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Il Territorio
La Riserva si colloca sulle ultime propaggini dei Monti del Chianti, in un'area collinare che degrada verso sud-ovest nella depressione della Val d'Elsa. La vite e l'olivo, insieme a qualche seminativo, si inseriscono talvolta all'interno della cipresseta del Bosco di Sant’Agnese, formando limitate zone aperte. Il cipresso, importato in Toscana in tempi remoti, probabilmente dal popolo etrusco, forma nella Riserva un vero e proprio bosco, la cui origine viene fatta risalire a una decina di secoli fa. Particolari condizioni hanno fatto sì che questa cipresseta si sia naturalizzata, rinnovandosi spontaneamente fino ai giorni nostri ed integrandosi perfettamente alla vegetazione preesistente.
L'intera superficie della Riserva è occupata dai terreni appartenenti alla Formazione di Monte Morello e, in minor misura, alla Formazione di S. Fiora, entrambe costituite da rocce sedimentarie. La Formazione di Monte Morello è costituita principalmente da un calcare marnoso grigionocciola suddiviso in bancate di spessore variabile tra 0,5 e 3 metri, conosciuto come "Alberese". L'età di questa Formazione è compresa tra il Paleocene superiore e l'Eocene medio superiore (60-40 milioni di anni fa). La Formazione di S. Fiora, che affiora limitatamente all'estremità nord orientale della Riserva, è costituita da sedimenti di varia granulometria, principalmente calcareniti, arenarie, calcari marnosi e arginiti, che si succedono in sequenze ritmiche. |
L'età di questa formazione, ricavata dallo studio dei microfossili presenti, corrisponde al Cretaceo superiore (95-65 milioni di anni fa). Si tratta in entrambi i casi di formazioni con caratteri di flysch, cioè di particolari rocce sedimentarie prodotte da antiche frane sottomarine, innescate dall'intensa attività tettonica che caratterizzò le prime fasi di chiusura dell'Oceano Ligure-Piemontese, durante la formazione della catena appenninica. Nell'estremità sud-occidentale della Riserva affiorano, per una limitatissima estensione, sabbie e argille marine del Pliocene e depositi lacustri miocenici, propaggini dei più estesi affioramenti che occupano, ai piedi delle colline del Chianti, tutto il bacino della Val d'Elsa. |
La vegetazione
La vegetazione della Riserva è costituita per la quasi totalità dalla cipresseta, un bosco dove il cipresso, la specie arborea dominante, è presente con due forme, tradizionalmente considerate come varietà della specie Cupressus sempervirens. La varietà pyramidalis è la tipica forma ornamentale, con la lunga e stretta chioma a pennello, mentre la varietà horizontalis ha la chioma più espansa e i rami inseriti quasi ad angolo retto sul fusto. I nomi volgari dati a queste due forme (rispettivamente cipresso maschio e cipresso femmina) sono in realtà errati perché nel cipresso non esistono piante femminili e maschili, ma i fiori dei due sessi sono portati sullo stesso individuo. Il cipresso, in Toscana, è stato utilizzato in filari lungo le strade, in boschetti sparsi tra le nude colline argillose, nei giardini all'italiana delle ville storiche e anche nei più modesti poderi contadini. Oltre all'indubbio valore come pianta ornamentale, ne è stato da sempre apprezzato il pregio del legname, usato comunemente per gli infissi delle abitazioni grazie alla sua resistenza alle intemperie.
La diffusione del cipresso in Italia e, in generale, nel Mediterraneo occidentale è dovuta all'uomo, dimostrato anche dal fatto che, in condizioni normali, le piantine nate da seme di questa conifera, amanti della luce piena, non riescono a svilupparsi all'ombra dei boschi o della fitta macchia mediterranea. Nel Bosco di S. Agnese l'intenso pascolo che vi si praticava e il regolare taglio delle specie concorrenti del cipresso (leccio, roverella, orniello, corbezzolo) hanno dato la possibilità alla conifera di riprodursi spontaneamente, perpetuando la cipresseta fino ad oggi. L'abbandono delle tradizionali pratiche del taglio del bosco e del pascolo ha portato negli ultimi anni all'ingresso nella cipresseta di tutte quelle specie la cui espansione era limitata dalle attività umane; fra i cipressi spuntano frequentemente lecci e corbezzoli, anche ben sviluppati, e compaiono molte specie tipiche della macchia mediterranea, come l'erica arborea e la fillirea, accanto a specie lianose come lo stracciabrache e la fiammola.
La diffusione della vegetazione spontanea è molto più lenta nei punti a suolo più degradato e sassoso della Riserva, dove i cipressi crescono radi fra di loro; fra di essi cresce una gariga in cui prevalgono specie rupestri, adattate alla scarsissima presenza di humus. Le specie dominanti nella gariga sono tipiche degli ambienti aridi mediterranei, come la lavanda latifoglia, la cornetta minima, la fumana comune, la vedovella dei prati e varie specie di camedrio (camedrio montano, camedrio polio e camedrio comune). Nella gariga crescono anche due specie tipiche dei pascoli aridi di latitudini più elevate, che qui trovano il limite meridionale della loro distribuzione: la Staehelina dubia e la veronica di Barrelier. Dove la rocciosità diminuisce compaiono arbusti di cisto rosso e di cisto di Montpellier, dai fiori rispettivamente viola e bianchi, insieme alla ginestrella, un piccolo cespuglio semiparassita. Nelle aree pianeggianti sotto ai cipressi si è stabilita una prateria arida, contraddistinta dalla dominanza della graminacea Bromus erectus. Queste praterie e le radure al margine dei sentieri sono gli habitat preferiti da molte orchidee selvatiche, amanti dei suo li calcarei.
Con il passare degli anni la cipresseta tenderà ad essere gradualmente sostituita dalla vegetazione originaria; uno degli obiettivi gestionali individuati per la Riserva è quello di mantenere la presenza di questa conifera favorendone la rinnovazione naturale, tramite il taglio periodico degli alberi e degli arbusti concorrenti al cipresso e riportando il pascolo ovino. |
La fauna
La Riserva non ospita specie
animali di rilevante interesse conservazionistico,
principalmente a causa delle scarse risorse alimentari che offre
il cipresso.. Molti animali tuttavia, in gran parte uccelli,
utilizzano la cipresseta come rifugio, alimentandosi nelle
campagne circostanti; fra le specie più comuni ci sono la
capinera, la cinciarella, il verzellino e la cincia mora.
Fra i rapaci notturni è segnalato
l'assiolo, che frequenta la Riserva e le aree circostanti; è una
specie migratrice, presente nel periodo primaverile ed estivo;
il barbagianni, altro rapace notturno frequente nelle aree
aperte circostanti la cipresseta. Fra i mammiferi ha una particolare importanza la presenza dell'istrice, che ha nella penisola italiana l'unica area di distribuzione dell'intera Europa. Sempre fra i mammiferi, va ricordata la presenza della faina e della donnola, entrambe molto legate agli ambienti coltivati per la loro alimentazione, basata sia su frutta che su piccoli mammiferi e uccelli. La donnola, in particolare, ha una spiccata specializzazione per la caccia di arvicole e di topi selvatici, grazie alla sua forma affusolata che le permette di insinuarsi dentro alle tane di questi roditori. Gli ambienti coltivati e le radure sono frequentati anche dal piccolo riccio, famoso per la sua tecnica di difesa, che consiste nell'arrotolarsi a palla quando è disturbato. Donnola, faina e riccio si nutrono anche di uova, che reperiscono nei nidi a terra o sui cespugli, facendovi un foro alle estremità o rompendole, ciascuno in modo caratteristico. |