Il Monte Amiata Il Distretto Mercurifero del Monte Amiata Il Mercurio Fotogallery  
 

 

 

 

 

 

 

 

 
   

La storia della miniera di Abbadia San Salvatore è costituita dall'intreccio di più storie parallele: quella di un paese che, da piccolo villaggio di montagna, si trasforma in pochi anni in un grosso centro minerario; quella di una società, la Monte Amiata, che fu protagonista a livello mondiale di un importante settore minerario; infine quella di un metallo, il mercurio, il cui declino commerciale mise fuori mercato le aziende produttrici ed in particolare quelle del comparto amiatino.
A partire dall'inizio dell'ottocento le miniere dell'Amiata, assieme a quelle spagnole di Almaden e a quelle slovene di Idria, hanno sfruttato i principali giacimenti di mercurio nel mondo.

La miniera è passata, nell'arco della sua esistenza durata quasi un secolo, attraverso alterne vicende: la fase pionieristica di ricerca del minerale sulle montagne dell'Amiata, la nascita dell'impianto metallurgico con capitali e tecnologie straniere, il cambio di proprietà da società privata a società pubblica, le lotte operaie ed infine il declino conclusosi all'inizio degli anni settanta con la definitiva chiusura.
Le miniere dell'Amiata, conosciute e sfruttate fin dai romani e dagli etruschi, in seguito abbandonate per diversi secoli, solo alla metà dell'ottocento tornarono ad interessare geologi e ricercatori. Le prime ricerche di cinabro non ebbero molto successo, vennero abbandonate e poi riprese, sino a quando, nel 1897 le nuove esplorazioni realizzate da Enrico Serdini, uno stagnaio proveniente da Montepulciano, portarono alla individuazione di un giacimento cinabrifero (in località Le Lame) che si dimostrò essere il più importante della zona.
Il 20 giugno del 1897 fu fondata a Livorno, da Vittorio Emanuele Rimbotti con uomini d'affari tedeschi, la Società Anonima delle Miniere di Mercurio del Monte Amiata che, in poco più di un decennio, attraverso i suoi investimenti, operò una trasformazione in profondità, non solo di Abbadia San Salvatore, ma dell'intero territorio amiatino.

Nell'agosto dello stesso anno la Società acquistò i terreni delle Lame e dell' Ermeta. Il direttore tecnico, ing. Federigo Hamman, convinto del valore del giacimento delle Lame (Piana del Saragio), aprì un gran cantiere a cielo aperto per la coltivazione del minerale, e avviò la costruzione dello stabilimento metallurgico per la produzione del mercurio. L'infrastruttura tecnica dello stabilimento, progettato con la collaborazione dell'ing. Vincenzo Spirek, consisteva di quattro forni Cermak - Spirek muniti di condensatori e ventilatori, una officina meccanica e un piccolo bacino idrico per la produzione di energia elettrica.

Il 31 gennaio del 1899, con l'accensione del primo forno, iniziò la vera storia della miniera di Abbadia San Salvatore.

Durante i primi anni del secolo la miniera fu in continuo fermento: si acquistarono nuovi terreni, si aprirono nuove gallerie, vennero costruiti nuovi impianti che seguivano costantemente l'evoluzione tecnologica, accrebbe il numero dei minatori impiegati, aumentò la produzione di mercurio che dal 1900 al 1920 passò dall' 8% al 25% di quella mondiale. Contemporaneamente fu potenziata la struttura finanziaria con l'entrata nella società di un nuovo partner: la Banca Commerciale Italiana.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, mentre in miniera si lavorava a ritmi elevatissimi (la produzione venne requisita dalle autorità militari), i tecnici tedeschi lasciarono Abbadia, il controllo finanziario e direzionale della Monte Amiata passò totalmente in mani italiane (la Banca Commerciale Italiana). Dopo la guerra, la Monte Amiata si trovava a godere di una solida situazione finanziaria e vantava un'organizzazione tecnico-produttiva all'avanguardia.
La miniera di Abbadia, nel 1925 ormai sviluppata in sotterraneo per oltre 10 livelli, disponeva di tre asciugatoi rotativi, sette forni Cermak Spirek a cupole e di quattordici forni a torre Spirek.
L'attività proseguì con regolarità fino al 1930, quando, a causa della grande crisi economica mondiale, si dovette far fronte alla forte contrazione delle vendite ed al sensibile calo dei prezzi sul mercato mondiale.

Nel 1932 il Ministero dell'Industria accolse la domanda della Società Monte Amiata di cessare i lavori. Il personale venne drasticamente ridotto e dimensionato alle sole necessità di manutenzione delle gallerie. Il salvataggio economico della miniera fu possibile grazie all'intervento dell'IRI che dispose il definitivo trasferimento della Monte Amiata nell'industria di Stato.

I lavori vennero ripresi nel 1936 e proseguirono negli anni successivi sino a tutto il 1943 a ritmi intensi. Nel 1946 l'attività produttiva della miniera raggiunse nuovamente i valori dell'anteguerra con 30.000 bombole prodotte e l'impiego di circa 950 operai.

Dal 1948 sino alla fine degli anni '50 l'attività mineraria conobbe periodi alterni. Per tutti gli anni ' 60 l'attività produttiva e di ricerca continuò e vennero apportati miglioramenti alle metodologie di lavoro. Intorno al 1969/70 esplose la grande crisi mondiale del mercurio che si rivelò di carattere strutturale ed irreversibile. Poiché il mercurio impiegato nell'industria chimica e in quella degli antiparassitari risultò notevolmente inquinante, nelle nazioni industrialmente più progredite scattò l'emanazione di norme assai restrittive al suo uso.

Ciò provocò la ricerca di prodotti sostituitivi. Al fattore ecologico si aggiunse l'affacciarsi di nuovi produttori, principalmente i paesi in via di sviluppo, in grado di praticare prezzi di vendita molto bassi e perciò assai concorrenziali. A causa di queste difficoltà l'intero bacino mercurifero del Monte Amiata, e quindi anche la miniera di Abbadia San Salvatore, cessò definitivamente la sua attività nel 1972.