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Il Territorio
La Riserva Naturale Farma, situata
tra Monticiano e Roccastrada, comprende il tratto mediano della
bellissima e selvaggia vallata in cui scorre il torrente Farma,
principale affluente del fiume Merse, e l'alto corso del Lanzo,
un lungo torrente che sfocia nell'Ombrone all'altezza di
Paganico. La porzione senese della Riserva è circoscritta alla
riva sinistra del torrente Farma, il cui tragitto segna il
confine tra la provincia di Siena e quella di Grosseto. |
Il percorso del torrente Farma, tagliando trasversalmente la serie di rilievi conosciuta come Dorsale Monticiano-Roccastrada, ha messo in luce formazioni geologiche paleozoiche tra le più vecchie della Toscana meridionale. La formazione geologica più antica della Riserva, conosciuta come Formazione del Risanguigno, si trova in buone esposizioni in corrispondenza del l'omonimo fosso nei pressi della sua confluenza con il torrente Farma e la sua età si spinge fino a 400 milioni di anni fa (periodo Devoniano).
Un interessante affioramento è
costituito dalle rocce stratificate della Formazione del Farma,
che vanno a formare una parete rocciosa a picco sul torrente,
all'altezza di Iesa. La Formazione del Farma risale al periodo
Carbonifero (circa 320 milioni di anni fa), come testimoniano i
numerosi fossili rinvenuti. |
La vegetazione
La Val di Farma presenta tipi di vegetazione importantissimi, che ne fanno un luogo conosciuto e studiato a livello nazionale. La peculiare conformazione della valle e le particolari condizioni microclimatiche che ne conseguono permettono infatti la convivenza in poche centinaia di ettari di una vegetazione veramente eterogenea, ricca di specie rare. La particolare morfologia della Val di Farma, orientata in direzione ovest est, unita alla notevole acclività di questa parte della valle, provoca infatti una netta differenza di esposizione fra i due versanti vallivi. Le differenze di esposizione e umidità si riflettono immediatamente sulla vegetazione, che si distribuisce in modo contrario a quello che avviene normalmente, per cui mentre il leccio, la sughera e il corbezzolo occupano i rilievi e la parte alta dei versanti, scendendo di quota compaiono il faggio, l'acero di monte e perfino la betulla, specie tipiche di altitudini maggiori. La presenza di un microclima più fresco e umido rispetto alla normale situazione della Toscana meridionale, ha fatto della Val di Farma una vera e propria area rifugio per molte piante che nel corso dei milioni di anni, col mutare delle condizioni climatiche, si sono ritirate verso luoghi con clima a loro più favorevole. In particolare qui vivono, con pochi esemplari superstiti che non a caso i botanici chiamano "relitti", alcune specie che nel Pliocene formavano estese foreste sempreverdi. Di queste antiche foreste rimangono nella Riserva poche e rare specie, come bosso, alloro e bislingua (una specie affine al comune pungitopo), limitatamente alla valle del Lanzo, e più frequenti arbusti di agrifoglio, diffusi nel sottobosco dei querceti più freschi della Riserva. Faceva parte di questa vegetazione sempre verde anche il tasso, una conifera decimata dalle glaciazioni e oggi rarissima in tutta Europa, che cresce sul fondovalle del Farma con diversi esemplari di discrete dimensioni, caso quasi unico a quote così basse.
Lungo il letto di piena del Farma e del fosso Lanzo cresce abbondante, tranne che nei tratti più rocciosi, una vegetazione riparia costituita principalmente da arbusti di salici (specialmente salice comune, salice ripaiolo e salice rosso), ben adattati alla corrente che, specialmente nel Farma, è particolarmente forte durante le piene, come testimonia la grandezza dei massi all'interno del letto fluviale. Nei bordi, accanto ai salici spiccano anche le grandi foglie del farfaraccio, che spuntano dopo che questa composita ha prodotto una lunga infiorescenza formata da molti fiori rosei, e i lunghi fusti rossastri e fogliosi della canapa d'acqua, che in primavera portano in cima un largo ombrello di fiori rosa. Dove l'acqua arriva solo in occasione delle piene eccezionali crescono l'ontano, il frassino meridionale e il carpino bianco, che sotto la loro chioma ospitano arbusti di nocciolo, corniolo, berretta da prete e, sporadicamente, qualche esemplare di tiglio selvatico, albero oggi raro perché i boschi che occupava, situati su terreni molto fertili, sono stati in gran parte trasformati in colture. A questa vegetazione, nei punti più riparati del fondovalle del Farma, si mischiano il faggio e l'acero di monte, specie che qui trovano soddisfatte le loro esigenze di umidità e ombrosità. Il faggio in particolare, che in Italia normalmente colonizza i rilievi sopra ai 1000 m, vive nella Riserva con diversi esemplari alla quota di circa 200 m, la più bassa conosciuta in Toscana.
Presso il torrente Farma e i suoi affluenti, in corrispondenza di stillicidi di acqua dalla roccia, si trovano inoltre particolari microambienti ricchi di felci molto rare come la felce florida, la lonchite minore e la felce femmina. In un ambiente simile, presso le sorgenti di un piccolo fosso affluente del Lanzo, vive anche un gruppo di betulle. Non sono comunque solo gli ambienti più umidi del torrente Farma ad ospitare interessanti specie botaniche; nei punti soleggiati e aridi del greto fluviale cresce infatti la crespolina etrusca, un cespuglio dai fiori giallo limone, endemico dell'Italia centrale, che qui in Val di Farma ha una popolazione isolata da quella principale, gravitante esclusivamente nell'area del Monte Amiata fino all'alto Lazio. Prugnoli, biancospini e ginepri crescono isolati in mezzo alla pianura, mentre più vicino alle rive troviamo il corniolo e la berretta da prete. E' presente in questo ambiente anche il salice dell'Appennino, un raro salice endemico della zona appenninica. Poco lontano dal corso d'acqua, nelle aree di fondovalle a minore pendenza e con buona umidità, compare numeroso il cerro, a cui si mischiano il carpino bianco e l'acero campestre, oltre a nocciolo, corniolo, olmo e tiglio selvatico; nel sottobosco compare sporadicamente la rara frangola, insieme ad anemoni, scille, primule e pervinche. Nella tarda primavera in questi boschi può capitare di vedere i grandi fiori del giglio rosso, la cui attuale rarità è dovuta in gran parte alla intensa raccolta a cui è stato soggetto. Grandi estensioni del versante esposto a nord della Riserva sono occupate da boschi in cui predomina il castagno.
Nell'angolo orientale della Riserva, il nome di Poggio Sugherello ricorda la tradizionale raccolta del sughero che vi si faceva in passato; qui infatti è presente un piccolo lembo di sughereta, a ridosso di un rimboschimento di pini marittimi. La sughera è una pianta tipica del clima mediterraneo, frequente sulla costa ma piuttosto rara nell'interno, dove cresce sporadicamente nelle leccete su terreni silicei. In Val di Farma la sughera raggiunge una buona diffusione accanto al leccio, probabilmente favorita dall'acidità del suolo. La concentrazione di questa querce in veri e propri boschetti come quello del Poggio in questione è opera dell'uomo, che "coltivava" la sughera tenendo pulito il sottobosco, spesso tramite il pascolo degli animali. |
La fauna
La diversità e l'integrità degli ambienti della Riserva si riflette nella composizione della fauna, anch'essa ricca di specie rare e minacciate a livello europeo. Come è accaduto per molte specie vegetali, anche un anfibio tipicamente montano ha trovato in Val di Farma un angolo in cui rifugiarsi al mutare delle condizioni climatiche successive all'ultima glaciazione. E' questa la spiegazione che viene attribuita alla presenza nello stagno della Troscia del tritone alpestre apuano, una specie che è presente nella Riserva alla quota più bassa conosciuta in Toscana. Il tritone punteggiato, la raganella, la rana verde e il rospo sono infatti puntuali frequentatori dello stagno nel periodo primaverile, le stesse acque sono territorio di caccia della natrice dal collare e luogo di abbeveraggio per i numerosi cinghiali della zona. Il torrente Farma ospita pesci ben adattati alla corrente e a temperature relativamente basse, condividendo le specie con altri affluenti del fiume Merse, come il torrente Ricausa e il torrente La Gonna, appartenenti alla "zona del vairone". Specie caratteristica di questo tipo di corsi d'acqua è infatti il vairone, un ciprinide che si ciba degli invertebrati acquatici del fondale. Di dimensioni simili al vairone, arrivando al massimo a una ventina di centimetri di lunghezza, il cavedano di ruscello è una specie endemica dei fiumi tosco-laziali, come ricorda il suo nome scientifico (Leuciscus lucumonis), riferendosi ai lucumoni, i re etruschi la cui civiltà ebbe proprio in questa parte della Toscana la massima espansione.
Nei punti più tranquilli del torrente Farma vive il sorprendente merlo acquaiolo, un uccello grande più o meno come un tordo, dall'evidente petto bianco candido, che per procurarsi gli animaletti acquatici di cui si ciba passa la giornata nell'acqua, camminando e "nuotando" con le ali sul fondo ciottoloso. Nei tratti più umidi e ricoperti dalla vegetazione dei piccoli ruscelli affluenti del Farma, vive la rana italica, una specie endemica italiana, presente anche nelle Riserve Alto Merse e La Pietra. Gli stessi ambienti sono frequentati anche dalla salamandrina dagli occhiali, anfibio esclusivo della penisola italiana. Sopra ai massi dei corsi d'acqua non è difficile trovare resti di chele di granchio, segnale della presenza sia del granchio di fiume, qui molto abbondante, che di un suo predatore, la puzzola, che fa del corso d'acqua uno dei suoi territori di caccia preferiti. Come per la puzzola, i boschi della Riserva, estesi e tranquilli, sono luogo di rifugio per molti altri mammiferi. E' di elevato interesse ad esempio la presenza del gatto selvatico e della martora, due mammiferi predatori notevolmente diminuiti negli ultimi decenni a causa degli abbattimenti illegali e della degradazione delle foreste. Sono inoltre presenti in tutta la Val di Farma il biancone, il falco pecchiaiolo e il lodolaio, rapaci legati per la loro nidificazione ad ambienti boschivi ben conservati.
Nei versanti caldi della Riserva, dove domina la vegetazione sempreverde, può capitare di imbattersi nella testuggine comune; questo rettile vive abitualmente nelle zone costiere e nelle isole dell'Europa meridionale, mentre è piuttosto raro nell'interno. Altro rettile, in via di rarefazione, è il colubro liscio, un piccolo serpente molto raro in Toscana, che frequenta le aree soleggiate della Riserva, dove tende agguati a lucertole e piccoli mammiferi, soffocandoli fra le sue spire. |