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La storia della miniera
di Abbadia San Salvatore è costituita dall'intreccio di più storie
parallele: quella di un paese che, da piccolo villaggio di montagna, si
trasforma in pochi anni in un grosso centro minerario; quella di una
società, la Monte Amiata, che fu protagonista a livello mondiale di un
importante settore minerario; infine quella di un metallo, il mercurio,
il cui declino commerciale mise fuori mercato le aziende produttrici ed
in particolare quelle del comparto amiatino. Nell'agosto dello stesso anno la Società acquistò i terreni delle Lame e dell' Ermeta. Il direttore tecnico, ing. Federigo Hamman, convinto del valore del giacimento delle Lame (Piana del Saragio), aprì un gran cantiere a cielo aperto per la coltivazione del minerale, e avviò la costruzione dello stabilimento metallurgico per la produzione del mercurio. L'infrastruttura tecnica dello stabilimento, progettato con la collaborazione dell'ing. Vincenzo Spirek, consisteva di quattro forni Cermak - Spirek muniti di condensatori e ventilatori, una officina meccanica e un piccolo bacino idrico per la produzione di energia elettrica. Il 31 gennaio del 1899, con l'accensione del primo forno, iniziò la vera storia della miniera di Abbadia San Salvatore.
Durante i primi anni
del secolo la miniera fu in continuo fermento: si acquistarono nuovi
terreni, si aprirono nuove gallerie, vennero costruiti nuovi impianti
che seguivano costantemente l'evoluzione tecnologica, accrebbe il numero
dei minatori impiegati, aumentò la produzione di mercurio che dal 1900
al 1920 passò dall' 8% al 25% di quella mondiale. Contemporaneamente fu
potenziata la struttura finanziaria con l'entrata nella società di un
nuovo partner: la Banca Commerciale Italiana. Nel 1932 il Ministero dell'Industria accolse la domanda della Società Monte Amiata di cessare i lavori. Il personale venne drasticamente ridotto e dimensionato alle sole necessità di manutenzione delle gallerie. Il salvataggio economico della miniera fu possibile grazie all'intervento dell'IRI che dispose il definitivo trasferimento della Monte Amiata nell'industria di Stato. I lavori vennero ripresi nel 1936 e proseguirono negli anni successivi sino a tutto il 1943 a ritmi intensi. Nel 1946 l'attività produttiva della miniera raggiunse nuovamente i valori dell'anteguerra con 30.000 bombole prodotte e l'impiego di circa 950 operai. Dal 1948 sino alla fine degli anni '50 l'attività mineraria conobbe periodi alterni. Per tutti gli anni ' 60 l'attività produttiva e di ricerca continuò e vennero apportati miglioramenti alle metodologie di lavoro. Intorno al 1969/70 esplose la grande crisi mondiale del mercurio che si rivelò di carattere strutturale ed irreversibile. Poiché il mercurio impiegato nell'industria chimica e in quella degli antiparassitari risultò notevolmente inquinante, nelle nazioni industrialmente più progredite scattò l'emanazione di norme assai restrittive al suo uso.
Ciò provocò la ricerca di
prodotti sostituitivi. Al fattore ecologico si aggiunse l'affacciarsi di
nuovi produttori, principalmente i paesi in via di sviluppo, in grado di
praticare prezzi di vendita molto bassi e perciò assai concorrenziali. A
causa di queste difficoltà l'intero bacino mercurifero del Monte Amiata,
e quindi anche la miniera di Abbadia San Salvatore, cessò
definitivamente la sua attività nel 1972. |