Home Page

 

Fauna Ittica

Calendario per la Pesca Dilettantistica

 
 

 

 
 

Ombrone

Merse Orcia Arbia Elsa Vivo Chiana Asso Foenna  
 

 

 
 

 

La pesca, la mia prima grande passione. Il mio primo grande amore.
E' con la pesca che ho assaporato la prima sensazione di libertà. Il gusto della vita all'aria aperta.
La pesca come la caccia e, forse, più della caccia, pone l'uomo a contatto intimo con la natura determinando un grande amore per essa.
Il veloce ritmo delle attività moderne, le preoccupazioni inevitabili che si determinano nell'individuo costretto in spazi angusti, atmosfere fumose, clamori assordanti, fanno della pesca un correttivo, forse insufficiente ma certamente assai valido, alla convulsa vita di ogni giorno.
Coloro che sostengono essere la storia della pesca meno interessante e gloriosa di quella della caccia hanno torto!

La storia della caccia colpisce la nostra immaginazione: il piccolo uomo del paleolitico combatte con animali grandi e fortissimi, con mezzi inadeguati e armi rudimentali non tenendo conto che il cacciatore moderno, considerato nel tempo che va dalla metà del secolo scorso ad oggi, è dotato di mezzi di offesa tali che nessun selvatico può in pratica opporglisi, se non cercando scampo nella fuga. (Occhio!! Questa onnipotenza dell'uomo non è certo la ragione della rarefazione dei selvatici e della scomparsa delle specie, ci sono motivi ben diversi e molto più pesanti: inquinamento, trasformazioni ambientali, disboscamenti, colture intensive e veleni di ogni tipo, sparsi un po' dappertutto, che interessano non solo la caccia ma anche la qualità delle acque e quindi, per conseguenza, la pesca).
Io considero la pesca rispetto per la natura, ricca di gradevoli episodi e maestra d'ingegno che, forse senza sapere di assecondare ad un lontanissimo istinto, induce l'uomo a rinnovare le esperienze degli antichissimi avi ubbidendo al salutare richiamo di essa......il pesce c'è! Il difficile è prenderlo.


Di seguito vado ad elencare quelli che sono i principali corsi d'acqua della mia Provincia, iniziando dal più importante per ordine di portata e lunghezza.
 


 

l'Ombrone nasce sul versante sud-orientale dei Monti del Chianti presso S. Gusmè e, dopo un corso molto articolato di 161 km attraverso valli anche strette e profonde, sfocia nel Mar Tirreno a Sud-Ovest di Grosseto.
I suoi affluenti di destra sono il Torrente Arbia ed il Fiume Merse, mentre quelli di sinistra sono il Fiume Orcia ed altri minori come il Torrente Melacce ed il Torrente Trasubbie.
L’Ombrone, con il suo bacino idrografico di 3494 kmq, ha la maggiore portata di sedimenti in sospensione dei fiumi toscani. Questo dato può essere spiegato dall'alta erodibilità delle rocce sulle quali il fiume imposta il suo corso, costituite in buona parte da formazioni argilloso-sabbiose. Inoltre il regime pluviometrico è caratterizzato da una marcata stagionalità che provoca, durante le maggiori precipitazioni, profonde erosioni sulle pendici, già dissestate da una secolare opera di disboscamento.
L'intero territorio del bacino è caratterizzato da un'ecomosaico molto diversificato. Alcune aree sono state interessate da un'intensa attività agricola che ha modificato profondamente il paesaggio, altre presentano ambienti ad elevato grado di naturalità dove lo stress antropogenico è ridotto o assente. La maggior parte del territorio è, comunque, interessata da copertura boschiva.
La vegetazione riparia è uno dei fattori che influisce maggiormente sulla capacità di un corso d’acqua di autodepurarsi. La presenza di vegetazione riparia e di boschi adiacenti ad essa crea un ambiente favorevole per la vita della micro e macro fauna e funziona contemporaneamente da filtro meccanico e biologico.
L'Ombrone termina il suo corso all'interno del Parco Naturale della Maremma. La vasta area è contraddistinta da lembi assottigliati di pineta a pino domestico, da lievi dossi (tomboli) colonizzati da piante di ginepro e da una zona umida caratterizzata da prati temporaneamente allagati e vecchi canali per la regimazione delle acque.
La "Regina" (carpa), il "Cavedano", il "Barbo", "Carassio" e "l'Anguilla" rappresentano le specie ittiche più frequenti nelle catture degli ultimi anni (1990-2007).
Negli anni precedenti - un periodo di tempo che va dal 1969, anno in cui ho iniziato a frequentale l'Ombrone, al 1988 - le catture erano notevolmente più diversificate. Era solito imbattersi in "Savette" (anche di notevole mole), "Tinche" (ne ho prese di oltre due chili), e, strano ma vero, trote. Non di grosse dimenzioni ma sempre di trote si trattava, a dimostrazione che le condizioni dell'acqua erano totalmente diverse da quelle attuali.
La pesca si effettua in passata leggera (barbo e cavedano) con canne non inferiori ai sei metri, fisse (fiorentina) o con anelli (bolognese) oppure, con canne da fondo per carpe e anguille.

 

 

 


 

La Merse scorre nelle province di Siena e Grosseto ed è il più importante tributario del fiume Ombrone nel quale confluisce in località Pian di Rocca dopo un percorso di circa 70 km dalle sorgenti poste in Poggio Croce di Prata alla quota di 848 m.
Nel tratto superiore i residui minerari provocano un grave degrado della qualità delle acque che invece tornano ad essere di buona qualità nel tratto inferiore. Varie zone del fiume sono inoltre interessate da apporti termali.
Il fiume scorre in un territorio caratterizzato da bassissima antropizzazione e da vaste superfici boscate che solo nella zona della piana di Rosia, fino a Macereto, e nel tratto finale, lasciano ampi spazi a terreni occupati da colture intensive prevalentemente irrigue.
Il luccio è tra le specie ittiche di maggiore pregio del fiume Merse e molti pescatori ricreativi praticano in queste acque tecniche di pesca mirate alla sua cattura. Rispetto ad altri ambienti da luccio la Merse offre infatti acque generalmente trasparenti e una alternanza di conformazioni delle sponde e dell'alveo che rendono possibile praticare una pesca di spostamento con esche artificiali entrando in acqua in molte postazioni; le sue caratteristiche di tipo torrentizio con acque relativamente calde, permettono di pescare il luccio in acqua corrente chiara e poco profonda.
C’è una buona presenza di ciprinidi. Nell'alta Merse ho constatato la presenza di trote fario.
Barbi, cavedani, alborelle, carpe, lucci, persici sole e lasche sono i maggiori rappresentanti delle sue acque.
La pesca si pratica in passata leggera per i soliti barbi e cavedani e a fondo per carpe e anguille.

 

 


 

L'Orcia, il "mio fiume".....si, l'Orcia rispecchia fedelmente la mia concezione di fiume. Gli spazzi aperti, la luce, i colori, i sassi, gli alberi, l'acqua e il silenzio, rotto soltanto dallo scorrere dell'acqua, sono elementi essenziali nel mio modo di vivere un fiume.
Il fiume Orcia, che nasce pochi chilometri ad oriente, sul Monte Cetona, scorre ai piedi dell’area protetta formando un largo letto ciottoloso, insinuandosi poi tra le gole di Ripa d’Orcia fino a gettarsi nell’Ombrone, nei pressi di Monte Antico.
All'altezza di Castelnuovo dell'Abate riceve le acque, affluente di sinistra, del torrente Ente a sua volta tributato, più a monte, dalle acque del torrente Vivo. Ai confini della Riserva l’Orcia riceve il torrente Miglia, suo affluente di destra e limite orientale dell’area protetta, mentre la parte meridionale include un tratto del lungo torrente Formone, che arriva dalle pendici amiatine, e la sua confluenza con l’Orcia.
Pescare nell'Orcia ha rappresentato, per molti anni, il massimo della sportività. Acque solitamente trasparenti e con poche "buche", raggiungibili esclusivamente a piedi camminando tra i ciotoli levigati, l'Orcia è uno dei fiumi più difficili per la pesca. Qui ho appreso l'arte di "capire" un fiume.
Al momento, per i pescasportivi, esiste un grosso problema, molti accessi al fiume, sia nella zona di Castelnuovo dell'Abate che nella zona di Sant'Angelo Scalo, sono chiusi da catene e sbarre varie con tanto di cartelli di proprietà privata. Andrebbe verificato se effettivamente esistono i permessi per apporre detti cartelli, ho sempre saputo che gli accessi ai fiumi non possono essere chiusi....
Il fiume propone una grande varietà ittica: trota fario, cavedano, barbo, carpa, anguilla, "zoccole" (carassi), alborelle e lasche. La pesca si svolge principalmente in passata leggera con canne fisse o bolognesi, ultimamente mi è capitato di vedere pescatori impegnati nella pesca con la mosca con buoni risultati di cattura.
 

 



L'Arbia, fiume celebre nella storia per la sanguinosa battaglia di Monteaperti, nasce fra gli strati di calcareo compatto nei monti del Chianti in un luogo denominato Colle Petroso sotto Castellina, riceve da destra il rio Tregoli e da sinistra e da sinistra dal torrente Mascellone, percorre circa 14 km in mezzo a rocce di grès friabile e di calcare argilloso attraversato da vene di acqua solforosa - "... oltrepassato il poggio di San Giusto, dove cessa il terreno stratiforme, nel meridiano di Siena, e poco lungi dal Vico d'Arbia, lo stesso fiume comincia scorrere incassato fra le piagge e fra alte ripe di marna cerulea conchigliare, da cui è coperto tutto il rimanente della valle sino Buonconvento. Quivi l'Arbia si marita all'Ombrone dopo avere ricevuto il tributo, a destra dai torrenti Bozzone, Tressa e Sorra..."
- Fiume pescoso per carpe, cavedani, barbi e nella parte alta si possono trovare delle splendide trote.

 

 


 

L' Elsa è lungo circa 63 chilometri. Nasce in provincia di Siena e confluisce nel fiume Arno, di cui è affluente di sinistra, in prossimità di Ponte ad Elsa, nella provincia fiorentina.
L' "Alta Valdelsa" è un' area comprendente i comuni di Casole d'Elsa, Radicondoli, Colle Val d'Elsa, Monteriggioni, Poggiansi e San Gimignano, ed assume questa denominazione appunto dal fiume Elsa che ne lambisce i territori. In realtà, bisogna distinguere il fiume Elsa in due parti: la "Elsa morta" e la "Elsa viva"; il tratto appellato "Elsa morta" si snoda dalle sue sorgenti, in località Molli, sulla Montagnola senese ed è, di fatto, un torrente privo di sorgenti perenni caratterizzate da una certa costanza e consistenza di flussi d'acqua. Solamente in prossimita` dell'abitato di Gracciano, fraz. di Colle val d'Elsa, il fiume si alimenta grazie all'apporto di una sorgente perenne le cui acque, tiepide in tutte le stagioni e ricche di carbonato di calcio in sospensione, hanno caratteristiche tali da essere state sfruttate per usi termali sin dal tempo degli etruschi. Conosco poco questo fiume, ma so per certo di catture interessanti riguardo ai cavedani.

 



Il torrente Vivo,è un piccolo torrentello ai piedi dell' Amiata.
Nasce poco più a monte del paesino del Vivo d'Orcia, provincia di Siena e le sue sorgenti sono immerse in un affascinante paesaggio montano coperto da un suggestivo bosco di pini di montagna. Il torrente scorre tra rocce che formano numerose cascatelle alla base delle quali si trovano spesso delle buche con acque più profonde e che solitamente sono dimora di trote fario di buone dimensioni, le quali possono raggiungere e alle volte superare anche il chilo di peso.
Le acque sono limpide, pulite, e il letto del torrente è abbastanza ciottoloso e sassoso per tutto il suo percorso nella provincia di Siena e anche in quella di Grosseto. Il Vivo termina la sua corsa, sfociando nel torrente Ente, più a valle del paese di Seggiano.
Risalendo il torrente a partire da Seggiano, possiamo imbatterci in ambienti abbastanza pescosi. Per circa due o tre chilometri in risalita, le trote fario presenti non sono molte ma sicuramente, di buone dimensioni. Risalendo ulteriormente, per sei o sette chilometri, ci imbattiamo invece in esemplari numericamente più elevati, anche se in questo caso le loro dimensioni medie sono leggermente inferiori a quelle presenti nella parte bassa del torrente. Il Vivo è classificato come "Acque a Salmonidi" per tutto il suo percorso in entrambe le province di Siena e Grosseto e non occorrono autorizzazioni particolari per poterci pescare, basta la semplicissima licenza per la pesca nelle acque interne e tanto buonsenso nel rimettere in acqua i salmonidi non a misura e sempre, sempre, tanto rispetto per l'ambiente che ci circonda.

 

 



Il Canale Maestro della Chiana, lungo 40 km, costituisce il sistema drenante di tutta la Val di Chiana. La sua realizzazione fu ultimata in epoca Leopoldina dall'Ingegner Fossombroni.
Durante il Plioocene ed il primo Pleistocene, la Val di Chiana era percorsa dal fiume Arno che si comportava come emissario del lago del Valdarno superiore e tributario del Tevere. Successivamente fenomeni orogenetici e di vulcanismo determinarono la deviazione dell'Arno verso ovest.
Il bacino fu pertanto occupato dal fiume chiamato dai Romani Clanis, un torrente che si originava dalle montagne prospicenti Castiglion Fiorentino per poi confluire nel fiume Paglia, tributario del Tevere. A seguito di una sua ostruzione, operata dai romani per prevenire le piene del Tevere nell'Urbe, fu originata la palude della Val di Chiana che portò lo spopolamento delle campagne circostanti a causa della malaria.
Il Canale Maestro della Chiana è affluente di sinistra dell'Arno in cui confluisce a valle dell'abitato di Ponte a Buriano.Il bacino della Chiana, classificato a Ciprinidi per tutto il suo percorso, ha storicamente rappresentato il punto di contatto fra l'ittiofauna del Bacino Tiberino (in particolare Lago Trasimeno) e il Bacino del fiume Arno. La sua Ittiofauna è strettamente correlata all'ittiofauna del Lago Trasimeno, vi si incontrano lucci, tinche, carpe, persici reali, cavedani, alborelle e anguille. Come fauna alloctona sono presenti anche persici sole, persici trota, pseudorasbore, carassi e, fatto che comprova ulteriormente il collegamento con la fauna ittica del Trasimeno, anche la gambusia.
Questa associazione faunistica stranamente tipica della zona superiore del canale, mentre nella porzione inferiore, che va grossomodo dalla struttura muraria della Chiusa dei Monaci fino alla sua foce, si sono verificati dei fenomeni di risalita della fauna tipica della zona del barbo presente nel fiume Arno. In questo tratto, che per alcuni versi presenta dei caratteri torrentizi, oltre alle specie precedentemente elencate si incontrano anche il barbo tiberino, il cavedano etrusco, la rovella ed il vairone.
Nonostante la grande varietà ittiofaunistica e la quantità di pesce presente, il canale Maestro della Chiana soffre cronicamente di fenomeni di inquinamento, talvolta notevoli, derivanti sia da scarichi urbani che industriali e agricoli.

 

 



Torrente Asso, nasce presso Casabianca. Affluente di destra del fiume Orcia a valle di Ripa d'Orcia.
Affluenti di sinistra: torrente Trove, torrente Tuoma.
Malgrado la sua portata minima, risulta essere pescosissimo; cavedani, barbi, carpe e anguille sono di notevole stazza. Le sue acque di vena garantiscono acqua anche nei periodi di grande siccità...peccato che, nei periodi della premitura delle olive, ci siano degli incoscienti che riversano nel suo alveolo i residui della lavorazione delle sopra citate e, per inciso, nessuno muove paglia perché questo non accada. Così che, quasi tutti gli anni, i poveri pinnuti subiscono decimazioni nella popolazione in grande numero.
Scorre in un fantastico territorio di rara bellezza.

 

 


 

Torrente Foenna, nasce presso Palazzuolo. Affluente di destra del torrente Esse (Foiano della Chiana).
In Provincia di Siena Affluenti di destra: fosso Galengo, torrente Salarco.
"La Foenna" il torrente di Bettolle, mi passa sotto casa, nelle sue acque ho imparato a nuotare a pescare e a crescere...ho imparato ad apprezzare la bellezza di esistere. Lungo i suoi "grottoni" ho trascorso i momenti più belli della mia infanzia. Il mio primo bacio l'ho dato lì, sdraiato sull'erba dei suoi argini.
Meta di tutti i "bordellotti" di Bettolle, ha vissuto anni di grande pescosità; cavedani, barbi, carpe, lucci, anguille, lasche, alborelle, tinche e persico sole, facevano la delizia dei pescatori in erba e non della zona.
Il mio primo luccio l'ho preso "nella Foenna", con un'attrezzatura arcana - parlo del lontano 1963, i mezzi erano quelli che erano e l'arte dell'arrangiarsi era predominante - canna di "canna di bambù", come filo uno spago per legare i salami, galleggiante fatto con il sughero di un tappo da damigiana e come amo ancoretta a tre punte (arrugginita), trafugata dalla cassetta di un pescatore dell'epoca (tale Ardente del Poggio di Bettolle), a cui "agganciavo" come esca una lasca di dimensioni enormi e, malgrado tutto,...abboccavano!
Pesca d'altri tempi.

Pesca di una bellezza sconvolgente, fatta di passione e di tante risate al sole della Valdichiana.