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Gli abitanti si chiamano: monteronesi.

Monteroni d'Arbia

 
 

 

Monteroni era alla metà del '200 un modesto Comune di villaggio del contado di Siena.

Il suo sviluppo medievale fu legato all'organizzazione e all'espansione patrimoniale dello Spedale di Santa Maria della Scala, che acquistò terre intorno a Monteroni dagli inizi di quel secolo. L'edificio di maggior rilievo è un mulino fortificato che risale ai primi decenni del Trecento, fatto costruire dallo Spedale di Santa Maria della Scala. Recentemente restaurato e recuperato, il molino si presenta come un'imponente struttura a torrione fatta di mattoni, con, alla base sul lato est, un gioco di archi per l'uscita del l'acqua proveniente dalla gora posteriore.

Nel 1382 i residenti di Monteroni avanzarono un'istanza alla Repubblica perché il luogo, allora incluso nel vicariato di Lucignano d'Arbia, fosse istituito in sede vicariale autonoma; ma la richiesta non fu accolta. Monteroni costituì una posizione strategica di un certo rilievo nel corso della guerra di Siena. Nel 1554, durante la guerra, fu assalito e conquistato dalle truppe imperiali, passando sotto il domino fiorentino alla fine della guerra.


Al confine delle Crete senesi, il territorio di Monteroni è circondato da numerosi borghi ed edifici di notevole interesse architettonico: dirigendosi verso Buonconvento si incontra Lucignano d'Arbia con la chiesa di San Giovanni Battista, che conserva una Crocifissione cinquecentesca di Bartolomeo Neroni, detto "il Riccio".

 
 

Ma il complesso medievale più interessante e grandioso - e meglio conservato - è la fattoria fortificata di Cuna, detta Grancia.
Il grandioso complesso si compone di due parti ben distinte: l'immensa massa compatta in mattoni dei magazzini fortificati ed il « villaggio » antistante.

A questo si accede per una porta aperta in una tozza torre con apparato a sporgere e sormontata da una loggetta cinquecentesca richiusa; all'interno si apre una piazza allungata sulla quale si affacciano le abitazioni e si aprono tutti gli accessi alla grancia.

 

Questa consiste in un altissimo blocco quadrato con finestre ad arco ribassato e con una torre all'angolo Sud-Ovest ed una all'angolo Sud-Est con apparato a sporgere e piombatoi e forse congiunta da un camminamento alla torre di ingresso; gli apparati a sporgere sono sempre di tipo senese, cioè ad archetti sorretti da mensole a piramide rovescia.

Sul lato Ovest vi sono mura staccate dal blocco della costruzione, con base a scarpa e cordone superiore, al di sopra del quale sono poi sorte case d'abitazione, che hanno occupato quasi tutto lo spazio interno, lasciando soltanto un vicolo, al quale si accede direttamente dalla piazza attraverso un arco, e stretto fra esse e l'altissima base a scarpa cordonata, che caratterizza su questo lato il blocco principale.

 

Al centro della piazza un passaggio immette in un cortile ad L nell'angolo Sud-Est della grancia.

Da qui, per un portale sormontato da un'alta torre, si accede all'interno con una rampa coperta da due volte a crociera ed un altro ambiente con volta ad ombrello ad 11 vele disuguali archiacute, separate da costole in mattoni ; la rampa continua direttamente in un cortiletto allungato e poi, invertendo la direzione, torna ad essere coperta e permette di accedere con ì muli ai magazzini dei vari piani.

Al primo piano, da essa si passa in un cortiletto con portico a pilastri ottagonali.

 

L'edificio aveva un ruolo strategico, collocato come era sulla Via Francigena.

Tra le sue mura trovarono ospitalità ben tre papi: Urbano VI nel 1386, Martino V nel 1420 e Paolo III nel 1541- L'importanza di questa tenuta, come quelle di altre 'grancie' (parola medievale di origine francese, sinonimo di 'granaio') dello Spedale sparse tra la Val d'Arbia e la Val d'Orcia, andava dunque oltre il ruolo di fattoria, costituendo un punto di riferimento per tutti gli abitanti della zona. Per questo era importante che avesse un aspetto solido e rassicurante.

In questo caso la Grancia di Cuna costituisce uno degli esempi più importanti; è quella che ha conservato intatta la sua struttura originaria ed è riuscita a mantenere al suo interno l'attività agricola, evitando in tal modo l'abbandono e la rovina.
 

 
 
 
 

 

Il mulino fortificato

 

A Monteroni si può ancor oggi ammirare un medioevale mulino fortificato.
In quei lontani tempi, caratterizzati dalla paura e dalle sopraffazioni, questo tipo di fortificazioni era assai diffuso. Erano tempi bui, così rievocati da Giorgio Batini: "C'è stato un tempo in Italia - un tempo durato secoli - in cui ci si svegliava al mattino con la paura, e si cercava, la sera, di addormentarsi nonostante la paura. Paura degli eserciti che si muovevano da un capo all'altro della penisola, delle continue battaglie tra le opposte fazioni, delle bande armate che scorrazzavano per il paese, dei soldati mercenari che non andavano mai in congedo, dei capitani di ventura che arrotondavano il "soldo" con il saccheggio. In quel tempo gli italiani, amanti del sole e della luce, non conoscevano le case con le grandi finestre e i grandi balconi, ma erano costretti a rinchiudersi nelle case-torri, nei castelli, nelle rocche, nei borghi fortificati, nel grigiore delle grosse pietre squadrate, a vedere filtrare un po' di luce dalle strette feritoie, dalle massicce inferriate. Fossati, muri di cinta, bastioni, ponti levatoi, porte di ferro... Tutto ovunque, era fortificato: anche i conventi, anche gli ospedali, le fattorie, i ponti, i mulini, i 'pellegrinai' ". E' il caso del mulino fortificato di Monteroni, una grandiosa costruzione in forma di squadrato torrione che si incontra quasi all'ingresso del paese arrivando da Siena. Alla base del mulino fortificato si vedono ancora gli archi sotto i quali passava l'acqua della gora che faceva muovere i macchinali del piano terra. I piani superiori erano usati come residenza ed anche come ospizio per i pellegrini. Sulla facciata dell'edificio si vede ancora lo stemma dell'ente che lo possedeva: lo Spedale di Santa Maria della Scala di Siena,uno dei più antichi d'Italia, il cui emblema si vede ancora su numerosi edifici di questa valle e di altre della Toscana.

 

Cavalli e feste tradizionali

 

Quale comunità nata in tempi recenti, rispetto a quelle di altri comuni con storie più radicate e tormentate, i monteronesi si sono inventati il modo per stare insieme e divertirsi. Nella vicina frazione di Ponte a Tressa si corre un simpatico Palio dei somari, ma a Monteroni da tempo è maturata una forte passione per i cavalli, vuoi anche perché tra le sue colli ne hanno trovato rifugio molti fantini del Palio di Siena con le loro scuderie, territorio adatto ai duri allenamenti per il selciato di Piazza del Campo. Ogni primavera Monteroni organizza alcune riunioni di corse di cavalli a pelo, che si disputano nella pista che circonda il campo di calcio. Dal 1995 Monteroni è entrato ufficialmente nel circuito di corse riservate esclusivamente all'allenamento per i cavalli che poi correranno in Piazza del Campo, insieme alle piste di Asciano, Montalcino e Monticiano.

 

 

Per visitare il sito ufficiale del Comune di Monteroni: www.comune.monteronidarbia.siena.it

 

 

 
 
 
 

Monteroni d'Arbia

Pictures

   
 
 
 

 
 

Monteroni d'Arbia, scorcio di Lucignano d'Arbia


 
 

 
 

Monteroni d'Arbia, uno scorcio del mulino fortificato

Monteroni d'Arbia, uno scorcio del mulino fortificato

 
 
 
 

 
 

Monteroni d'Arbia, Pieve di San Giovanni Battista a Lucignano d'Arbia

Monteroni d'Arbia, Pieve di San Giovanni Battista a Lucignano d'Arbia

 
 
 
 

 
 

Monteroni d'Arbia, Pieve di San Giovanni Battista a Lucignano d'Arbia, particolare

Monteroni d'Arbia, Via del Castello

 
 
 
 

 
 

Monteroni d'Arbia, La Grancia di Cuna: il complesso medioevale più interessante, più grandioso e meglio conservato del territorio di Monteroni