperti, luogo di appuntamento con altre milizie alleate di Perugia e Orvieto.

 

I Senesi si erano accorti già da tempo dell'imponente movimento di truppe e rifiutarono l'ultimatum dei nemici, secondo il quale Siena avrebbe dovuto arrendersi senza colpo ferire, abbattere le mura e costruire in Camporegio una fortezza «per la sicurtà de' fiorentini». Di fronte a tanta arroganza i Senesi, all'alba del 3 settembre, fecero uscire il loro esercito affiancato dalle truppe di Manfredi, ben pagato per l'occorrenza, e attaccarono i Fiorentini proprio nel momento in cui essi stavano riorganizzando le truppe impegnate nello spostamento del campo. La battaglia fu cruenta, con numerosi episodi - narrati nelle cronache del tempo che testimoniano da parte senese un inaspettato senso tattico, vincente contro un esercito più numeroso e meglio armato. Questa sconfitta rappresentò uno smacco cocente per Firenze, che avrebbe dovuto aspettare ancora tre secoli prima di piegare la rivale.

 
 
 
 

 

Le principali risorse del territorio sono legate all'agricoltura, in particolar modo alla coltivazione della vite (Chianti Classico e Chianti Putto) e dell'olivo. Presenti anche allevamenti di ovini, suini e bovini, mentre l'industria è per lo più a carattere artigianale. Da alcuni anni, gran parte dello sviluppo è basato sul turismo, con la nascita di attività agrituristiche e di ricezione alberghiera.

 

Per visitare il sito ufficiale del Comune di Castelnuovo Berardenga: www.comune.castelnuovo-berardenga.si.it

 

 
 
 
 

Castelnuovo Berardenga

Pictures

   
 
 
 

 
 

Castelnuovo Berardenga, uno scorcio del Borgo

Castelnuovo Berardenga, torre dell'orologio

 
 
 
 

 
 

Castelnuovo Berardenga, porta al Castellare

Castelnuovo Berardenga, castello di Meleto

 
 
 
 

 
 

Castelnuovo Berardenga, Badia Berardenga

Castelnuovo Berardenga, Badia Berardenga

 
 
 
 

 
 

Castelnuovo Berardenga, Certosa di Pontignano