Panforte Ricciarelli Cavallucci Ciambellini    
     
 

Il ciambellino, tra storia e ricetta

Correva l’anno 1968, e mentre la gioventù di mezzo mondo era impegnata nella lotta di classe, in Valdichiana, in particolare nel piccolo borgo di Rigomagno oltre alla passione politica, non disdegnavano la passione per il buon cibo. Fu così che nella Pasqua di 49 anni fa, un gruppo di giovani dette vita alla Sagra del Ciambellino, una festa che aveva l’intenzione di celebrare un dolce immancabile nelle celebrazioni delle festività pasquali: il ciambellino.

Una storia che a dire il vero affonda le sue radici molto più lontano. Se il 1968 segna la nascita della sagra dedicata al ciambellino, già molto tempo prima questo dolce era presente nelle tavole della Valdichiana senese e aretina.

Sacro e profano si fondono in questo dolce dal gusto molto invitante, capace di declinarsi in molteplici varianti. Come per molti cibi della tradizione popolare è difficile ricostruire un percorso univoco sulle origini, perché ogni borgo, così come ogni casa, ci offre racconti e storie diverse sui natali di questo dolce che contraddistingue la storia delle terre senesi e aretine. Ma è proprio questa diversità che arricchisce la tradizione culinaria di queste terre e che conferisce ad ogni pietanza ancora più mistero con la curiosità di scoprirne i misteri morso dopo morso.

Il ciambellino conserva ancora tutto il suo antico fascino, e puntuale come un vecchio amico si presenta ogni anno sulle tavole senesi in occasione delle celebrazioni pasquali. La maggior parte dei racconti infatti legano la nascita del ciambellino ai riti della Settimana Santa. La tradizionale forma tondeggiante del dolce, del diametro di circa 20 cm, rappresenta la corona di spine del Cristo. Al tempo stesso proprio la forma e la presenza dell’uovo nell’impasto, alludono a tutto l’universo dei simbolismi correlati ai riti della fertilità e della primavera, che segna la rinascita del ciclo naturale e della vita. La perfetta forma circolare del ciambellano e dell’uovo, senza inizio ne fine, esprimono appieno l’idea di resurrezione e vita senza fine.

Per quello che attiene la storia del ciambellino, le tracce più antiche di questo dolce risalgono alla prima metà del XIII secolo, presso il convento delle Vallesi, nelle terre di Rigomagno. Non ci è possibile dare al lettore informazioni certe e dettagliate circa le reali condizioni che portarono alla nascita del ciambellino, ma un aneddoto ci racconta che i frati agostiniani del convento, meticolosi nello studio e devoti nella preghiere, quando si trovarono tra i fuochi della cucina con gli ingredienti del futuro dolce tra le mani fecero cadere il vassoio creando un bel guaio. Allora i frati, per cercare di rimettere insieme i ‘cocci’, secondo il primo principio della termodinamica per cui in un sistema chiuso nulla si distrugge o si crea ma tutto si trasforma, mescolarono in maniera casuale gli ingredienti e dettero vita al ciambellino.

 

Spostandoci in avanti di qualche secolo, fino al 1800, possiamo trovare le tracce di una versione diversa del ciambellino classico, quello bollito. Rispetto alla versione classica, il ciambellino bollito, che presenta un doppio procedimento di cottura, prima la bollitura e poi la messa in forno, appare molto diverso sia per consistenza che per sapore e aroma. Il ciambellano bollito è come se fosse formato da due ciambelle sovrapposte, a causa di un solco che corre lungo il perimetro per far aderire meglio lo zucchero. Inoltre sapore e odore sono molto decisi e intensi per l’abbondanza di semi di anice e la generosa spennellata di liquore con la quale viene ricoperto. Questa complessità si riflette anche nella preparazione, soprattutto nella fase della bollitura, dove solo piccoli errori nella temperatura sono più che sufficienti per mandare all’aria tutto il lavoro.

 

Tratto da: Sagra del Ciambellino di Rigomagno, il primo, l'unico, l'originale - http://www.rigomagno.it/index.html

 

Il vero Ciambellino di Rigomagno

 

Preparazione
Pur nella ridotta estensione della zona storica del ciambellino, si riscontrano diversità negli ingredienti e nella preparazione, non solo tra paesi, ma spesso anche tra famiglie. Gusti personali, tradizioni diffuse dai matrimoni, reperibilità delle materie prime ed altre varianti, non permettono di codificare la ricetta assoluta. Quella che segue è la ricetta classica filtrata

Esecuzione
Montare gli albumi a neve, sbattere i tuorli con lo zucchero, aggiungere la vaniglia, il limone grattugiato, il burro fuso, l'olio, il liquore e la farina (lentamente); amalgamare bene e infine aggiungere il lievito. Lavorare l'impasto sulla spianatoia, se risulta troppo morbido aggiungere altra farina fino a che questo non si attacca più alle mani. Fare delle palline (sopra alla spianatoia infarinata), intingere l'indice nell'olio e infilarlo al centro della pallina, girare velocemente a formare una ciambella (diametro 15-20 cm). Disporre nel vassoio di cottura imburrato e infornare a forno caldo (250 gradi), per 20-25 minuti.

Ricetta classica
Ingredienti:

10 uova
1.000 g di farina
700 g di zucchero
100 g di vaniglia
250 g di burro
100 g di liquore
50 g di semi di anice
1/4 di bicchiere d'olio
1 limone e un'arancia grattugiati
3 bustine di lievito.

 

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«Niente presine del farmacista la ricetta la preparava la Bibe»


C'era una volta, tanto tempo fa, anzi: una volta non c'era altra possibilità per fare un dolce, o una marmellata o una conserva, se non quella di rivolgersi al farmacista del paese per farsi preparare "la presina" da aggiungere alla dose. La presina era un piccolo involucro di carta contenente un preparato a base di conservanti, lievito, ed estro del farmacista.
Alla gente di campagna non andava tanto giù l'idea di dover andare dal farmacista anche quando stava bene e così a Rigomagno erano piuttosto fieri di poterne fare a meno: la referente era la Bibe, la bottegaia che al momento metteva in vendita le dosi pronte:
"Bibe dammi la dose pe' Ciambellini" (a Rigomagno Ciambellino si scrive con la maiuscola)
"Quante ova" (da noi le uova sono tondeggianti e, quindi, senza la U")
"Venti"
"Pronti... serve altro?"

 

Quella che segue è l'ultima mitica ricetta della Bibe, la pubblichiamo per dovere storico ma ci corre l'obbligo di avvisare che non è la ricetta che fa il Ciambellino di Rigomagno ma "il manico".

Dose per 10 ova
- 800 g di zucchero
- 4 presine di lievito
- 300 g di burro
- 1 stecca e mezzo di vaniglia
- 2 limoni
- 1 bicchiere con un mix di maraschino, rum, strega
- 15 g di anice in grani
- 30 g di ammoniaca
- 2 kg scarsi di farina

Fondamentale nella preparazione la spennallatura di uovo sopra il ciambellino un momento prima di infornare (ovviamente in un forno a legna riscaldato con un legni diversi per il bilanciamento degli aromi), e poi l'impepata finale (ossia si cosparge il ciambellino con una dose di zucchero.