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Desidero ringraziare il Dr. Geol. Lorenzo Fabbrini, per la disponibilità dimostratami nell'accompagnarmi nella visita al Museo e autore del libro: "dal vulcano al mercurio - i giacimenti di cinabro e le miniera di Abbadia San Salvatore", da cui ho tratto tutto quello che andrete a leggere nelle pagine a seguire. |
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Il Museo Minerario Documentale
La Torre dell'Orologio ospita dal 2001 il museo e l'archivio della Società Monte Amiata. In origine il corpo di fabbrica della Torre faceva parte degli edifici che contenevano i forni Cermak-Spirek, costruiti nel 1898 su progetto dell'ingegnere boemo Vincenzo Spirek. La struttura attuale, dopo gli interventi di bonifica, corrisponde all'ingresso della fabbrica, illustra i sistemi di escavazione del minerale e di estrazione del metallo, le fasi di lavoro, la vita quotidiana dei minatori, gli usi del mercurio nel tempo.
La geologia (sala 1)
L'Amiata e il mercurio
(sala 2)
Storia di una miniera
(sala 3)
Il ciclo produttivo
(sala 4)
La salute, la vita quotidiana e le lotte dei lavoratori (sala 5) Il lavoro in miniera non era solamente faticoso, ma pericoloso per la possibilità di morte imminente dovuta ai crolli o all'uso dell'esplosivo e per le malattie che si potevano contrarre dalle inalazioni di fumi e polveri. La complessità del lavoro in galleria e la scarsa attenzione alle norme di sicurezza hanno determinato negli anni un elevato numero di infortuni. Il ritmo della miniera, scandito ancora oggi dal suono della corna, che richiamava al turno, caratterizzava ogni aspetto della vita quotidiana. Espressione del disagio e della coscienza dei lavoratori fu il movimento operaio nato ad Abbadia che, dai primi scioperi, portò all'occupazione della miniera nel 1959.
Il Museo Multimediale del Mercurio
Il mito
Il territorio
Il lavoro e gli uomini
La materia
La Galleria livello VII
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Informazioni Utili Parco Museo Minerario Piazzale Renato Rossano, 6 53021 Abbadia San Salvatore (Siena) Bigletteria: c/o ex Officina Meccanica Via Suor Gemma |
Per informazioni e prenotazioni Consorzio Terre di Toscana Tel. 0577.778324 - Fax 0577.775221 e-mail: info@terreditoscana.net; web: www.terreditoscana.net; www.museominerario.it Facebook: Parco-Museo-Minerario |
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La Geologia del Monte Amiata
Il Monte Amiata (1.738 m
s.l.m.), è un rilievo di natura vulcanica compreso nelle Provincie di
Siena e Grosseto. Si è imposto su terreni prevalentemente argillosi il
cui limite è compreso tra 600 -1000 m sul livello del mare. Questo ha determinato la sovrapposizione di più Unità tettoniche precedentemente depositatesi in domini paleogeografici diversi, localizzati all'interno dell'oceano Ligure-Piemontese (Dominio Ligure), in prossimità dei margini continentali (Dominio Toscano e Dominio Umbro-Marchigiano) e nelle zone di transizione tra di essi (Dominio Sub-Ligure). I terreni affioranti nell'area sono legati alla storia del corrugamento della Catena appenninica ( Paleozoico-Quaternario). Durante il Mesozoico e parte del Terziario, per processi crostali distensivi si manifestarono strutture longitudinali, ribassate e sollevate (Graben e Horst) andando a formare vari bacini di sedimentazione, denominati "Domini paleogeografici", distinguibili da ovest verso est in Ligure, di pertinenza oceanica, Australpino, intermedio, e Toscano, di pertinenza continentale. Alla migrazione del fronte di compressione verso settori esterni della catena, attiva anche oggi come confermano i meccanismi focali dei terremoti, è corrisposto lo sviluppo di una tettonica distensiva post-collisionale nei settori interni della catena, che ha determinato il parziale collasso della catena appenninica e la rotazione di circa 45° del Blocco Sardo-Corso con consequenziale formazione del Bacino Ligure-Provenzale. L'estensione si è sviluppata a partire dal Miocene inf.-medio mediante l'impostazione di più processi distinti, in continuità temporale tra loro. Il primo evento distensivo si è sviluppato a partire dal Miocene inferiore-medio, a seguito dell'impostazione di detachment estensionali che hanno condotto ad una distensione di oltre il 120 %, stimata a 131% nell'area del Monte Amiata, ed il consequenziale assottigliamento crostale mediante realizzazione di importanti elisioni tettoniche del cuneo orogenetico.
In Toscana meridionale e
nell'area del Monte Amiata questo evento distensivo ha portato allo
sviluppo di corpi discontinui di Falda Toscana, con associati
extensional horse di ordine minore, delimitati da zone in cui le Unità
Liguri poggiano direttamente sull'orizzonte evaporitico, con completa
elisione della successione Toscana.
[kiloannum,
usualmente rappresentato con ka, è una unità di misura uguale a
mille anni] Caratteristiche strutturali del Vulcano Amiata Il Monte Amiata (rilievo di natura vulcanica che raggiunge 1.738 ms.l.m.) ha uno sviluppo areale di circa 80 Km2 ed è costituito da lave acide ed intermedie sviluppatesi a seguito di una contaminazione rispettivamente crostale e mantellica. Questi depositi ricoprono i terreni sedimentari appartenenti alle Unità Liguri, alla Falda Toscana ed ai depositi marini pliocenici, portando anche allo sviluppo di locali inversioni del rilievo. L'attività magmatica si è realizzata mediante l'impostazione di 8 principali centri eruttivi concentrati nella parte sommitale dell'edificio vulcanico ed allineati in direzione SO-NE, ad eccezione di Poggio Trauzzolo spostato verso sud rispetto al trend principale.
Tale attività è riferibile a
due principali eventi magmatici concentratisi in un ridotto periodo di
tempo compreso tra 300 e 190 Ka, come messo in evidenza da datazioni
radiometriche realizzate con il metodo K/Ar, con il metodo 39Ar/40Ar e
con tracce di fissione sul vetro vulcanico. Al primo evento eruttivo,
datato a circa 300 Ka, sono associati depositi vulcanici massivi
riferibili al ComplessoTrachidacitico Basale (BTC), costituiti da lave
grigio-rosate con fenocristalli di Sanidino, generatisi a seguito di una
eruzione di tipo effusivo ad elevata temperatura. Al secondo evento
eruttivo, datato a circa 200 Ka, sono associati lave e duomi di tipo
Trachidacitico, Trachitico e Latitico (DLC), contenenti fenocristalli di
Sanidino, Plagioclasio, Ortopirosseno e Biotite, e due piccole colate
laviche viscose olivin-latitiche ed ultrapotassiche (OLL) di colore
grigio, datate a circa 190 Ka contenenti fenocristalli di Plagioclasio,
Orto e Clinopirosseno, Biotite, Olivina e Magnetite.
I minerali del Monte Amiata
Le mineralizzazioni della
Toscana Meridionale sono note sin dall'antichità ed hanno profondamente
segnato lo sviluppo delle popolazioni locali sino ad epoca recente.
I giacimenti maggiormente
significativi sono localizzati in una fascia caratterizzata da direzione
preferenziale circa NE-SO che va dalla zona del Monte Amiata a quella
dei Monti della Tolfa. Il cinabro, HgS, (sinonimo cinnabarite) è un
minerale di genesi idrotermale di basso grado e si ottiene dalla
precipitazione di soluzioni idrotermali "ricche" in Mercurio (Hg).
Normalmente si trova in forma di vene o di impregnazioni in rocce di
varia natura, ma, in linea generale, contigue ad apparati vulcanici.
Sono presenti in talune aree anche mineralizzazioni di tipo piacer,
legate cioè ai fenomeni di alterazione su antichi apparati rocciosi e
conservatisi in ambienti sedimentari in virtù del notevole peso
specifico di questo minerale. Il cinabro (sistema trigonale) solitamente
è reperibile in masse microcristalline dal caratteristico colore
scarlatto; raramente si presenta in cristalli romboedrici o prismatico
tabulari. Allo stesso processo genetico è anche possibile relazionare la presenza di locali mineralizzazioni antimonifere, caratterizzate da un generale aspetto massivo del minerale che solo localmente presenta il classico aspetto aghiforme con disposizione a raggiera. Esse sono state ricercate e discontinuamente sfruttate nel periodo medioevale per la fabbricazione di armi, mentre dal periodo industriale fino ad oggi sono interessate da nuove indagini , per la loro associazione con mineralizzazioni ad oro invisibile. La circolazione di fluidi idrotermali nell'area del Monte Amiata è stata resa possibile dall'innalzamento termico dovuto alla messa in posto del plutone acido durante il Pliocene Inferiore e la successiva circolazione dei fluidi, divenuti caldi ed acidi, in corrispondenza di orizzonti intensamente fratturati, caratterizzati da elevata porosità. Questi fluidi, risalendo verso la superficie, hanno incontrato importanti orizzonti fratturati preesistenti, localizzati nella porzione basale della Falda Toscana. L'elevata porosità che contraddistingue questi livelli cataclastici ha creato le condizioni chimico-fisiche necessarie per la deposizione dell'antimonite in associazione con altri minerali di ambiente acido come pirite, orpimento, fluorite. Successivamente alla deposizione della mineralizzazione antimonifera si è verificato un brusco cambiamento delle caratteristiche chimico-fisiche del fluido idrotermale, che hanno favorito il trasporto e la deposizione, lungo le stesse strutture fragili, di mineralizzazioni a cinabro. Se nell'area amiatina la mineralizzazione antimonifera è concentrata solo in corrispondenza di livelli cataclastici associati alle faglie a basso angolo, come messo in evidenza nelle aree minerarie di Morone-Dainelli ed Abbadia San Salvatore, la mineralizzazione cinabrifera è caratterizzata da ben più ampie ed importanti concentrazioni. Questa, infatti, risulta soprattutto relazionata al sistema di faglie ad alto angolo orientate in direzione SO-NE e caratterizzate da movimenti transtensivi sinistri, dove le superfici di movimento e le zone di raccordo tra esse interposte hanno rappresentato i principali condotti di circolazione e deposizione del minerale. Questo ha portato ad avere la non casuale localizzazione dei principali giacimenti di cinabro in corrispondenza delle zone di raccordo interposte tra due zone di taglio orientate in direzione SO-NE. I fluidi ricchi in mercurio, risalendo verso la superficie, hanno incontrato zone intensamente fratturate, realizzatesi a seguito dello sviluppo sia delle strutture contrazionali che delle faglie dirette a basso angolo, dove essi sono potuti circolare conducendo alla deposizione di vistosi giacimenti di cinabro, in associazione paragenetica con calcite, dowsonite, pirite, quarzo, marcasite, realgar, orpimento e dolomite. I depositi cinabriferi si sono potuti generare, anche se in maniera ridotta, a seguito di una circolazione allo stato gassoso che ha condotto alla deposizione in corrispondenza di ridotte fratture, di aggregati microcristallini costituiti da solo cinabro.
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